È un’estate particolare questa, una stagione in cui abbiamo dovuto stravolgere molte delle nostre abitudini. Ce lo impone la prudenza e la coscienza comune prima ancora che leggi e i decreti.
Le città d’arte e le località di mare hanno visto ridursi drasticamente le presenze, a Venezia a Giugno e Luglio c’erano il 50% in meno dei turisti dello scorso anno, pesa la mancanza degli stranieri. Discorso simile per Roma, Firenze e Napoli.
Molti italiani hanno scelto le nostrane località di mare per passare le vacanze estive, la riviera Romagnola, la Puglia, la Sicilia e la Sardegna hanno avuto cali meno marcati, la discesa si è fermata tra l’8 e il 15%.
Insomma, un’estate in cui il turismo ha dovuto fare i conti con le misure per il contenimento del Coronavirus che vanno poco d’accordo con le calche e gli ammassamenti tipici delle località del turismo di massa: come riviere, località di mare e città d’arte.
I primi dati confermano che quest’anno i cammini e i sentieri in giro per la penisola hanno visto aumentare esponenzialmente le presenze.
La Via degli Dei, il cammino che da Bologna porta a Firenze ha dovuto pubblicare sul proprio sito un avviso che invita i pellegrini a prenotare in anticipo i punti di sosta.
La via Francigena, probabilmente il cammino più noto d’Italia, ha visto camminare sul suo tracciato migliaia di pellegrini, fin dai primi giorni successivi alla fine del lockdown.
Le regioni più ricche di natura e panorami selvaggi, come l’Abruzzo, le Marche e le aree alpine hanno registrato un picco di prenotazioni nei mesi estivi.
Sono numeri isolati, che possono suggerire una tendenza ma che ancora non forniscono un dato definitivo, che potremo vedere solo tra qualche mese.
È fuori di dubbio che quest’estate molti italiani hanno indossato per la prima volta un paio di scarpe da trekking e hanno passato le vacanze tra un sentiero e un giro in mountain bike.
In un’estate difficile per il comparto turistico, abbiamo visto la rinascita di località spesso ai margini, che quest’anno hanno capitalizzato gli investimenti sulla tutela del territorio e delle aree naturali.
Non è un caso che l’Abruzzo e le Marche siano state tra le poche regioni ad avere il segno più nel bilancio delle presenze turistiche.
Sono diversi anni che questi territori puntano sul turismo lento e outdoor, è sufficiente visitare i loro portali turistici per vedere come il trekking e i cammini siano al centro della strategia di promozione del turismo.
Oggi questo impegno si traduce in migliaia di persone che sono andate a camminare nei Parchi Nazionali e Regionali, tra i sentieri che attraversano gli appennini, con soggiorni nei numerosi borghi autentici che puntellano questi territori.
Quanto sta avvenendo questa estate nel turismo deve essere spunto di riflessione per le strategie turistiche di medio e lungo periodo.
Partiamo da alcuni punti fermi, il primo è l’insostenibilità del turismo di massa, troppo aggressivo per le destinazioni turistiche e soprattutto sempre meno remunerativo nel lungo periodo.
Il secondo punto è la necessità di tutelare il territorio italiano, dagli effetti dei cambiamenti climatici, dal dissesto idrogeologico e dalla cementificazione. Fenomeni collegati, infatti un territorio sempre più cementificato velocizza il cambiamento climatico e contribuisce al dissesto.
In ultimo la necessità di valorizzare le aree interne, i borghi e i territori dell’appennino, vero patrimonio distintivo dell’Italia che potrebbero essere il volano di una ripresa economica diffusa, non solo alle grandi aree produttive ma in tutta la penisola.
Gli investimenti sul turismo lento e outdoor garantiscono flussi turistici in ogni stagione e, in molti casi, sono mirati alla protezione del territorio e dell’ambiente. Una strategia win-win come direbbero gli americani, che sulla tutela dei Parchi non sono secondi a nessuno.
Una strategia efficace ha bisogno che tanti fattori lavorino bene insieme: sviluppo di infrastrutture utili e intermodali, potenziamento della banda larga e interventi di efficientamento energetico di strutture pubbliche e private sul territorio.
Recenti studi sui futuri trend del turismo mostrano come il turismo sostenibile, ambientale e attivo sarà uno dei segmenti di maggiore crescita.
Non solo, la sostenibilità ambientale dell’offerta turistica, intesa come impatto ambientale del comparto turistico in uno Stato è uno dei fattori che guida la scelta delle destinazioni, specie tra gli americani e i viaggiatori del nord Europa.
In altre parole, ci saranno sempre più persone che sceglieranno la destinazione dei loro viaggio solo se questa sarà eco-sostenibile. Questo vuol dire avere infrastrutture, strutture ricettive e mobilità locale sviluppata all’insegna della sostenibilità.
Una buona notizia per l’Italia, che grazie al ricco patrimonio di aree naturali, montagne, parchi e borghi offre destinazioni di grande interesse ma anche un sistema ricettivo rispettoso dell’ambiente e dei contesti territoriali.
Qualche problema in più c’è nel deficit di infrastrutture di cui ancora soffre gran parte dell’Italia, in particolare del mezzogiorno. Anche in questo caso è necessario un piano generale e dettagliato per proseguire sulla strada di investimenti mirati e strategici.
Insomma, il patrimonio ambientale, paesaggistico e culturale c’è, non manca la buona volontà degli operatori e l’interesse dei turisti è crescente.
C’è bisogno ancora una volta di buona politica, di quella che affronta i problemi e cerca di trovare soluzione efficaci e strategiche, che si stacchino dall’oggi e inizino al pensare al domani.