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Ogni passo una scoperta, ogni sguardo un’emozione.
L’ambiente boschivo affascina da sempre per quel suo fresco respiro che addolcisce le giornate più assolate.
Per quei disegni di luci e di ombre che conquistano e disorientano, per quei profumi e quei colori che si fermano nella memoria visiva e olfattiva.
Ph.: Gettyimages / Massimo Ravera
Ma muoversi tra piante secolari che odorano di storia e di leggenda, significa anche immergersi in un mondo segreto fatto di simbiosi e di delicati equilibri tra piante e animali.
Qui si impara a conoscere un ecosistema complesso che amalgama cadute e rinascite.
Tutto si muove pur rimanendo fermo, tutto si modella pur apparendo similare.
Le Alpi di Cuneo sono ricche di boschi che si aggrappano ai versanti fino a graffiare il cielo.
Oasi verdi più o meno estese che si aprono tra strade, sentieri e mulattiere alle quote più differenti.
Come in Valle Tanaro, con i faggi del Bosco di Bagnasco (inserito tra i Siti di Importanza Comunitaria).
O gli straordinari larici del Bosco delle Navette, un migliaio di ettari per il lariceto più meridionale dell’arco alpino.
Il suo toponimo parrebbe rifarsi all’utilizzo che nei cantieri navali della vicina costa ligure un tempo si faceva proprio del legno di larice.
Altre foreste si possono visitare nelle Vallate Monregalesi, sotto la guida della Comunità Slow Food dei Custodi dei Castagneti della Valle Mongia, con la castanicoltura che abbraccia in realtà quasi tutte le basse vallate della provincia.
Gastronomia in quota – Archivio fotografico ATL del Cuneese
Oppure nelle Faggete di Pamparato (ennesimo Sito di Importanza Comunitaria).
In Valle Pesio, cuore dell’ex Parco Naturale del Marguareis, gli abeti rossi e bianchi incontrano i faggi e si snodano lungo i sentieri che risalgono verso le Cascate del Saut o il Pis del Pesio.
Sui monti di Vernante, ancora, ci si può immergere, con l’apposito sentiero naturalistico promosso dalle Aree Protette delle Alpi Marittime, nel Bosco Bandito di Palanfrè.
Faggi secolari vegliano indisturbati sull’incolumità del piccolo abitato proteggendolo dalle valanghe (il toponimo “bandito” deriva dal divieto di disboscamento per motivi di pubblica sicurezza attuato fin dal 1741).
Castagni, faggi, frassini, aceri, pini o abeti.
Una tavolozza cromatica che dipinge ogni vallata, disegnando angoli di pregio che stuzzicano la fantasia di grandi e piccoli.
Ph.: Rifugio Valasco, Licia
Lo scenario emotivo più scenografico?
Forse in Valle Varaita, nel Parco Naturale del Monviso, tra i sentieri del Bosco dell’Alevè.
Si tratta di un Sito di Importanza Comunitaria citato addirittura da Virgilio nell’Eneide, dallo storico Strabone e da Plinio il Vecchio nella sua celebre Naturalis Historia.
Più di ottocento ettari per la più vasta estensione di pino cembro d’Italia.
Un gioiello di biodiversità che illumina lo sguardo e ritempra corpo e anima.
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