La bozza del Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza, in discussione in questi giorni in Parlamento, è un passo avanti per lo sviluppo della mobilità attiva, del turismo sostenibile e del rilancio delle aree interne.
Le parole chiave di questi temi, i concetti essenziali, ci sono quasi tutte. I problemi evidenziati da A.MO.DO., un’alleanza di 40 associazioni che promuove la la mobilità dolce e il rilancio dei territori in Italia, riguardano i dettagli del progetto.
Infatti le maggiori criticità si trovano nelle specifiche azioni, spesso mancano interventi coordinati e di sistema, altre volte invece sono carenti le risorse necessarie a finanziare le azioni cruciali.
L’Alleanza per la Mobilità Dolce ha pubblicato un documento di sette punti con proposte di modifica precise e puntuali del piano.
Gli interventi richiesti dalla piattaforma A MODO hanno l’obiettivo di rendere i progetti più organici ed efficaci, rimediando all’eccessiva frammentazione della azioni che dovrebbero incidere sulla mobilità dolce e il turismo sostenibile.
Osservando le modifiche proposte nel documento, si nota come in buona parte si tratta di riposizionamenti delle azioni e dei progetti nelle missioni più coerenti agli obiettivi.
Il P.N.R.R. è suddiviso in 6 missioni principali, articolate in 16 componenti che si ramificano in 48 linee di intervento specifiche e, semplicemente agendo sul posizionamento di interventi e componenti, si può rendere il piano più efficiente ed efficace.
Vediamo nello specifico alcune delle proposte di A.MO.DO.
Nella prima proposta si affronta subito il tema delle reti per la mobilità dolce a piedi e in bicicletta, l’attuale bozza del piano inserisce questi temi nella prima e seconda missione, A.MO.DO. richiede che tutti i progetti rientrino nella missione 3, dedicata proprio alle infrastrutture per la mobilità dolce.
Il punto 2 delle osservazioni A.MO.DO. si concentra su Greenways e Ciclovie, infrastrutture centrali per la mobilità attiva, ora divise in tante diverse missioni e azioni del piano.
L’Alleanza chiede che questi interventi, di natura infrastrutturale, vengano inseriti nella missione 3, dedicata proprio alle “Infrastrutture per la mobilità sostenibile”
Di cammini, sentieri e percorsi per la mobilità attiva il P.N.R.R. parla nella prima missione dedicata alla digitalizzazione e all’innovazione, A.MO.DO. chiede che anche questi fondamentali temi vengano spostati nella missione 3, che riguarda appunto le infrastrutture.
Il trasporto ferroviario è un altro caposaldo della mobilità attiva e della sostenibilità ambientale.
Il piano nazionale ne parla nella missione 3.1, ma quasi tutte le risorse sono destinate all’alta velocità nazionale, pochi fondi invece per il trasporto locale e regionale.
L’alleanza chiede che si riequilibri la distribuzione delle risorse, visto che le ferrovie locali sono uno snodi essenziali per una mobilità che dall’auto si sposti alle ferrovie.
Infine i borghi e le aree interne, di cui si parla nel punto 6 delle osservazioni A MODO, per i quali manca nella bozza una visione unitaria per il rilancio, che coinvolga la mobilità sostenibile e il turismo.
I borghi, in particolare, sono citati come cuore del turismo lento e culturale, ma non sono specificate azioni e fondi precisi per il loro sviluppo e interventi che siano coordinati con il turismo sostenibile e la mobilità attiva.
Ecco perché l’Alleanza richiede la predisposizione di un piano nazionale borghi, che sia un progetto organico e strutturato per il definitivo rilancio delle aree interne.
Il mondo delle associazioni ambientaliste rappresentato da A.MO.DO. ha avanzato queste osservazioni per migliorare un bozza che è una buona base di partenza per il lavoro.
Positiva anche l’accoglienza per il nuovo Ministero per la Transizione Ecologica, che avrà competenze eterogenee e, secondo l’Alleanza, ha il grande merito di far capire come la transizione ecologica e la sostenibilità non siano materie settoriali ma abbraccino tutta l’azione del Governo.
Le indicazioni di A.MO.DO. seguono inoltre le osservazioni della Commissione Europea, che ha sottolineato che per l’efficace investimento delle risorse del Recovery Fund, sia necessario stanziare risorse adeguate per ogni azione e prevedere riforme strutturali che facilitano il cambiamento.
In Italia, infatti, molte buone leggi sulla mobilità attiva e il turismo sostenibile sono state fatte, come la numero 2 del 2017 sulle Ferrovie Turistiche, il problema poi è a valle.
Le disposizioni normative faticano a tradursi in azioni concrete e troppo spesso rimangono inapplicate, per questo riforme e semplificazioni sono essenziali.