Un nuovo fiume scorre a Norcia
Il Torbidone era un torrente carsico alle porte di Norcia che dopo il terremoto del 1979 era in stato di totale magra, spesso in secca, sembrava definitivamente scomparso.
“Evidi a Norcia ancora un fiumicello. Questo sette anni sotto terra giace, e sette va di sopra grosso e bello” così scriveva il poeta Fazio Degli Uberti nel XIV secolo testimoniando che anche allora il torrente alternava periodi di secca a momenti di abbondanza di acqua.
Ma dopo il terremoto del 30 Ottobre il Torbidone è riemerso alla grande con una portata in continuo aumento degna di un vero e proprio fiume, allagando i campi e mettendo a rischio le abitazioni tanto da costringere a interventi d’urgenza per scavare con le benne un nuovo letto del fiume.
Un evento questo che potrebbe essere stato generato dall’abbassamento del terreno di alcune decine di centimetri dovuto al sisma, che avrebbe portato l’innalzamento della superficie piezometrica della falda freatica sottostante di almeno 80 m, permettendo così al Torbidone di tornare in superficie.
Venerdì 3 febbraio scorso durante sopralluogo a Norcia allo scopo di verificare quale potesse essere un progetto utile da sostenere con fondi raccolti da Federtrek fra le associazioni affiliate ho incontrato Guerrino che con i suoi due fratelli manda avanti l’azienda agricola di famiglia alle porte di Norcia. Hanno subito gravi danni alle stalle, fatto che li ha costretti a portare altrove una parte della loro mandria, vivono in casette e roulotte in attesa della verifica dell’abitabilità delle loro case ma per il resto sono uniti e ben intenzionati a ripartire.
Guerrino ci ha portato con il suo 4 ruote a vedere da dove nasce il nuovo fiume, al margine di suoi campi, in una valletta. L’acqua sembra fluire dappertutto, in una vasta area che ha un fronte di almeno 100 metri. Sgorga da numerosi “tagli” del terreno come da pelle piena di smagliature. Il terreno, dicono i sismologi è “caduto” per almeno 10 centimetri.
Gli Appennini si stanno aprendo e una parte sta migrando verso est provocando i terremoti estensionali tipici di questa zona che sono anche i più dannosi. Infatti come mi fa notare Renzo, un amico ritrovato dopo 50 anni, per via del terremoto,per colpa o per merito del terremoto, quasi tutte le case sembrano intatte ai piani superiori ma hanno una frattura, un taglio a 10/20 centimetri dalla base, nel punto in cui venendo a mancare all’improvviso l’appoggio, si sono “staccate” dal terreno sottostante.
Il nuovo fiume scorre impetuoso
Stride ancora di più la colpevole lentezza di chi i problemi dell’emergenza dovrebbe affrontare e risolvere con celerità mentre sempre il terremoto sembra trovarci impreparati, con mille impicci e inciampi burocratici.
Ogni volta sembra che sia la prima volta e si ricomincia da capo. Mi chiedo perché mai queste casette le hanno dovute ordinare all’ultimo minuto, perché non c’era uno stock disponibile da consegnare e montare in un paio di settimane, perché i comuni non si preparano prima prevedendo ed attrezzando un’area apposita, con gli allacci predisposti in caso di terremoto.
I terremoti questo è certo ci saranno di sicuro anche se non sappiamo quando. Non possiamo più aspettare passivamente la prossima scossa. Bisogna esser pronti.
Di Enrico Sgarella*
*Presidente dell’Associazione Movimento Tellurico (Trekking Ecologia e Solidarietà)