Swine disease and pig virus or G4 flu from infected livestock as pigs and hogs as a health risk for global infection outbreak concept or agricultural public safety symbol with 3D illustration elements.
La segnalazione di un caso di cinghiale infetto da peste suina africana a Roma ha suscitato preoccupazione sia nel grande pubblico che tra gli allevatori.
La malattia, che sembrava circoscritta a Piemonte e Liguria nellos corso gennaio, potrebbe infatti diffondersi anche in altre regioni.
Vediamo di rispondere alle domande più frequenti su questa malattia virale, per fare chiarezza, togliersi qualche paura di troppo ma anche adottare la giusta prudenza, quando serve.
Non si può rispondere con precisione a questa domanda.
Possiamo dire che il primo caso accertato è stato il 7 gennaio 2022 su un cinghiale trovato morto ad Ovada, nel basso Piemonte.
Il 7 gennaio, infatti, è stato già segnalato il primo caso della malattia in un cinghiale trovato morto nelle campagne di Ovada, in provincia di Alessandria.
Per la precisione occorre parlare di Peste Suina Africana, che si distingue dalla Peste Suina Classica.
Si tratta di una malattia infettiva virale ad alta contagiosità, ma anche alta patogenicità.
Questo significa da un lato che gli animali continuano ad essere infetti anche dopo morti, tuttavia la gravità della patologia e l’alta percentuale di decessi dà un piccolo vantaggio, quello rendere più facile circoscrivere la diffusione.
No, la malattia colpisce e si diffonde solo tra suini e cinghiali.
Il virus è si diffonde attraverso il contatto diretto tra animali infetti , oppure indirettamente per ingestione di carne e prodotti derivati provenienti da animali infetti o tramite il contatto con oggetti contaminati dal virus come attrezzature, veicoli e abbigliamento.
Il canale di trasmissione del virus sono i liquidi corporei dell’animale, come feci e urina Il virus è molto resistente: può rimanere attivo per 7 giorni anche in assenza dell’ospite.
Resiste sia alle temperature di congelamento, che a quelle molto alte.
I sintomi che si presentano più di frequente, da soli o insieme, sono: febbre alta, debolezza, difficoltà a stare in piedi, vomito, diarrea emorragica.
Sono segnalati anche tosse e dispnea, pelle che tende al rosso o blu attorno alle orecchie e al muso, aborti spontanei, prole nata morta o debole.
Come abbiamo detto, si tratta di una malattia molto grave, letale quasi nel 100% dei casi.
La morte avviene entro 10 giorni dalla comparsa dei sintomi, ma in alcuni il decorso è molto veloce, con il decesso che si verifica in 3 – 5 giorni.
No. Al momento attuale non sono disponibili vaccini efficaci in quanto il virus non stimola la produzione anticorpi neutralizzanti.
Questo comporta necessariamente l’applicazione di misure importanti al fine di evitare la diffusione del virus, soprattutto tra gli allevamenti suinicoli.
Occorre informare il servizio veterinario dell’ASL competente sul territorio o della Polizia Provinciale o Municipale in modo che possano essere attivate le procedure diagnostiche ed lo smaltimento della carcassa in sicurezza.
La carcassa non va toccata né spostata.
Il Ministero della Salute ha indicato una serie di co0mportamenti corretti che riducono il rischio di diffusione del virus:
– Non portare in Italia, dalle zone infette (del nostro o in altri Paesi dell’Unione Europea o Paesi Terzi) prodotti a base di carne suina o di cinghiale, quali, ad esempio, carne fresca e carne surgelata, salsicce, prosciutti, lardo, che non siano etichettati con bollo sanitario ovale
– Smaltire i rifiuti alimentari, di qualunque tipologia, in contenitori idonei e chiusi e non somministrarli per nessuna ragione ai suini domestici o ai cinghiali
– Non lasciare rifiuti alimentari in aree accessibili ai cinghiali
– Informare tempestivamente i servizi veterinari del ritrovamento di una carcassa di cinghiale
Le carni suine sono sicure perché, come detto, non vi sono prove di trasmissione dall’animale all’uomo.
Il Ministero della Salute suggerisce tuttavia di: