Non basta una nevicata per negare il global warming

19 marzo 2020 - 14:12

Che l’inverno porti da sempre con sé nevicate ed ondate di freddo, non è certo una novità. Più recente la tendenza a minimizzare con questi eventi atmosferici il surriscaldamento globale.

Negli ultimi giorni del 2017 una forte ondata di freddo e maltempo ha colpito buona parte degli Stati Uniti d’America. Tanto è bastato al presidente in carica Donald Trump per rilanciare un tweet dove ancora una volta ironizza con sufficienza sul Global warming, il surriscaldamento globale.

In realtà la problematica che riguarda l’innalzamento medio delle temperature a livello mondiale, andrebbe analizzata nella sua complessità: fenomeni isolati non sono infatti sufficienti a giustificare una risoluzione della questione alla spicciolata.

Nell’epoca delle fake news e delle numerose pagine web che si pronunciano con opinioni di esperti improvvisati, si fa presto a tirare conclusioni affrettate e fallaci.

Nel corso degli ultimi 150 anni, la temperatura media del pianeta è aumentata di circa 0,8 gradi centigradi, che salgono ad 1 grado nella sola Europa. Anche il 2017 ha fatto registrare picchi record, come conferma l’Organizzazione meteorologica mondiale, dichiarando che l’anno appena terminato risiede nella ingloriosa top tre degli anni più caldi da quando ci sono rilevazioni.

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I fenomeni meteorologici estremi aumentano di anno in anno, una tendenza ben visibile anche nel 2017, anno in cui sono stati registrati uragani di straordinaria intensità come “Harvey”, “Irma” e “Maria”. Anomale anche le origini e gli sviluppi di questi fenomeni. Ne è la dimostrazione “Ophelia”, l’uragano originatosi in una posizione anomala nell’Oceano Atlantico, che ha poi proseguito la sua marcia seguendo una traiettoria opposta a quella “classica”: invece di abbattersi sulle coste del continente americano, Ophelia si è diretto verso l’Europa, sfiorando Portogallo e Spagna e arrivando – per fortuna indebolito nella potenza – fin sulle coste irlandesi.

Ammettiamo, però, che Trump non si voglia basare semplicemente sui segnali climatici che – tra le altre cose – coinvolgono in prima persona il paese di cui è presidente. Ammettiamo che il crescente numero di uragani, ondate di caldo e freddo, siccità, siano dei campanelli d’allarme fallaci; e che vogliamo avere un’evidenza comprovata scientificamente di questa tendenza.

Ci viene in soccorso il National Climate Assessment, un rapporto che analizza i cambiamenti climatici stilato da 13 agenzie federali statunitensi, il quale dichiara che a fronte del surriscaldamento globale “non vi è una spiegazione alternativa convincente” se non l’azione dell’uomo.

Il presidente Tycoon ignora quindi un rapporto di oltre duemila pagine (consultabile qui) con dati e tendenze registrate in tutto il mondo, un rapporto che oltretutto è stato approvato dalla Casa Bianca. Trump prosegue dunque la sua miope cavalcata negazionista, cominciata con l’uscita dagli accordi climatici di Parigi e rafforzata dall’intenzione di voler investire su una fonte energetica “nera” come il carbone; utilizzando ogni espediente per giustificare un pensiero personale discutibile.

È davvero possibile smentire 150 anni di aumento termico con una perturbazione nevosa di qualche giorno?

In apertura, foto di Chris Ford.

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