Genova: Petrolio nel Polcevera, ecosistema distrutto?

18 marzo 2020 - 4:59

L’Ente Nazionale Protezione Animali, lancia l’allarme, lo sversamento di migliaia di litri di petrolio nei rii Pianego e Fegino e nel fiume Polcevera è un duro colpoper la biodiversità.

Seppure la situazione sia sotto controllo, grazie al pronto intervento dei volontari genovesi dell’ENPA, sono morti centinaia di pesci e rane, e decine di esemplari di avifauna intrisi di petrolio sono in difficoltà. Anatre, germani reali, oche e aironi intossicati dal greggio in questi giorni sono stati portati presso la sede della sezione genovese dell’ENPA, così da poterli trattare con oli vegetali e detergenti neutri per asportare dalle piume l’elemento viscoso e tossico e fargli superare indenni questo difficile momento.

AGGIORNAMENTO DELLA NOTIZIA Inquinamento: a Genova versamento di petrolio nel Polcevera

Un’operazione che deve naturalmente essere svolta dalle persone competenti dell’Ente Nazionale Protezione Animali, quindi la cittadinanza è invitata a segnalare animali in difficoltà al seguente numero di emergenza: 010.5531696

«Una volta che gli animali sono stati soccorsi spiega Massimo Pigoni, responsabile della Protezione Animali genovese e vicepresidente nazionale di Enpa – non resta altro che incrociare le dita, sperando che i livelli di intossicazione non siano letali».

Gli animali danneggiati dal greggio tendono a nascondersi tra gli arbusti, quindi resta più difficile la loro individuazione. «Nelle passate settimane avevamo più volte lanciato l’allarme sui pericoli collegati allo sfruttamento dei combustibili fossili, invitando gli italiani a schierarsi per una nuova politica energetica, innovativa, efficiente e rispettosa dei principi stabiliti a Parigi. Purtroppoaggiunge Massimo Pigoni i tragici fatti di queste ore stanno dando ragione a noi e a 16 milioni di persone che con il loro voto hanno espresso disapprovazione per la politica energetica del Governo. Quanto accaduto sia di monito per tutti».

È certo che negli ultimi decenni gli ambienti naturali sottoposti alla pressione antropica, tradotta in inquinamento, ad importazione di specie alloctone, allo sfruttamento intensivo delle risorse naturali – compresa l’estrazione mineraria e dei combustibili naturali – sono stati deteriorarti, in alcuni casi irreparabilmente, modificando gli ecosistemi in proporzioni che non hanno precedenti, allo scopo di soddisfare la crescente richiesta di “benessere” e “civilizzazione” dell’uomo.

Per ora sappiamo che l’ondata nera fuoriuscita dalla tubatura dell’oleodotto Iplom ha mietuto le sue prime vittime: uccelli, pesci e rane, un ecosistema alterato, serviranno settimane se non mesi per tornare a una parvenza di normalità.

 

di Enrico Bottino