Si chiama TSM2, acronimo di Terminillo Stazione Montana 2, il progetto di rilancio del comprensorio sciistico del monte Terminillo, che prevede la costruzione di nuovi impianti, vasche di deposito e piste di discesa per puntare sul rilancio del turismo sciistico.
Il progetto è appoggiato da tutti i Comuni che fanno parte del comprensorio, dalle sigle sindacali e dalla Provincia di Rieti. La Regione Lazio, quando era guidata dal Presidente Pietro Marrazzo, aveva già stanziato 20 milioni di euro per il rilancio del Monte Terminillo.
Il TSM2 è la seconda versione di un progetto, il TSM1, che era stato già bocciato due volte dalla Regione perché contrario alle norme sulla tutela del paesaggio.
L’obiettivo di questo piano è dare un nuovo volto alla montagna Reatina, attraverso la costruzione di 10 nuovi impianti, 7 nastri trasportatori, 37 chilometri di nuove piste, 7 rifugi e 2 bacini idrici per raccogliere l’acqua necessaria all’innevamento artificiale.
I promotori del progetto hanno redatto anche un manifesto in cui si rendono noti gli obiettivi e i vantaggi dell’iniziativa. Primo fra tutti il rilancio del turismo sciistico e invernale, rendendo nuovamente il Terminillo meta prediletta dell’Appennino per lo sci, come avvenuto negli anni ’60 e ’70.
Gli interventi, secondo i promotori del progetto, porterebbero una generale riqualificazione dell’area, attraverso la creazione di sistema complessivo di servizi per il tempo libero e lo smantellamento di alcuni impianti di risalita ormai inutilizzati.
Un’operazione che punta a riportare già dalla stagione 2021/22 nuovi flussi turistici sulle pendici del Terminillo con vantaggio per tutta la comunità.
Dall’altra parte dura è l’opposizione delle associazioni ambientaliste, tra le quali il WWF e il CAI, che considerano l’impatto ambientale dell’opera negativo e, inoltre, irrealistiche le stime sui ritorni economici dei prossimi anni.
Per la costruzione degli impianti si dovranno abbattere oltre 17 ettari di faggeta vetusta, con alberi di 150 e 200 anni, inoltre saranno costruite 8,7 km di trincee su praterie alpine non riproducibili.
L’altra grande criticità evidenziata dal fronte del No è legata ai cambiamenti climatici in atto e al costante calo delle precipitazioni nevose degli ultimi decenni, che metterebbe a rischio l’utilizzabilità degli impianti nel giro di pochi anni, nonostante l’innevamento artificiale.
Le precipitazioni nevose degli ultimi anni sono in costante calo, circostanza che ha spinto diversi comprensori sciistici delle Alpi a cambiare strategia, puntando su forme di turismo diverse, come il trekking, le ciaspole e l’outdoor invernale.
Infatti, la diminuzione delle nevicate, il minor numero di praticanti lo sci e l’elevato costo dell’innevamento artificiale hanno portato in rosso i bilanci di diverse rinomate località sciistiche.
Anche per questa ragione le associazioni ambientaliste e diverse voci autorevoli del mondo della montagna, come quella dell’alpinista Reinhold Messner, hanno sottolineato che impegnare risorse nella costruzione di nuovi impianti di risalita non sia più economicamente vantaggioso e, inoltre, metta a rischi fragili ecosistemi montani.
La via maestra dovrebbe essere la destagionalizzazione del turismo e investimenti sulle reti sentieristiche e la tutela degli ecosistemi per spingere il turismo lento e outdoor.
I dati di questa forma di turismo sono in constante crescita e, inoltre, stanno avvantaggiando proprio quelle località che hanno saputo preservare al meglio gli ambienti naturali