Salvare la Natura dall’Uomo o l’Uomo dalla Natura?
Riportiamo un articolo di qualche tempo fa del nostro direttore Michele Dalla Palma.
L’argomento oggetto dell’articolo sembra essere sempre di attualità.
Buonalettura
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Alla luce dei catastrofici eventi naturali ricorrenti sul pianeta, suona sinistramente profetica l’opinione che ho già espresso riguardo al clima, all’ambiente, alle nostre paure e alle nostre illusorie convinzioni di poter “modificare”, se non addirittura “controllare” e “condizionare”, la vita del nostro mondo e le sue naturali attività. Le quali hanno il gravissimo torto di interferire con il teorema della crescita senza limiti nè regole assurto come dogma nella bibbia distorta della nostra civiltà virtuale.
Con buona pace di saggi e profeti ambientalisti alla moda che si sbracciano e urlano la necessità di “salvare la Terra”, credo che il problema sia molto e radicalmente diverso.
La Terra non ha alcun bisogno di essere salvata: Katrina, Andrew – e tutti gli uragani che con uno stucchevole e bigotto manierismo “buonista” squisitamente yankee si cerca di rendere meno spaventosi ingentilendoli con nomi familiari – terremoti e tsunami, epidemie, incendi, invasioni di cavallette, meteoriti che precipitano e vulcani che esplodono rientrano nel grande gioco evolutivo della natura e, per quanto devastanti, lasciano solo qualche temporanea cicatrice sul pianeta.
Anzi, la scienza ci spiega che da questi cataclismi hanno avuto quasi sempre origine mutazioni migliorative nella storia biologica della Terra.
Purtroppo c’è un problema: tutto questo confligge drammaticamente con l’irrazionale e demenziale delirio di onnipotenza della nostra civiltà, che ci pretende fulcro e fine di qualsiasi evento accada nell’Universo.
E negli slogan di una cultura cieca e sorda al buon senso, capace solo di ascoltare e giustificare le sirene del potere economico, gli eventi naturali perdono i contorni della fisicità per divenire, di volta in volta, premi o punizioni sovrannaturali.
Pochi sono quelli capaci di considerare obiettivamente i macroscopici errori di valutazione che gli uomini hanno fatto – e drammaticamente continuano a fare – circondandosi di feticci tecnologici con l’illusione di poter essere padroni del vento, del mare, del caldo, del freddo e del tempo.
A New Orleans con Katrina non si è verificata alcuna vendetta della natura sull’uomo, o addirittura una punizione divina per la “città del peccato” come alcuni cerebrolesi che si spacciano per eletti da un qualche dio hanno sostenuto “vedendo” nell’occhio dell’uragano addirittura la sagoma di un feto umano, bensì un evento banale nella sua semplicità: l’acqua si è semplicemente ripresa gli spazi che le appartengono, dove purtroppo l’incommensurabile stupidità umana aveva costruito una città, illudendosi di renderla immune dalla forza liquida con argini che chiunque, oggi, giura di sapere che non avrebbero retto.
Era solo questione di tempo, così come succederà per Los Angeles, megalopoli costruita a cavallo di una faglia continentale, o per per il formicaio umano che assedia il Vesuvio.
Tuttavia Katrina – a prescindere dai danni arrecati all’uomo e alla sua presunzione – a parte qualche animale annegato e pianta sradicata non ha modificato granché nell’ecosistema naturale, anzi ha probabilmente rivitalizzato i terreni di ampie aree golenali del Mississipi, che nei prossimi anni, coi tempi e ritmi della natura, “rifioriranno” di nuova vita vegetale e animale.
Qualsiasi scienziato o urbanista di buon senso, invece, sostiene l’assurdità di ricostruire una metropoli in quel punto, che si trova in alcune zone sei metri sotto il livello delle acque! Naturalmente l’ottusità umana non si ravvede di certo a causa di un “incidente di percorso”, per quanto drammatico, e presto, a dispetto di qualsiasi logica e con una valanga di denaro, si ricostruiranno con la plastica, il vetro e il cemento i simulacri posticci di quella che era, nelle sue decadenti nostalgie, una delle più affascinanti città dell’opulenta e retriva America.
Naturalmente si costruiranno anche dighe e argini più imponenti, che renderanno ancora più devastante e distruttrice la prossima, inesorabile offensiva dell’acqua. “Quello accaduto è un disastro ampiamente annunciato; solo interessi economici di breve termine, tra tutti il petrolio e la sua estrazione in quel settore marino, hanno giustificato l’espansione di una città come New Orleans in una zona intrappolata tra oceano, Mississipi e lago Pontchartrain, perennemente minacciata di allagamento – sostiene uno dei massimi esperti mondiali di disastri naturali e del loro impatto sulle aree urbane, il geofisico Klaus Jacob dell’Earth Institute Columbia University of New York – e gli effetti sono stati amplificati dal sistema di argini artificiali che hanno gravemente influenzato lo scorrimento e le piene del fiume, che servivano proprio a fornire nuova terra ai confini naturali con l’oceano“
Impedendo al Mississipi di scorrere naturalmente e inondare periodicamente le aree golenali, la terra all’interno delle barriere artificiali ha continuato a sprofondare. Ma alla fine la natura ha ripreso il controllo della situazione!
Non esiste alcuna barriera artificiale in grado di respingere per sempre l’invasione delle acque, e il livello dell’oceano continua a salire; per qualsiasi esperto ricostruire New Orleans è una follia, eppure si butteranno miliardi di dollari perchè per la politica e la società è inammissibile ammettere i propri errori e le sconfitte.”
Come sempre quando c’è da cavalcare una notizia, in queste settimane sui giornali è un infinito ripetersi di apologie al trattato di Kyoto, alle conseguenze del suo “tradimento”, arrivando a profetizzare “inevitabili punizioni” per gli Stati Uniti, considerati i più grandi inquinatori del pianeta. In realtà, questo trattato ormai obsoleto che auspicava, nell’arco di decenni, una riduzione del 5% delle emissioni di gas serra, ancorchè disatteso dalla totalità degli stati firmatari, è ridicolo, visto che gli esperti indicano – peraltro senza alcuna certezza su eventuali esiti positivi – che per fermare l’evoluzione climatica allo stato attuale sarebbe necessaria, da subito, una riduzione del 50/60% delle emissioni di gas nell’atmosfera. Altrimenti per l’uomo si profilano tempi bui…
Ed eccoci allora arrivati al punto focale del problema, viziato dall’illusione antropocentrica!
Non si tratta, quindi, di salvare la Natura dall’uomo, bandiera dall’ambientalismo radicalchic, nè l’Uomo dalla natura, come auspicano i sostenitori del progresso ad ogni costo, ma semplicemente, gli uomini dalla loro frenesia distruttiva nella paradossale ricerca dell’onnipotenza!
Le rocce, il mare, l’aria e gran parte degli alberi, dei fiori e degli animali ci sopravviveranno; l’unica specie seriamente a rischio, se non porremo un freno immediato alla nostra bulimia di benessere alimentata dalla presunzione di poter disporre indiscriminatamente e sconsideratamente di ogni risorsa senza preoccuparci delle conseguenze, siamo solo noi deboli e imperfetti ma immensamente arroganti esseri umani!