Marmolada, Simone Moro: Non serve chiudere la montagna

27 luglio 2022 - 7:36

Simone Moro: chiudere la montagna? No, grazie

Da un mese a questa parte, dopo la tragedia della Marmolada che ha fatto 12 vittime tra alpinisti ed escursionisti, sonoinfuriate le polemiche sulla opportunità o meno di vincoli e divieti all’accesso alla montagna.

Simone Moro, alpinista famoso per le sue scalate invernali, non crede che abbia senso “chiudere” la montagna.

Non serve chiudere” – ha dichiarato in un intervista al Corriere della Sera – “ma uno sforzo culturale diverso. Restare giù in paese è solo un modo per lavarsi la coscienza, perché tutta l’Italia sta franando. Se facciamo un’ordinanza che vieta per tre mesi la montagna, temo che ci sarà lo stesso numero di morti, perché la gente farà qualcosa di diverso in luoghi ugualmente pericolosi“.

L’alpinista bergamasco ricorda quello che spesso dimentichiamo: “Lo sapete che tutta l’Italia è un Paese di montagna? A parte la Pianura Padana e il Salento ” – dice – “ ci sono in Calabria sopra le scogliere, il Vesuvio domina Napoli, il Monviso Torino, il Renon è sopra Bolzano. Sulla Marmolada il fronte di pietre e ghiaccio ha percorso un notevole dislivello, significa che un fenomeno simile potrebbe colpire ovunque, arrivare in città, uccidere il parroco del paese. Per questo dico che deve cambiare l’approccio all’ambiente, non soltanto alla montagna“.

Prudenza, sempre: Messner ha ragione ma non tutti i ghiacciai sono uguali

Chiudere la montagna no, dice Moro, ma questo non significa porte aperte agl’incoscienti, come chi il giorno dopo la tragedia era già sullo stesso ghiacciaio: “Non c’è limite alla stupidità, certa gente sembra fatta con il fil di ferro. È stato un pessimo esempio, ma non vanno confusi con coloro che il giorno dopo a Canazei sono andati altrove, per esempio nella zona della pista di sci di fondo. Non dobbiamo pretendere l’immobilismo, gli abitanti della Val di Fassa e i turisti non possono stare tutti nelle loro camere”.

Simone Moro ha commentato anche le dichiarazioni di Messner, secondo cui è imprudente in certe condizioni trovarsi sotto un seracco: “Sono molto amico di Reinhold”– ha detto – “ha fatto un ragionamento di buonsenso che condivido. Oggi dobbiamo saper discernere tra vie percorribili e vie che non lo sono. Sicuramente i ghiacciai con porzioni verticali di seracchi, che peraltro non c’erano sulla Marmolada, ma ci sono sul Monte Bianco, sul Monte Rosa, in alcune cime svizzere, sono itinerari che è meglio evitare”.

Però, avverte, non tutti i ghiacciai sono uguali: “Non trasformiamo qualsiasi ghiacciaio in un killer. Se andiamo sull’Adamello o sul Plateau Rosa, camminiamo in piatto e non capita nulla. Semmai alcune salite alpine dipendono dagli orari di apertura degli impianti di risalita. Se la prima corsa è alle 8 e ci si avvia dopo purtroppo non stiamo rispettando la prima regola della montagna, ovvero che si parte presto. Soprattutto adesso che fa tanto caldo, con lo zero termico sopra i 4.000 metri”.

 

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