

Soccorso Alpino: 466 morti e 118 dispersi in montagna nel 2024
Intorno ai 50 anni, escursionista e tendenzialmente impreparato: questo il profilo medio di chi si è trovato in difficoltà in montagna nel 2024. I numeri del Soccorso Alpino, tra morti e dispersi, assomigliano a un bollettino di guerra
Il report annuale del Soccorso Alpino italiano, tra morti e dispersi: il trekking ha i numeri peggiori
Sembra un bollettino di guerra: 466 morti, 118 dispersi, dodicimila missioni di soccorso.
Invece sono i dati, nudi e crudi, presentati dal Soccorso Alpino sugli interventi effettuati in montagna nel 2024, e che dovrebbero indurre a riflettere chi si avventura senza cautela nella natura.
In pratica, nel 2024 c’è stato più di un morto al giorno in montagna.
Rispetto agli anni immediatamente precedenti il numero di vittime è leggermente diminuito, ma non in modo significativo, e non si può certo parlare di una tendenza consolidata.
Al contrario, se i guardano i dati storici, la tendenze è in senso esattamente opposto: nel nuovo millennio gli incidenti mortali sono addirittura raddoppiati, come si può vedere dal grafico.
Complessivamente, ci sono state circa dodicimila missioni di soccorso, per assistere la cifra monstre di 11.789 persone.
Gli interventi hanno coinvolto oltre 7.000 volontari in tutta Italia, confermando l’importanza del servizio per la sicurezza degli escursionisti e degli sportivi in quota.
La distribuzione degli interventi evidenzia come il 44% delle persone soccorse fosse impegnato in un’escursione, mentre il 14% stava sciando. Seguono la mountain bike (6,8%), l’alpinismo (5,9%) e la ricerca di funghi (3,4%).
Le regioni con il maggior numero di operazioni sono state Piemonte (15,9%), Valle d’Aosta (14,3%) e la provincia di Trento (11,7%).
Cause degli incidenti: cadute e inesperienza
Nel 2024, 1.431 persone hanno riportato ferite gravi e 5.288 sono rimaste lievemente ferite.
In quasi la metà dei casi, la causa è stata una caduta o una scivolata, seguita dall’inesperienza (25%) e dai malori (circa il 10%).
Tuttavia, il reale livello di rischio resta difficile da stimare, poiché non è noto il numero complessivo di persone che hanno frequentato la montagna.

“Dopo la pandemia, sempre più persone si sono avvicinate alla montagna. Con l’aumento della frequentazione, cresce inevitabilmente il numero di incidenti“, ha spiegato alla stampa Roberto Bolza, consigliere nazionale del Soccorso Alpino.
La sicurezza in quota dipende da diversi fattori, tra cui l’allenamento e la pianificazione delle escursioni, ma anche da variabili incontrollabili come le condizioni meteorologiche.
Il profilo della persona soccorsa
L’analisi dei dati raccolti dal Soccorso Alpino indica che il profilo tipico della persona soccorsa è quello di un uomo italiano tra i 50 e i 60 anni, ferito in modo lieve durante un’escursione.
Il mese con il maggior numero di interventi è stato agosto, periodo di maggiore affluenza in montagna.
Bolza sottolinea che non è corretto attribuire tutti gli incidenti all’inesperienza né definire la montagna come un ambiente killer. “L’allenamento e la preparazione riducono i rischi, ma non possiamo mai avere il pieno controllo su ciò che accade in montagna. Negli ultimi anni, inoltre, il cambiamento climatico ha reso il contesto ancora più imprevedibile, con temperature anomale e temporali più intensi che mettono in difficoltà anche i soccorritori“.
Tecnologia e soccorsi: droni e app, il futuro della sicurezza
Le innovazioni tecnologiche stanno offrendo un supporto sempre più importante nelle operazioni di soccorso.
L’uso dei droni, ad esempio, permette di individuare più rapidamente le persone disperse e di pianificare gli interventi in modo più efficace.
Un ruolo chiave è svolto anche dall’app GeoResQ, sviluppata dal Soccorso Alpino e dal Club Alpino Italiano e che potete scaricare qui.

Con oltre 200mila utenti, il sistema consente di geolocalizzare gli escursionisti, tracciare il percorso in tempo reale e inviare allarmi alle centrali operative in caso di emergenza.
Inoltre, il miglioramento della copertura del segnale telefonico in molte aree montane ha reso più semplice e veloce la richiesta di aiuto.
Il soccorso in montagna si evolve, ma resta fondamentale la prudenza di chi affronta l’ambiente alpino, dove preparazione ed esperienza possono fare la differenza.
“Siamo costantemente sotto pressione” – conclude il Soccorso Alpino – “l’analisi conferma una pressione costante sul sistema di soccorso in montagna con numeri che evidenziano quanto sia necessaria una costante attività di prevenzione, sensibilizzazione e formazione per ridurre i rischi e limitare gli incidenti“.
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