Oleodotti, carbone pulito e riscaldamento globale: ambiente ed energia nella nuova America di Trump

19 marzo 2020 - 12:29

Il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump ha da pochi giorni preso il potere ma già fanno molto discutere le sue posizioni su ambiente ed energia. Vediamo i provvedimenti principali e i possibili scenari futuri.

Make America great again”, questo lo slogan scandito ad alta voce, su cui si è sviluppata la campagna elettorale del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump. In attesa di sapere se l’America tornerà veramente così “grande” come auspicato dal neopresidente, bisogna rilevare che l’approccio di Trump nei confronti delle questioni interne, internazionali, economiche e ambientali ha già fatto ampiamente discutere.

In particolare, essendo l’America una delle potenze industriali più influenti (e inquinanti) al mondo, sarà importante tenere lo sguardo ben puntato su tutte le manovre che riguardano le politiche ambientali, energetiche ed industriali.

Ad oggi la strategia di Trump presenta caratteristiche quantomeno contrastanti per molti aspetti: se da un lato il nuovo presidente ha intenzione di intensificare lo sfruttamento delle risorse energetiche americane, andando sostanzialmente a tirare il freno a mano sulle riforme attuate dall’amministrazione Obama, dall’altro comunica di voler “Proteggere l’aria pulita e l’acqua pulita, preservare gli ambienti naturali” in quanto “preservare le riserve e le nostre risorse naturali resta una priorità”.

Il presidente non è nuovo a dichiarazioni e tweet in cui mette in dubbio le ricerche scientifiche sugli effetti dell’inquinamento sul riscaldamento globale: qualche anno fa arrivò anche a sostenere che il concetto di surriscaldamento globale fosse stato creato dalla Cina per mettere il bastone tra le ruote all’industria statunitense.

Trump al contempo ha espresso la volontà di voler intensificare lo sfruttamento delle risorse energetiche americane, ricominciando a lavorare sui grandi oleodotti “Dakota Access” e “Keystone XL”, per aumentare le riserve petrolifere bloccate dalla precedente amministrazione.

Il presidente non ha esitato ad affermare di voler limitare drasticamente l’importazione di petrolio straniero a favore di quello domestico, aumentando le attività di estrazione che, a suo dire, faranno guadagnare agli USA 30 miliardi di dollari, che verranno reinvestiti nella costruzione di case, scuole ed infrastrutture.

Trump ha affermato di voler intensificare anche l’uso di shale oil e shale gas, oltre ad una ripresa del carbone pulito per far ripartire un’industria “che è stata danneggiata per troppo tempo”.

Poco dopo il suo insediamento, il neopresidente aveva bloccato tutti i nuovi regolamenti delle agenzie governative non ancora attuati, per proseguire con una loro completa revisione. Questo provvedimento è perfettamente in linea con l’impegno che ha preso il presidente nell’eliminazione di “politiche dannose e inutili” approvate da Obama come il Piano di azione per il clima, la legge sulle Acque, nonché gli accordi firmati con la comunità internazionale, che potrebbero subire dei rallentamenti.

In ultimo, qualche giorno fa Trump ha imposto il silenzio stampa all’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA), nello stesso giorno in cui 30 regolamenti ambientali dell’amministrazione Obama erano stati rinviati dalla stessa agenzia per revisione. Tutte le comunicazioni dell’EPA dovranno – momentaneamente – passare attraverso le agenzie governative competenti.

Insomma, bisognerà senza dubbio attendere gli sviluppi futuri, sia sul piano interno che su quello internazionale. Nonostante lo scenario futuro si presenti quantomeno fumoso, ciò che è sicuro è che – per fortuna – alcuni accordi internazionali di grande rilievo – come gli accordi della COP 21 di Parigi 2016 – non potranno venir cancellati, anche qualora ci fosse un drastico cambio di rotta nell’agenda americana.

In apertura: un impianto energetico in West Virgina, foto di Cathy.

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