TRENTO FILM FESTIVAL chiude il sipario, appuntamento all’anno prossimo
Si è chiuso il sipario sulla 67/ma edizione del Trento Film Festival, evento ormai divenuto il più importante, non solo in Italia, tra quelli che vogliono interrogarsi sullamontagna e i suoi molteplici aspetti in divenire.
Dal 27 aprile al 5 maggio ben 144 appuntamenti tra serate-evento, mostre e incontri con gli autori e 127 film provenienti da 18 paesi diversi hanno offerto ad un pubblico numerosissimo l’opportunità di riflettere sui temi cardine della rassegna: cambiamenti climatici, ecologia, cammino lento, alpinismo e Marocco (paese ospite).
Un programma imponente portato a termine grazie ad una cordata formata da diversi enti: Fondazione Bruno Kessler, il Muse, il Dipartimento di Ingegneria di Trento, la Fondazione Mach, Enti di gestione di aree protette, Fondazione Museo Storico del Trentino, Associazioni Alpinistiche quali Sat e Sosat, Enti Locali e tanti altri.
I premi più ambiti, le Genziane, sono andate per il miglior film a La Grand-Messe (Belgio/Francia); miglior film di alpinismo al documentario La regina di Casetta (Italia); miglior film di esplorazione a Bruder Jakob, schläfst du noch? (Austria); miglior contributo tecnico – artistico a Riafn (Germania); miglior cortometraggio a Stations (Francia).
«Le scelte della giuria del concorso – ha evidenziato il responsabile del programma cinematografico del festival, Sergio Fant – ci rallegrano perché colgono la combinazione di rilevanza tematica, originalità formale e forza dei racconti che cerchiamo di mettere in evidenza con la varietà dei film selezionati”. Inoltre, dopo tante Genziane andate a film girati sulle montagne di tutto il mondo, i premiati di quest’anno ci riportano tutti su Alpi e Appennini, come a ricordaci che l’attenzione, la cura per i territori di montagna iniziano da casa nostra. Anche la direttrice del festival, Luana Bisesti, si è detta contenta per il fatto che il senso di comunità, valore che contraddistingue da sempre il Trento Film Festival, sia emerso nei premi assegnati dalla giuria internazionale.
Ma anche il pubblico del Trento Film Festival ha espresso il suo verdetto! Dopo una settimana di proiezioni il pubblico, attraverso schede nelle quali ha indicato il suo giudizio, ha assegnato il Premio Miglior Film di Alpinismo a Fine Lines di Dina Khreino (Emirati Arabi Uniti, Hong Kong) e Premio Miglior Lungometraggio a Cielo di Alison McAlpine (Canada, Cile).
Tra le tante mostre da segnalare, per la potenza delle immagini e la profondità dei testi che accompagnano le foto, “L’uomo di nuvole e lana. L’ultimo dei pastori d’altura”, con fotografie e testi di Gianluigi Rocca.
Nell’ambito di MontagnaLibri uno spazio speciale è stato dedicato al libro antico e alle rarità editoriali con la Mostra mercato internazionale del libro antiquario di montagna.
Interessante il convegno “La montagna nell’antichità” organizzato dalla SAT ed a cura dell’Associazione Italiana di Cultura Classica per esaminare il tema dei paesaggi montani descritti da fonti antiche di genere diverso e varia provenienza, i valori simbolico-metaforici della montagna ed infine il lessico della montagna.
Persino la filosofia ha proposto la sua chiave di lettura della montagna con la serata condotta dal noto filosofo Vito Mancuso su “La fragilità della bellezza.” Mancuso affronta da tempo il tema della bellezza e del suo rapporto con il bene, la verità, l’uomo. La natura, teatro del sublime, appare però sempre più minacciata dai cambiamenti climatici, i cui effetti sono stati sperimentati anche nel territorio dolomitico lo scorso ottobre. Un evento davanti al quale siamo chiamati non solo a dare risposte concrete, ma anche a ripensare il rapporto tra bellezza e fragilità.
Sempre nell’ambito del Trento Film Festival assegnata la Genziana alla carriera a Cesare Maestri, “il ragno delle Dolomiti”, il grande protagonista dell’alpinismo in Italia e nel mondo, che durante la sua carriera ha contribuito a narrare e diffondere il fascino delle terre alte.
Degli eventi che si sono svolti nello splendido Auditorium Santa Chiara, originale quello che ha visto protagonisti Hervè Barmasse e Giovanni Soldini in una serata a cura di Luca Castaldini, giornalista de La Gazzetta dello Sport: Amicizia estrema. Montagne e oceani. Diversità e fratellanza. Navigatore oceanico l’uno, alpinista l’altro. Due mondi talmente differenti che… le funi uno le chiama cime e l’altro corde. Invece, tra imprese solitarie, scenari mozzafiato e situazioni estreme, si è scoperto un percorso più comune che mai, tra due grandi sportivi molto affiatati.
