Si dice che “certe” mamme siano sempre incinte, ma sembra che a Bergamo facciano addirittura gli straordinari… non si riesce a spiegare altrimenti l’idea, da parte della locale sezione del Club Alpino Italiano, di portare, in un solo giorno, diecimila, avete letto bene, 10.000 persone, sui sentieri della Presolana, massiccia montagna delle Prealpi Orobie che si staglia orgogliosa sulla pianura padana a est della città di Arlecchino. E parafrasando la più subdola tra le maschere del carnevale italiano, secondo il presidente e portavoce del CAI di Bergamo Paolo Valoti, l’intento è “sensibilizzare il pubblico sul valore delle Orobie”. Cioè, in parole semplici, per far capire che un territorio è bello lo devasto con un’invasione che nessun ambiente naturale può sopportare…
L’idea degli organizzatori era trasformare il 7 luglio 2019 in un delirio, trascinando “oltre 10.000 persone in montagna”. Senza considerare l’impatto che una tale massa di persone, per spostamenti, parcheggi e altro, genera. Qualcuno ha calcolato in molte tonnellate di emissioni di CO2 l’assalto delle auto dei “guinness recordmen” in quella giornata, alla faccia della “sostenibilità”…
Nel 2017, il CAI di Bergamo era già assurto agli onori della cronaca conquistando un certificato del “Guinnes dei Primati” per aver realizzato, il 9 luglio di due anni fa, una “cordata umana di 3.500 persone che si erano abbracciate su e giù per la Presolana” stabilendo un “record mondiale” (di stupidità? Nota dell’autore).
Obnubilato da questo straordinario risultato, il comitato organizzatore ha voluto strafare, lanciando una nuova sfida: questa volta, le persone trascinate in Presolana in un solo giorno dovevano essere più di diecimila!
Ma a far sorridere è il “titolo” dato a questa impresa: Save the Mountains! Salviamo le montagne… “
“La motivazione che spingerà i bergamaschi a indossare gli scarponcini e sfidare i pendii – spiega Valoti – sarà molto profonda: tutto parte dalla consapevolezza del valore che dobbiamo dare alle montagne, tanto belle quanto fragili, e alla luce della sensibilità crescente della gente attorno alla salvaguardia del patrimonio montano è nata l’idea di fare un evento di grande coinvolgimento collettivo con un record certificato da numeri altissimi, e questo perché così tante persone possano, nello stesso giorno, portare in alto, in tutti i sensi, il messaggio Salviamo le montagne”.
“La pazza idea da primato – continua il Presidente del CAI Bergamo – è che diecimila persone, tutte etichettate da un codice a barre che ne registri la partenza e l’arrivo, dal fondovalle salgano ai rifugi di montagna delle Orobie.”
Fortunatamente anche il CAI nazionale (e non era così scontato, ma l’indignazione e le petizioni contro questa colossale “stronzata” si sono levate così forti da svegliare anche il pachidermico club) si è schierato apertamente contro questo tipo di eventi, bocciando “Save the Mountains“ come “iniziativa che banalizza e umilia la montagna“.
L’epilogo? Un flop clamoroso, ma ancora non sufficiente, a mio avviso, a emarginare certi individui che, nascondendosi dietro sigle “garantite” come il CAI, speculano per un po’ di effimera gloria, quale può essere l’iscrizione di un “record” per quanto stupido e inutile nel libro dei Guinness, a spese dell’ambiente naturale.