Ad esempio, il Grande Anello dei Sibillini, principale percorso dell’intero Parco, è interamente percorribile. Secondo Alessandro Rossetti, Funzionario dell’Ufficio sviluppo sostenibile dell’Ente Parco, «ci sono brevi interruzioni in corrispondenza di alcuni abitati e zone rosse, come Visso e Campi, che non dovrebbero creare particolari problemi».
«Nei punti tappa si può comunque pernottare in tenda – sottolinea inoltre il tecnico del Parco, che ricorda come vi siano anche due rifugi tuttora agibili: quelli di Fiastra e di Garulla». «Nel prossimo futuro – aggiunge Rossetti – abbiamo intenzione di posizionare strutture provvisorie che sostituiscano i rifugi in attesa della loro ristrutturazione. Questa è una delle priorità soprattutto nei punti-tappa del Grande Anello».
Una priorità che sembra essere condivisa anche dal Ministero dell’Ambiente. Per la costruzione delle strutture provvisorie, infatti, l’Ente Parco ha ottenuto le risorse che aveva chiesto. «Il Ministero ci ha finanziato quello che abbiamo chiesto – conferma Rossetti – avendo ben chiara la gravità della situazione».
Ci sono anche altre zone che possono essere visitate con relativa sicurezza. Sono per lo più quelle collinari e pedemontane.
Si tratta delle aree che si trovano tra Amandola, Montefortino, Montemonaco e Montegallo per quanto riguarda il versante orientale; tra Cessapalombo, Valfornace e Fiastra per quello settentrionale. Sono inoltre accessibili le aree del Monte Fiegni, dei piani di Ragnolo tra Acquacanina e Bolognola, del Piano di Santa Scolastica a Norcia e della Valle del Campiano.
Scarica qui la mappa con le limitazioni alla circolazione conseguenti gli eventi sismici:
La situazione, però, resta complessa. «La sede di Visso è inagibile – racconta Rossetti – siamo temporaneamente ospitati in parte presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Tolentino e in parte al Centro regionale della Protezione Civile di Foligno. Poi abbiamo un container come presidio a Visso, dove lavorano due colleghi, che a breve si sposteranno nei locali messi a disposizione dal Comune di Visso».
A fare i conti con il sisma non sono stati solamente gli uffici dell’Ente Parco, ma anche molte strade e sentieri che fino al giorno prima erano meta di turisti ed escursionisti. Chilometri e chilometri sono d’improvviso diventati inagibili, con conseguenze facilmente immaginabili sulle attività locali, specialmente sul turismo e l’allevamento.
La prima ricognizione sul campo è stata effettuata a novembre 2016, ma da allora poco è cambiato. «Tutto l’inverno c’è stata neve e quindi non è stato possibile lo svolgimento dei sopralluoghi sul campo – spiega Rossetti – inoltre c’erano ancora molte scosse. Finora è stata una fase di emergenza, perciò non era possibile analizzare in dettaglio la situazione».
Ora però che la bella stagione ha definitivamente fatto il suo ingresso, e mentre sembra che lo sciame sismico stia finalmente lasciando queste terre, l’Ente Parco ha iniziato le ricognizioni e la pianificazione degli interventi per il graduale recupero dell’agibilità dei sentieri del Parco.
«La ricognizione è iniziata – afferma infatti il funzionario – mano a mano che verranno individuate le criticità e appena saremo in grado di dire che una zona è relativamente sicura, lo comunicheremo. Tutto ciò serve anche per capire che tipo di interventi fare». Se tutto andrà come previsto, già entro qualche mese dovrebbero partire le prime operazioni di messa in sicurezza. Secondo Rossetti, forse si riuscirà a realizzare i primi interventi anche entro l’estate.
Nel frattempo, però, molti sentieri restano ancora inagibili. «Tra quelli che reputiamo più a rischio – spiega il dipendente dell’Ente – ci sono la Valle del Lago di Pilato da Foce, la valle dell’Acquasanta. Lungo la gola del Fiastrone, invece, è consentita una fruizione per gruppi accompagnati o da guide abilitate o da accompagnatori del CAI». Altre zone reputate a rischio, oltre a tutte le gole (comprese quelle della Valnerina e dell’Infernaccio), sono la Val di Panico, la Val di Bove, la Valle del Tenna e le valli di Patino e Cerasa, dove sono avvenuti crolli di alcune pareti rocciose.
La situazione è tanto più difficile anche perché ancora non ci sono certezze su molti dei percorsi. Non a caso Rossetti ci tiene a precisare che anche sui percorsi che non sono chiusi «si raccomanda la massima prudenza, anche se non c’è uno specifico divieto. Sono da evitare tutti i sentieri che passano dentro a delle gole oppure che sono sotto a pareti rocciose».
Resta comunque la buona notizia che le istituzioni si sono rese conto dell’importanza del Parco dei Monti Sibillini. Una presa di coscienza arrivata anche grazie all’audizione del 28 marzo presso la Commissione Ambiente della Camera.
In quella sede il Presidente del Parco, Oliviero Olivieri, ha elencato in modo chiaro quali siano le priorità per l’Ente: valorizzazione delle strutture ricettive agibili e delle aree naturali, ripristino degli uffici della sede e del sistema di fruizione del Parco, una ricognizione idrogeologica per individuare le aree a rischio e per la relativa messa in sicurezza, la redazione di un piano di sviluppo per una ripresa socio-economica sostenibile.
Proprio quest’ultimo aspetto sarà cruciale per il rilancio di un territorio che ha visto la sua economia martoriata dai ripetuti sismi. Una ripresa indispensabile per evitare l’avverarsi di quella che è la maggior paura da queste parti: lo spopolamento.
«L’economia portante è il turismo, che è legato al patrimonio naturale e ambientale e alle attività tradizionali come la pastorizia e l’agricoltura – afferma non a caso Rossetti – parliamo di un territorio che ha una complessità non solo ambientale, ma anche sociale ed economica. Gli aspetti socio-economici sono indispensabili per il raggiungimento degli obiettivi di conservazione e valorizzazione della biodiversità, che sono quelli prioritari per le aree protette».
Insomma, avere un allevamento di qualità, con una filiera corta e che incentivi un turismo sostenibile, va a braccetto con quelle che sono le priorità del Parco (che non a caso ha aderito da tempo alla Carta Europea del Turismo Sostenibile). Se non ripartono i settori dell’allevamento e del turismo anche l’Ente vedrà, con ogni probabilità, diminuire la sua capacità di conservare gli ecosistemi del Parco.
Ecco perché la Lunga Marcia 2017 ha deciso di passare all’interno del Parco dei Monti Sibillini. Evitando le zone rosse ed attenendosi alle indicazioni dell’Ente Parco, la Marcia vuole tracciare simbolicamente un filo di speranza e passione, che non solo unisca le varie comunità e organizzazioni coinvolte nel recupero del territorio, ma che colleghi anche i diversi aspetti della ripresa, da quello ambientale a quello economico. Con la speranza che sarà impossibile ignorare le richieste di tante voci unite in un unico, forte, appello.
www.lungamarciaperlaquila.it