L’affascinante mondo degli alberi che, onnipresenti nel nostro paesaggio, vengono spesso considerati la scenografia di fondo sul palcoscenico della Natura. Sono invece, come e anzi più di qualsiasi altro soggetto, testimoni della storia del mondo. Molti di loro da secoli, qualcuno più di mille anni, osservano le vicende della vita, registrando eventi climatici e modificazioni, lente e repentine, del tempo sui nostri territori. Andare alla scoperta dell’ambiente naturale seguendo il filo conduttore dei grandi alberi che osservano, apparentemente immobili ma vivi, la realtà che si modifica, a volte dando l’impressione di essere invulnerabili è un’esperienza affascinante. E se sappiamo ascoltarne la storie, concrete e reali, possiamo imparare molte più cose di quello che i nostri occhi e la nostra fantasia riescono a vedere.
I tronchi massicci, ora avvolti dalla preziosa scorza, ora illuminati dalle vivaci tonalità rosso-brune, raccontano storie antiche, intrinsecamente legate alla memoria rurale del territorio. Un articolo di “Le Monde” paragonava l’estrazione del sughero ad una scultura talmente preciso è il taglio fatto dalle mani esperte dei sugherai. Un’ascia equivalente ad uno scalpello dello scultore!
In Sardegna, già durante la civiltà nuragica si procedeva ad estrarre il sughero per la costruzione di alcuni manufatti che, ancora oggi, si ritrovano nella tradizione agropastorale di questa regione. Per le sue proprietà galleggianti e isolanti il sughero veniva inoltre utilizzato per la costruzione delle navi dai Romani e dai Greci; mentre dal Cinquecento il suo impiego venne ampliato per la fabbricazione di turaccioli.
A Iglesias, in Sardegna, presso il lago Monteponi, invaso non più utilizzato, ci sono sugherete incontaminate e fittissime. In Sicilia, non lontano da Gela e Caltanisetta, c’è un’area naturale che consente di entrare in contatto con l’affascinante ambiente delle sugherete e di coglierne l’importante testimonianza storica e paesaggistica. Qui, un tempo, si trovava la più grande sughereta della Sicilia centrale che rappresentava una risorsa importantissima per gli abitanti del luogo, impegnati nella lavorazione del sughero e nella raccolta dei prodotti del bosco.
Assieme al vicino bosco di San Pietro, la sughereta di Niscemi dava vita ad una realtà forestale unica. Oggi sopravvivono tenacemente diversi esemplari maestosi che superano i cinque metri di circonferenza e i quindici di altezza, regalando un carattere poetico e maestoso al paesaggio, nonostante la frequente minaccia della siccità e degli incendi.
Sempre sull’Isola della Trinacria è interessante il versante tirrenico dei Nebrodi, dove tra le diverse fasce di vegetazione, notevole è la presenza di sugherete. In Toscana, la macchia mediterranea e il bosco di sughere e roverelle secolari sono l’attrazione principale dell’itinerario A5 e A6 nel Parco della Maremma. I più fortunati potranno incontrare branchi di daini, caprioli e cinghiali, ma anche le più fuggevoli martore, istrici e tassi.
Si tratta di un superbo esemplare dall’imponente fusto colonnare che si biforca a V a circa 2 metri dal suolo. Alta una ventina di metri, questa sughera monumentale si trova nel comune di Geraci Siculo (PA) e il suo tronco supera anche i 5 metri di circonferenza escluso il sughero. Quando è sottoposto a decorticatura mette in evidenza la vivace colorazione rossastra del fusto e dei rami principali, caratteristica che gli conferisce un particolare fascino.
Chi si ferma ad osservare la chioma scoprirà una forma espansa e asimmetrica, più sviluppata verso valle dove alcuni rami penduli arrivano a lambire il suolo. La pianta è ancorata da enormi radici, in grado perfino di inglobare massi di diverse dimensioni. Alla sughera di Contrada Cava sono attribuite alcune leggende locali, legate alle antiche tradizioni agropastorali del territorio.
Testo di Stefano Vascotto e Enrico Bottino
Alberi da record: la SUGHERA, dono della natura