Alberi da record: i mille volti del PINO

18 marzo 2020 - 4:11

Alberi straordinari protagonisti della vita sul nostro pianeta: il PINO

L’affascinante mondo degli alberi che, onnipresenti nel nostro paesaggio, vengono spessoconsiderati la scenografia di fondo sul palcoscenico della Natura. Sono invece, come e anzi più di qualsiasi altro soggetto, testimoni della storia del mondo. Molti di loro da secoli, qualcuno più di mille anni, osservano le vicende della vita, registrando eventi climatici e modificazioni, lente e repentine, del tempo sui nostri territori.

Andare alla scoperta dell’ambiente naturale seguendo il filo conduttore dei grandi alberi che osservano, apparentemente immobili ma vivi, la realtà che si modifica, a volte dando l’impressione di essere invulnerabili è un’esperienza affascinante. E se sappiamo ascoltarne la storie, concrete e reali, possiamo imparare molte più cose di quello che i nostri occhi e la nostra fantasia riescono a vedere.

Dalle coste affacciate sul mare e profumate di salsedine ai crinali spazzati dal vento, dove le radici si aggrappano ai massi per rimanere ancorate alla vita d’alta quota: il pino ha un’incredibile capacità di cambiare aspetto al variare dell’altitudine, dei luoghi, delle condizioni climatiche. In un itinerario virtuale, dalle spiagge alle vette alpine, sembra non volersi mai arrendere il pino e, come un vero protagonista ad ogni apertura di sipario, sa farsi interprete di ambienti sempre differenti, reinventandosi nelle caratteristiche, nelle forme, nei colori, senza perdere la sua identità.

Il pino d’Aleppo (Pinus halepensis), specie che prende il nome alla città di Aleppo, in Siria, riesce ad adattarsi splendidamente ai terreni più aridi e non si allontana troppo dal mare. Lungo la splendida costa del Cilento, i pini d’Aleppo sono fortemente modellati dalla direzione dei venti dominanti: chiome e infiorescenze che, inclinate obliquamente dalle impetuose tempeste e dai forti venti provenienti dal mare, danzano arcuandosi fino a sfiorare il suolo.

Sui terreni sabbiosi, esposti al sole, possiamo osservare le chiome del pino domestico (Pinus pinea), aperte come grandi ombrelli sotto al cielo. Se iniziamo a spostarci verso l’entroterra, incontriamo le pinete di pino marittimo (Pinus pinaster) che affronta fiero i venti salsi marini. In Liguria, un itinerario panoramico immerso nella natura protetta del Parco Regionale di Portofino consente di osservare alcuni esemplari di pino marittimo, gravemente sofferenti, talvolta secchi o in stato degenerativo, attaccati dalla cocciniglia del pino e da alcuni focolai di insetti xilofagi. L’escursionista avrà modo di godere del paesaggio ma anche di acquisire maggiore consapevolezza riguardo le conseguenze di un’introduzione artificiale della pianta senza la cura e l’attenzione necessaria.

Una volta giunti al piano montano sono le chiome scure del pino nero (Pinus nigra) ad attirare la nostra attenzione: le pinete più interessanti si trovano in Carnia, nelle Alpi orientali (pino nero austriaco), in Abruzzo (pino nero di Villetta Barrea), nella Sila e in Aspromonte (pino nero laricio). Sempre più in alto, fino a incontrare i pini silvestri (Pinus sylvestris), i cui tronchi arancioni, dritti come sentinelle del bosco, si perdono tra gli ultimi, altissimi, rami. Dove la vegetazione arborea inizia a diradarsi e l’aria si fa pungente, il pino cembro (Pinus cembra) o cirmolo, spinge le sue radici nelle fessure delle rocce e ancora la sua densa chioma oltre i 2000 metri.

Suggeriamo di visitare il meraviglioso Bosco dell’Alevè, in Val Varaita, tra i più importanti boschi italiani di pino cembro (il termine Alevè, in occitano, indica il pino cembro). Misto ad altre conifere a quote basse, sopra ai 2300-2400 metri si è mantenuto puro ed è oggi iscritto nel libro nazionale dei boschi da seme. Preservatosi, in quanto bandito dai tagli, con funzione di riparo dalle valanghe e da eventuali movimenti franosi, il bosco ha resistito fino ai giorni nostri anche perché ubicato in versanti scoscesi che non lo rendevano adatto ad una trasformazione a pascolo.

Alcuni esemplari di cembro si spingono oltre i 2800 metri, una delle quote più elevate raggiunte sulle Alpi dalla vegetazione arborea. Sempre al nord, nel Parco del Mont Avic si può ammirare la foresta di pino uncinato più estesa della Val d’Aosta. Il primo Parco naturale regionale valdostano (anno 1989) prende il nome dalla snella forma ad ago del Mont Avic. La pre-genesi dell’area protetta risale al 1978 quando la Fiat, in cambio di una somma simbolica, cedette alla Regione Valle d’Aosta circa 1700 ettari di terreno da destinarsi, insieme ad ulteriori appezzamenti ceduti dall’Enel e da privati, a parco naturale.

Se scendiamo poi nel profondo Sud, sui crinali del Pollino, incontriamo le forme contorte e fantastiche dei pini loricati (Pinus heldreichii), impegnati in vorticose danze con fulmini, gelo e neve, testimoni del tempo. E quando ormai la presenza degli alberi sembra impossibile, ecco il pino mugo (Pinus mugo), prostrato a terra ma ancora vivo, bellissimo cespuglio sempreverde tra le pietraie d’alta montagna, in perfetto equilibrio con l’ambiente che lo ospita.

 

Alberi da record: Zi’ Peppe, il loricato ultracentenario

Nel selvaggio Pollino, non lontano da Lauria, si può ammirare un esemplare monumentale di pino loricato, alto ben 22 metri, tristemente incendiato nell’ottobre 1993, poco prima dell’istituzione dell’area protetta. Ma Zi’ Peppe, con il suo enorme tronco dalla circonferenza di 3 metri, è oggi diventato simbolo del Pollino e il suo tronco poetico e teatrale rivive nel logo del Parco.

Alberi da record: il pino di Monserrato

L’Isola d’Elba ospita, nel comune di Porto Azzurro, un bellissimo esemplare di pino domestico che il Corpo Forestale ha ufficialmente inserito nella lista degli alberi monumentali. Alto 15 metri, presenta un’ampiezza della chioma di ben 30 metri e si stima possa avere circa 250 anni. Per raggiungerlo si percorre la strada che porta al seicentesco monastero di Monserrato.

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Testo di Elisa Canepa e Enrico Bottino