Allarme turismo in montagna, con Omicron disdette già al 60%

La nuova e contagiosa variante Omicron mette a rischio la stagione turistica invernale. L'allarme lanciato da UNCEM, l'unione dei comuni montani: già ricevute il 60% di disdette delle prenotazioni fino alla Befana.

28 dicembre 2021 - 10:00

Omicron, una tegola sul turismo in montagna: fioccano le disdette

La contagiosa variante Omicron, arrivata proprio al culmine del periodo festivo, non è proprio il regalo che gli operatori turistici della montagna si auguravano di trovare sotto l’albero.

L’inverno 2021-2022, che doveva essere l’anno della ripresa, rischia di rappresentare un’altra, almeno parziale, battuta d’arresto.

Le disdette delle prenotazioni fioccano e la situazione, per chi vive del turismo in montagna, è molto seria.

L’allarme è lanciato da UNCEM, l’Unione Nazionale comuni e Comunità Enti Montani.

“La stima” – dice Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem – “è del 60 per cento di disdette di prenotazioni che erano state fatte nei territori montani alpini e appenninici fino all’Epifania. Siamo preoccupati. Perché tra gli operatori turistici, albergatori e ristoratori in particolare, oggi regna l’incertezza. Tanta. E fioccano le telefonate di disdetta. Che quest’anno sono più dannose dello scorso anno”.

La differenza in negativo rispetto all’anno scorso è l’effetto-sorpresa, il fatto che le cose siano andate in modo diverso dal previsto.

“Il danno dell’inverno 2021-2022” – prosegue Bussetti – “è peggiore di un anno fa. Nel dicembre 2020 gli albergatori e i ristoratori sapevano che sarebbero rimasti con numeri ridotti. Quest’anno no e quanto previsto, anche come magazzino di prodotti, a novembre 2021, oggi è impossibile da ammortizzare.”

Le disdette della clientela italiana sono dovute ai più svariati motivi: dalla paura della nuova variante al timore d ritrovarsi in zona rossa e non godere della vacanza.

E poi c’è Omicron che, vista la maggiore contagiosità, è destinata a mandare in quarantena diverse milioni di persone, tra positivi e contatti di positivi.

Proprio per questo il governo sta valutando di rivedere le norme sull’isolamento, per ridurre i giorni di quarantena richiesti a seconda che si tratti di positivi o contatti e in rapporto al ciclo di vaccinazione di ciascuno.

A questi guai sul versante del turismo interno si aggiungono quelli relativi al turismo estero, tradizionale serbatoio invernale per le località montane.

Le disdette infatti arrivano anche da fuori Italia, perché si aggiungono ai problemi legati alle quarantene le nuove norme e i vincoli legati all’ingresso nel nostro paese.

Per questo UNCEM chiede a governo e Regioni di agire, attivando fondi di ristoro per le aziende tristiche.

Nel frattempo regna l’incertezza su come andrà questa stagione che certo parte nel peggiore dei modi.

“L’incertezza per ora domina tra tutti” – conclude Bussetti – “anche tra i Sindaci. Siamo inermi di fronte a questa quarta ondata. E comunque sappiamo che la montagna, gli spazi aperti e anche lo sci,
le attività su pista, su neve e su ghiaccio, con mascherina e altre protezioni imposte dalle normative, sono meno contagiose rispetto ad altre situazioni dove si concentrano molte persone. Gli spazi
aperti della montagna non sono causa del covid, ma molto spesso sono invece soluzione alla diffusione del contagio. Sempre con mascherina ovviamente e con il vaccino per tutti, con numeri che Uncem
auspica possano crescere anche nei piccoli Comuni e sui territori grazie a una campagna ad hoc nella quale crediamo con il Governo e con il Commissario Figliuolo”.

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