SOS, i mutamenti climatici si riflettono soprattutto sull’ambiente montano

18 marzo 2020 - 10:17

Negli anni recenti, a causa del clima “pazzo” a cui siamo stati soggetti, siamo stati costretti a guardare con maggiore attenzione l’influenza che il Global Warming (riscaldamento globale) ha sull’ambiente montano.

Già da molti anni, attraverso progetti internazionali, si è in possesso di informazioni scientifiche che dimostrano quanto i cambiamenti climatici stanno influendo sull’ambiente montano sia Alpino che Appenninico ma anche in altre famose aree montane del Pianeta.

I dati delle ricerche purtroppo sono confermati dall’evidenza sul campo, e non solo dall’ormai tristemente noto fenomeno del ritiro dei ghiacciai, ma anche dalla modifica di alcune presenze vegetazionali in alta quota. A partire dal 2001, ad esempio, ARPA Valle d’Aosta partecipa ufficialmente al progetto denominato GLORIA (Global Observation Research Initiative in Alpine Environments), la cui finalità principale è il monitoraggio degli effetti dei cambiamenti climatici sulla vegetazione di alta montagna in Europa. Gli effetti del cambiamento climatico maggiormente attesi in ambiente montano sono l’estinzione di specie criofile e la migrazione di specie termofile verso quote superiori.

A livello locale, la ricerca si concentra sulla valutazione della ricchezza specifica all’interno dell’area di studio e sulle condizioni di copertura, abbondanza, struttura e composizione della vegetazione. Inoltre sono valutate la variabilità altitudinale e latitudinale di tali componenti, verificando anche l’esistenza di specie o gruppi di specie che possono svolgere il ruolo di indicatore del cambiamento climatico.

Guardando oltre i risultati delle singole ricerche sul campo, e senza attendere che arrivino con i loro responsi drammatici, è arrivato il momento in cui, ai massimi livelli decisionali, bisogna agire con più coraggio approfittando anche di una più diffusa sensibilità ambientale tra i cittadini.

Nei paesi dell’arco Alpino esiste da anni uno strumento di pianificazione generale rappresentato dalla Convenzione delle Alpi che dovrebbe contribuire ad indicare ai vari governi nazionali la giusta via per tutelare l’ambiente montano attraverso il recepimento di alcuni protocolli settoriali. Dal novembre dello scorso anno è stato nominato Segretario Generale della Convenzione il giurista italiano Marco Onida, sul quale sono riposte molte aspettative proprio in merito alla possibilità di proporre politiche più coraggiose per la tutela di uno dei gruppi montuosi più importanti del Pianeta.

Proprio di recente è stata espressa la forte preoccupazione per i mutamenti climatici in corso perché, come risulta da diversi studi scientifici, il riscaldamento climatico nella Regione Alpina è pari almeno al doppio registrato a livello globale.


I Ministri degli otto Stati della Regione Alpina si sono impegnati a chiedere il rispetto del Protocollo di Kyoto e l’elaborazione di un rapporto sulle ripercussioni dei cambiamenti climatici sulle Alpi. Allora, dopo tanti importanti pronunciamenti, le azioni da intraprendere a livello locale e globale devono partire subito ed essere, in alcuni casi, radicali.

A livello locale, in alcune aree si è cominciato ad agire in modo virtuoso con provvedimenti unilaterali che limitano il traffico di mezzi pesanti per il trasporto di merci o cercando, come in Trentino Alto Adige, di puntare fortemente sul risparmio energetico e le fonti rinnovabili. Altre misure importanti sono quelle legate al forte incentivo del trasporto pubblico con mezzi ecologici, sfruttando l’intermodalità con il treno e disincentivando l’uso dei mezzi privati per le località a più alta affluenza turistica.

Il problema energetico e quello dei trasporti sono le due voci principali che incidono sull’impatto ambientale, ma non bisogna trascurare l’emergenza della scarsità delle risorse idriche e quella del dissesto idrogeologico.
La speranza è che le azioni virtuose di alleggerimento dell’impatto antropico si moltiplichino anche attraverso degli incentivi fiscali ed un’azione coordinata tra lo Stato e le Regioni in modo da ottimizzare i risultati. L’impegno di tutti a livello istituzionale, sociale e individuale è fondamentale, ed è per questo che il mondo degli appassionati del trekking e della natura chiede ad alta voce di inserire “tutela dell’ambiente montano“ tra le priorità dell’agenda politica nazionale.

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