La battaglia di Máxima per la sua terra

Sulle Ande Peruviane, a circa 4000 metri di altitudine, nel bel mezzo della natura incontaminata una donna di poco più di quarant’anni sta combattendo sola contro una multinazionale dell’estrazione mineraria per difendere la sua terra.

18 marzo 2020 - 8:55

Come riconoscimento per questa sua dura battaglia, pochi giorni fa le è stato assegnato il premio Goldman 2016, uno dei massimi riconoscimenti per coloro che si distinguono per battaglie a difesa dell’ambiente e dell’ecosistema.

Si tratta della signora Máxima Acuña Chaupe, che ha l’unica sfortuna di vivere in un angolo di montagne peruviane ricche di giacimenti di oro che, in un’epoca in cui le risorse minerarie sono in esaurimento, diventa ancora più preziosa.

Era il 2011 quando per la prima volta la società  Minera Yanacocha, che ha preso il nome dal lago distrutto (il lago Yanacocha) per lasciare il posto all’attuale miniera, metteva gli occhi e le mani sulla regione nella quale si trova il terreno di Máxima, un luogo in cui ci sono diversi laghi montani che custodi di consistenti riserve auree.

La multinazionale si era già mossa per acquistare diversi terreni nella zona, facendo pressioni sulle autorità locali, per avere l’appoggio necessario anche a superare le resistenze delle comunità locali.

Infatti, proprio dopo quest’opera di acquisizione di terreni, la Yanacocha si presentava con ruspe e operai dinanzi la proprietà della signora cercando di vantare dei diritti su quel terreno che, però, non faceva parte dei lotti già acquistati.

Máxima, che non aveva mai nemmeno immaginato di vendere la sua terra, si oppose con tutte le forze, rischiano di essere allontanata con le forza dalla sua proprietà, visto che le forze di polizia appoggiavano l’azione della multinazionale che, in cambio delle concessioni governative, avrebbe pagato cospicui canoni.

Il sostegno di Amnesty Internetional e di altre organizzazioni a tutela dell’ambiente ha permesso a  Máxima di riuscita a portare la questione in Tribunale, chiedendo che venga riconosciuto il suo pieno diritto di proprietà sui terreni contesi con la multinazionale.

Bloccata nei suoi intenti, l’azienda mineraria ha deciso di usare tutti gli strumenti possibili per intimidire e convincere questa tenace abitante della montagna a cedere di fronte alle logiche del profitto.

Ma sappiamo bene che gli abitanti della montagna non si fanno intimidire facilmente e sanno essere duri come la roccia quando si tratta di difendere le proprie legittime ragioni.

La tempra di Máxima è stata però messa a dura prova dalle angherie della Società che prima ha depositato un esposto per occupazione senza titolo dei terreni contro la signora e, successivamente, ha praticamente militarizzato la zona, circondo la proprietà con reti e uomini di guardia.

Oggi chiunque voglia andare a trovare Máxima nella sua abitazione deve ottenere un lascia passare dalla vigilanza della compagnia che presidia ormai l’area circostante la zona. Il 17 dicembre 2014 Máxima è stata riconosciuta innocente dal tribunale di Cajamarca, che ha dichiarato la denuncia infondata, mentre il procedimento civile è tutt’ora in corso.

Il progetto estrattivo “Conga” della società Yanacocha, è riuscito a superare molti ostacoli e vincoli, ma sta arrestando il sui corso dinanzi a questa signora che, a causa di questa contesa, vive con i propri figli in condizioni difficili, in una casa senza riscaldamento e impianto fognario, in un ambiente naturalistico straordinario ma, al contempo, molto difficile.

Ma la tenace resistenza di Máxima va oltre la difesa, seppur importantissima, della propria abitazione, ma è una battaglia a tutela di un delicato e prezioso patrimonio naturalistico minacciato dal progetto Conga, che vorrebbe trasformare in una miniera d’oro a cielo aperto i cinque laghi sorgivi e le vallate circostanti di questa perla delle Ande.

Se questo progetto riuscisse a proseguire la sua strada l’ambiente, la fauna, l’agricoltura e quindi la vita di gran parte della popolazione locale verrebbero irrimediabilmente danneggiati. Negli anni infatti non sono mancate manifestazioni e azioni di protesta, sempre represse però dalla Polizia locale, che appoggia l’iniziativa della potente multinazionale.

Ma la vittoria di questo premio insieme al supporto di diverse associazioni ambientaliste ha contribuito ad assicurare molta visibilità alla battaglia di Máxima e, soprattutto, sta compromettendo l’immagine della Compagnia che potrebbe anche decidere di abbandonare i suoi propositi. Questa vicenda dimostra come una ferrea volontà sia in grado di fermare anche una grande potenza economica.

La reporter Simona Carnino, con la collaborazione del videomaker di Luciano Gorriti Robles, si sono recati in Perù per incontrare questa signora e realizzare un interessante e approfondito reportage su questa vicenda, che potete leggere sul sito web appositamente creato.

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