US President Joe Biden waits to speak during a climate change virtual summit from the East Room of the White House campus April 22, 2021, in Washington, DC. - President Joe Biden on Thursday sharply ramped up US ambitions on slashing greenhouse gas emissions, leading new pledges by allies at a summit he hopes brings the world closer to limiting climate change. Putting the United States back at the forefront on climate, Biden told a virtual Earth Day summit that the world's largest economy will cut emissions blamed for climate change by 50 to 52 percent by 2030 compared with 2005 levels. (Photo by Brendan Smialowski / AFP) (Photo by BRENDAN SMIALOWSKI/AFP via Getty Images)
Prima l’annuncio del ritorno degli Stati Uniti negli Accordi sul Clima di Parigi, a segnare un immediato cambio di rotta col passato Trumpiano, poi lo studio e la realizzazione di un poderoso piano di rilancio e riconversione sostenibile dell’economia.
Un green deal molto più audace e lungimirante di quello messo in campo dall’Amministrazione Obama, ai tempi applaudita per le sue innovative politiche ambientaliste, e molto più ambiziosa di ogni altro paese del globo.
L’obiettivo è riportare gli Stati Uniti al centro dello scacchiere internazionale in una delle materie più delicate e trasversali che ci siano. Gli anni di Trump hanno segnato il sorpasso dell’Europa, e persino della Cina, in tema di politiche ambientali: ora l’obiettivo è cambiare rotta.
Per mettere al corrente il pianeta dei nuovi piani dell’America, Joe Biden non si è limitato a indire una conferenza stampa, ma ha deciso di organizzare un incontro internazionale incentrato sul contrasto ai cambiamenti climatici.
Un summit che si è tenuto simbolicamente in occasione della Giornata Mondiale della Terra e che ha visto invitati al tavolo della discussione le quaranta principali potenze mondiali.
Un occasione per discutere concretamente sugli obiettivi e le sfide per l’ambiente del prossimo futuro, senza aspettare la prossima Conferenza sul Clima, la COP 26, che si terrà il prossimo Ottobre in Glasgow, organizzata dalla Gran Bretagna con l’Italia.
Questa volta però sono gli Stati Uniti d’America ad aver radunato intorno al tavolo il resto del mondo per parlare di ambiente e crisi climatica. Non solo un forte segnale politico verso le altre potenze globali, ma anche una chiara presa di posizione verso la comunità internazionale sul ruolo americano in questa sfida.
Alla riunione, che si è tenuta da remoto, hanno partecipato tutti i principali attori internazionali: Cina, Russia, Unione Europea, Gran Bretagna, India e anche i singoli paesi europei.
L’Unione Europea non voleva arrivare all’appuntamento senza una carta da giocare, per questo il giorno prima dell’incontro, la Commissione Europea, il Parlamento e il Consiglio Europeo hanno trovato un accordo per la prossima legge Europea sul clima.
Un provvedimento che vincola l’Unione al dimezzamento delle emissioni nette di Co2 entro il 2030 e all’azzeramento (sempre netto) entro il 2050. Un provvedimento meno ambizioso di quello che la Commissione Europea aveva proposto e di quello che si aspettavano le associazioni ambientaliste.
L’accordo è arrivato poche ore prima del summit sul Clima e ha permesso all’Unione Europea di partecipare con un’importante carta in mano.
Sulla legge ha infatti espresso il proprio apprezzamento il Presidente Biden, che ha dichiarato che anche gli Stati Uniti seguiranno una tabella di marcia simile: emissioni dimezzate entro il 2030 e azzerate entro il 2050.
Gli USA voglio essere i capofila della sfida più importante che il mondo si troverà ad affrontare nei prossimi anni.
L’America vuole tornare nuovamente la protagonista internazionale in una sfida decisiva per il futuro del pianeta, dalla cui vittoria potrebbe dipendere il futuro delle nostre vite, ma anche l’egemonia geopolitica dei prossimi decenni.
Una sfida che Biden non vuole perdere, ma che nemmeno la Cina e l’Europa vogliono farsi scappare. La competizione tra potenze per il contrasto ai cambiamenti climatici potrebbe essere quella miccia che fino ad oggi è sempre mancata per accettare e vincere la sfida alla crisi climatica .
L’azione degli Stati Uniti però non si è fermata al summit sul Clima, a margine dell’incontro il Presidente Americano infatti ha mostrato il suo apprezzamento per le posizioni della Russia sui temi climatici. Inoltre, nelle scorse settimane, la Casa Bianca ha contattato il Presidente Bolsonaro per cercare di spingere il Brasile a fermare la distruzione della foresta Amazzonica.
Il Presidente Putin ha aperto alla cooperazione internazionale sulla ricerca scientifica in materia ambientale, un cambio di rotta rispetto alla tradizionale chiusura russa in campo scientifico e di ricerca.
Un gesto simbolico e storico, che mostra come sia cambiata la scala di valori nei rapporti bilaterali tra Stati.
Questa nuova direzione politica degli U.S.A., ma anche di Europa, Gran Bretagna e Cina, è particolarmente importante per i mesi e anni che seguiranno la fine della pandemia.
Infatti la necessità di rimettere in piedi il più in fretta possibile le economie nazionali potrebbe spingere i Governi a mettere da parte il problema delle emissioni globali.
Non possiamo però permettercelo, siamo già ai tempi supplementari di questa sfida, non c’è più tempo di indugiare, la partita va vinta adesso.
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