Più della metà delle acque italiane contiene pesticidi

19 marzo 2020 - 10:55

L’ultima ricerca dell’Ispra sullo stato di salute delle acque italiane riporta un dato alquanto allarmante: il 64% delle acque è inquinato con i pesticidi. Tra le sostanze maggiormente rintracciate, il glifosato.

Cresce la concentrazione di sostanze inquinanti nelle acque italiane. A diramare questa (pessima) notizia è il Rapporto nazionale pesticidi nelle acque relativo al biennio 2013-2014. Questo report, pubblicato nell’aprile 2016, contiene i dati rilevati dall’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, in collaborazione con le agenzie regionali e provinciali per la Protezione dell’ambiente (ARPA e APPA).

Nei 29.220 campioni analizzati per il biennio 2013-2104, i pesticidi sono stati trovati nel 63,9% dei 1.284 punti di monitoraggio delle acque di superficie e nel 31,7% dei 2.463 punti delle acque sotterranee. Il dato è in aumento rispetto agli anni precedenti: +7% per le acque di superficie e +0,7% per quelle sotterranee, con riferimento ai dati del 2012.

Il risultato si dimostra preoccupante perché, nonostante le sostanze chimiche siano state ritrovate in concentrazioni molto basse, hanno effetti nocivi che possono manifestarsi anche nelle basse percentuali. Circa il 21% dei siti di superficie monitorati ha presentato concentrazioni di sostanze nocive superiori ai limiti massimi consentiti per garantire una buona qualità dell’ambiente. Allo stesso modo, il dato riguardante le acque sotterranee sfiora il 7% del totale.

Aumenta anche il numero di sostanze rinvenute, passando dalle 175 del 2012 a 224. Gli erbicidi sono i composti che hanno maggiore incidenza. Tra i composti maggiormente rilevati c’è il Glifosato, uno degli erbicidi più utilizzati al mondo, il cui utilizzo è al vaglio della Commissione Europea per cause di presunta cancerogenicità.

Alcune regioni riportano infine dei valori molto superiori alla media nazionale. Se la macro area più interessata da sostanze inquinanti è quella della pianura padano-veneta, le punte più alte si hanno in Toscana (90%) e Umbria (95%).

In apertura: foto di Claudio Frediani.

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