Dall’Alpe Scaredi lo sguardo è rapito dalla dorsale bianca del Monte Rosa e dalla sfilata ordinata delle rocce e dei ghiacci delle Alpi Lepontine. L’altipiano dell’alpe è un vero e proprio balcone panoramico. Poco più sotto, però, e molto più vicino, soprattutto, l’attenzione dell’escursionista è catturata da fittissimi boschi verdeggianti, impervi ed intricati, che sembrano voler celare il mistero di valli e rocce, di vecchi alpeggi, forre, torrenti e antichi sentieri, una volta percorsi sovente da pastori, cacciatori e cavatori. Oggi, in verità, si può dire sia stata la Val Grande stessa, come dotata di volontà propria, a riappropriarsi delle sue pendici, di vecchi alpeggi e teleferiche, inglobandoli nella vegetazione, quasi a farne perdere le tracce e a voler cancellare il periodo in cui l’uomo ha sfruttato le ricchezze naturali di queste montagne, soprattutto i suoi boschi e i pregiati marmi, utilizzati per la fabbrica del Duomo di Milano.