Serata memorabile quella condotta da Reinhold Messner, “il re degli Ottomila”, dedicata a Alexander von Humboldt, il padre dell’ecologia, nel duecentocinquantesimo anniversario della nascita. Quel vulcano di Humboldt. Dalle Alpi al Chimborazo, l’incredibile attualità di uno scienziato-esploratore ingiustamente dimenticato.
Interessante momento di riflessione sui sentieri col convegno dal titolo: “Dietro i miei passi. Sentieri, alte vie, sicurezza.” Cosa c’è dietro i passi che muoviamo in montagna? Chi si occupa dei sentieri sui quali poggiano i nostri scarponi e ne garantisce la sicurezza? Chi definisce i percorsi? Su questi temi si sono interrogati gestori dei rifugi, dirigenti della SAT e guide alpine.
Infine il Club Alpino Italiano ha organizzato il convegno Sentiero Italia CAI – 6880 km per incontrare, con un solo Cammino, le molte culture e bellezze del nostro Paese, per presentare il progetto di ripristino e rilancio dell’itinerario che collega Santa Teresa Gallura, in Sardegna, a Muggia, in provincia di Trieste.
Un incontro, moderato da Roberto Mantovani e Luca Calzolari, che è partito dagli anni’80, con il racconto (da parte di Stefano Ardito e Alfonso Picone Chiodo) dell’impegno di un gruppo di giornalisti e camminatori (i componenti dell‘Associazione Sentiero Italia), che pensarono di unire alcuni grandi percorsi escursionistici del Nord e del Centro Italia (Grande Traversata delle Alpi, Via dei Monti Liguri e Grande Escursione Appenninica) e di prolungarli fino al Sud della penisola. Ciò anche per fare in modo che non si parlasse più di certe zone solo per fatti di cronaca tragici (come l’Aspromonte, teatro allora di molti sequestri). In questo un notevole supporto fu dato all’epoca dalla Rivista del Trekking diretta allora da Giancarlo Corbellini.
Teresio Valsesia ha poi descritto, anche grazie a spezzoni del documentario CamminaItalia ’95 di Renato Andorno, il grande progetto del CamminaItalia del 1995: oltre 6000 chilometri da Santa Teresa Gallura (nord della Sardegna) a Trieste, quasi otto mesi di cammino, con due sole tappe di riposo, oltre 5000 camminatori italiani e stranieri che hanno percorso una o più tappe. Una camminata organizzata grazie all’impegno e alla professionalità, oltre che di Valsesia, di Riccardo Carnovalini e Giancarlo Corbellini, che però non sarebbe esistita senza l’impegno di centinaia di Soci e Accompagnatori delle Sezioni CAI italiane.
Con un video del Centro Cinematografia e Cineteca del CAI si è arrivati all’oggi, con il ripristino del tracciato da parte di centinaia di Soci in tutta Italia e i primi appuntamenti della staffetta non continuativa “Cammina Italia CAI 2019″ (attualmente in corso). Il Presidente generale del CAI Vincenzo Torti ha accompagnato i presenti all’interno di quello che è “una sorta di cantiere verde, che sta raccogliendo con coraggio un’eredità passata, con coraggio, per invertire il trend di abbandono delle terre alte, promuovendo un ritorno a esse, soprattutto da parte dei giovani“.
Il Vicepresidente generale del CAI Antonio Montani, Alessandro Geri e Carlo Alberto Zanella (entrambi della Struttura operativa sentieri e cartografia CAI) hanno sottolineato l’entusiasmo delle Sezioni del centro e del sud Italia, come se il territorio aspettasse un progetto che unisse tutto il Paese, con le differenze e ricchezze naturalistiche e culturali che lo rendono speciale. Un lavoro oggi a buon punto, con una buona percentuale di tappe rilevate, controllate e segnate, ma ancora non ultimato. E hanno raccontato anche le difficoltà di questo grande impegno, basato esclusivamente sul volontariato di centinaia di Soci in tutta Italia.
In chiusura è stata presentata “Le montagne incantate”, collana di nove volumi, in edicola a cadenza mensile, edita dalla rivista National Geographic e dal Club alpino. Seguendo le tappe del Sentiero Italia CAI i volumi intendono accompagnare il lettore a vivere le meraviglie delle montagne italiane.
Per tutte le informazioni: sentieroitalia.cai.it
Testo di Alfonso Picone Chiodo