Passo dopo passo lungo “La Via di Mezzo” sugli antichi tratturi

19 marzo 2020 - 13:14

Dal 9 all’11-giugno 2017 torna l’appuntamento verde con “La Via di Mezzo”, un cammino esperienziale da condurre tra le maglie dei boschi del Parco Nazionale d’Abruzzo, nelle vie della seta dell’antico tratturo. Un’avventura lenta e randomizzata nei varchi di un Appennino da riscoprire che esige un supplemento di attenzione e immedesimazione.

Questo è il messaggio della manifestazione che si riconferma nel calendario degli eventi abruzzesi per il sesto anno. L’evento del 9-10-11-giugno 2017, che sta per diventare un classico, avrà il patrocinio di FederTreck che presterà il suo presidente Paolo Piacentini a fare da padrino. Questo turismo slow affascina sempre più partecipanti, voraci di una fresca aria avvolgente e stanchi del disordine cittadino. Ad accoglierli, le numerose strutture ricettive della zona. Lungo le rue naturalistiche, deposta l’ossessione dell’arrivo e della cima, si vive un’esperienza avvolgente che si alimenta di memoria, di passato e tradizione, salvati dalla discontinuità cui li seppelliscono i tempi moderni.

Il percorso intreccia tappe diverse, toccando i luoghi più sensibili di questa memoria. Il calendario di questa edizione 2017 della Via di Mezzo prevede un intenso cammino sul tracciato Scanno-Pescasseroli, San Donato-Pescasseroli, Lecce dei marsi-Pescasseroli, Alfedena-Civitella Alfedena per confluire poi ad Opi, nel novero dei Borghi più belli d’Italia. Sul tragitto non c’è rischio di essere presi dalla voglia di mollare: per la scarsa inclinazione anche i principianti affrontano il cammino in relativa sicurezza e comodità. Solo la distanza può fare difficoltà. Ma il fascino di questi angoli di Appennino fa venir voglia a tutti di allacciare gli scarponi, o al minimo montare su un cavallo.

Carovane sempre più massicce di turisti si affidano alle guide scelte per avventurarsi nei cunicoli verdi in un “migrantour” come quello che decenni fa riversava pastori e massicciate di greggi “pel tratturo antico al piano. Come per un’erba l fiume silente”. Le piste terrose erano il viatico dell’economia abruzzese con tutto “l’oro bianco”, le migliaia di pecore trasferite tra Abruzzo e Puglia, preziose per i popoli toccati e per le casse regie. L’esigenza di pascoli alimentava le migrazioni stagionali dei pastori con le loro mandrie. Una prassi che si è trasmessa da secoli anteriori all’insediamento romano. I resti più evidenti di questa tradizione sono certamente gli stazzi, le stazioni di riposo lungo il percorso.

La mappa si slega verso gli insediamenti ancora vivi che hanno evitato la fossilizzazione della loro storia, vincolati come placente ai loro territori: un perimetro in cui mirare il passato attraverso la propria esperienza. Camminare diventa un modo per viaggiare, di vivere un paesaggio di cui rubare il respiro.

Fa parte del progetto “ad alta interattività” questo pellegrinaggio a tutto raggio alla scoperta di usanze e gastronomia di questi borghi socievoli, eletti protagonisti del 2017 nell’ambito dell’Anno Internazionale dei Borghi e dello Sviluppo Sostenibile e che ha visto la convergenza del Mibact e di 18 regioni a cui anche l’Abruzzo si è aggregato per sviluppare una sensibilità “tattile” nei confronti del territorio, il gesto del “tocco” all’habitat che forgia un’istantanea emozionale in questi tempi moderni in cui con internet carezziamo spazi virtuali, disabituati a stare con i piedi a terra.

Un’iniziativa voluta dal ministero dei Beni e le Attività Culturali per riscoprire luoghi lasciati in sordina a spirare nel loro declino e che invece fuori dai radar possono essere ancora centri pulsanti. Una opportunità per chi voglia sperimentare un viaggiare rispettoso verso la natura. A ciò fa da pendant la scoperta di tutto il patrimonio storico-culturale di questi siti angolari che vantano anche identità gastronomiche. Non si possono saltare i punti d’arrivo senza scoprire il lato gourmet a base di povere golosità locali, come il “parrozzo”, il saporito pane rozzo; oppure la “lesca” o i “caratelli con gli orapi” e pan cotto con lenticchie per sentirsi sempre più nel ruolo degli antichi pastori.

A dare il crisma all’evento sarà Paolo Rumiz, “l’errabondo” che ha reso la sua filosofia dell’attraversare a piedi un predicato anche politico, ribadito e declinato nei suoi reportage tratti dai suoi viaggi con zaino e taccuino. Il vagabondo Rumiz ha rivisto in positivo anche il senso della “frontiera” che a suo avviso può essere un punto di riferimento per il vagare nomadico.

A “La Via di mezzo” presenterà il docu-film “Appia Antica” a cui ha messo mano insieme a Riccardo Carnovalini e Alessandro Scillitani in veste di regista. Il prodotto multimediale è tratto dal suo libro intitolato alla via romana. Sarà la sua voce a seguire il pellegrinaggio dei “caminantes” lungo la “Regina Viarum” che seguono l’itinerario quasi allucinati dalla storia sedimentata sotto i loro piedi e alla quale si convertono. E anche per loro c’è una rivelazione: la bellezza che può trovarsi depositata tutta su una strada, il luogo prediletto per i miracoli.

Testo di Federica Tudini

 

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