La Valle d’Aosta vieta lo sci alpinismo in assenza di guide alpine
Un provvedimento della Regione Valle d'Aosta obbliga gli amanti dello sci alpinismo a farsi accompagnare in montagna dalle guide alpine. La norma ha immeditatamente creato polemiche e tensioni tra gli addetti ai lavori e gli amanti della montagna, con dure prese di posizione da parte del CAI e delle guide alpine.
L’undici dicembre la Regione Valle d’Aosta ha emesso un’ordinanza per disporre la riapertura delle attività commerciali e un allentamento delle misurerestrittive, anticipando di fatto il passaggio nella fascia di rischio gialla del territorio che è stato poi disposto dal Ministero della Salute.
Una delle norme del provvedimento disciplina le attività motorie e sportive, disponendo che lo sci alpinismo si possa svolgere solo fuori dai comprensori e con l’accompagnamento delle guide alpine, nessuna limitazione prevista invece per il trekking, le ciaspole e le altre attività outdoor.
Un provvedimento che ha diviso il mondo della montagna
Il provvedimento ha diviso il mondo della montagna, sia tra gli appassionati che tra i professionisti. Si sono levate infatti molte voci critiche che considerano questa limitazione all’accesso libero alle montagne un provvedimento ingiustificato e privo di un reale fondamento.
All’art 11 l’ordinanza autorizza espressamente “La pratica dello sci alpinismo, al di fuori dei comprensori sciistici e con l’accompagnamento di guida alpina o maestro di sci, le escursioni con le ciaspole su sentieri e percorsi tracciati… “, in pratica vietando lo sci alpinismo libero.
La Regione ha motivato il provvedimento sostenendo che quest’attività montana è particolarmente pericolosa, la presenza delle guide alpine consente di limitare i rischi ed evitare incidenti. Questo permetterebbe di evitare ulteriori carichi di lavoro per il sistema sanitario regionale.
La risposta però non ha convinto il Club Alpino Italiano che ha preso la posizione più dura e attraverso le parole del suo Presidente Vicenzo Torti ha chiesto alla Valle d’Aosta di modificare questa norma, che ha l’unico effetto di creare un’ingiustificata differenza di trattamento tra amanti della montagna.
Infatti, sostiene il C.A.I., lo sci alpinismo presenta rischi e difficoltà del tutto paragonabili ad una ciaspolata e al trekking, ed è un’attività pienamente compatibile con le norme sanitarie anti-contagio.
Anche molte guide alpine hanno condiviso la posizione del CAI, infatti una disposizione apparentemente favorevole per il loro lavoro in realtà rischia di allontanare le persone dalla montagna facendo percepire quest’attività come ad alto rischio.
“A nostro avviso – osserva il Presidente del CAI Vincenzo Torti – pur rispettandosi le intuibili motivazioni sottese a provvedimenti a tutela della salute pubblica, non si riesce assolutamente a cogliere qualsiasi ragionevolezza nel criterio discriminatorio adottato, peraltro di dubbia utilità per gli stessi professionisti che, notoriamente, non è nell’ambito territoriale che attingono la loro clientela”.
Le reazioni mediatiche hanno portato alle dimissioni dei vertici delle guide alpine valdostane
Le reazioni non state unanimi, si è creata una frattura all’interno delle stesse guide alpine della Valle d’Aosta, infatti è nutrita la schiera di coloro che considerano ragionevole il provvedimento, sostenendo che in tempo di pandemia questa sia una giusta precauzione per evitare incidenti in montagna di escursionisti spericolati.
Le tensioni create da questo provvedimento hanno portato alle dimissioni, proprio nella giornata di oggi, di Pietro Giglio e Mario Ogliengo rispettivamente Presidente e Vicepresidente dell’Unione Guide Alpine Valdostane.
Le due guide alpine hanno spiegato che la decisione è maturata in seguito al duro dibattito che si è sviluppato sulla stampa e sui social in reazione al provvedimento adottato dalla Valle d’Aosta che, senza dubbio, ha toccato un tema sensibile per gli amanti della montagne e dell’outdoor in generale.
Il rapporto tra natura selvaggia, libertà e sicurezza è un tema su cui si discute da molti decenni, gli appassionati sostengono che le leggi non possano limitare l’accesso alla natura, bene pubblico che deve rimanere libero da vincoli e imposizioni.
Ogni norma, legge o provvedimento che ponga divieti all’accesso alle aree naturali, per qual si voglia ragione, va a toccare quello spirito libero ed avventuriero che alberga nel cuore di ogni persona che ami immergersi nella natura incontaminata. Un tema su cui si sono scritti molti romanzi e saggi, e sul quale ci saranno sempre discussioni accese.