Bolsena e Mezzano: 4 giorni all’insegna dell’arte e della natura

19 marzo 2020 - 13:52

Viaggio intorno al lago vulcanico più grande d’Europa e al lago di Mezzano, zona di grande rilevanza per chi vuole praticare escursionismo a piedi, in bicicletta e a cavallo.

I laghi occupano ben il 3,5% del territorio viterbese e costituiscono una risorsa fondamentale per il settore turistico: a cominciare dal Lago di Bolsena, il più grande lago formatosi nel cratere di un vulcano spento, il più grande della regione e il quinto d’Italia, con le due caratteristiche isolette Bisentina e Martana e i suggestivi borghi che lo costeggiano.

Nelle sue acque vivono molte specie di pesci, alcune introdotte dall’uomo, tra cui il coregone, il persico reale, il luccio, la carpa, la tinca, il lattarino, la scardola, la lasca, il cefalo, il gambero di fiume, il granchio d’acqua dolce e infine le celebri anguille di cui era ghiotto Papa Martino IV, tanto da costargli il purgatorio dantesco.

Numerosi gli uccelli acquatici migratori: sono stati avvistati moretti, moriglioni, fistioni turchi, folaghe, svassi maggiori, tuffetti, garzette e aironi cenerini. Tra gli uccelli stanziali, si ricordano i colombi, i gabbiani e una decina di cigni. E poi ancora aironi, il cannareccione e la cannaiola. I predatori più diffusi sono il cormorano e la strolaga.

Caratteristica la presenza di due isole: la Bisentina e la Martana. L’isola Bisentina, la maggiore, ha una superficie di 17 ha e conserva folti boschi di leccio e giardini all’italiana. L’isola Martana, più piccola, situata di fronte al centro abitato di Marta, è proprietà privata e non è quindi visitabile.

Lo stupendo contesto naturalistico in cui è inserito il Lago di Bolsena

Il Lago di Mezzano, situato a pochi chilometri a ovest del Lago di Bolsena, conserva invece i resti di una città semisommersa il cui valore naturalistico è oggi tutelato dalla Riserva Naturale Regionale Selva del Lamone, nella quale è compreso.

La denominazione latina di Lacus Statoniensis è in memoria di Statonia, antica città che sorgeva sulle sue rive fino al Medioevo quando fu distrutta dai Vandali. Le sue acque sono abitate da una ricca fauna ittica: lucci, carpe, tinche, trote e anche il persico trota.

Molti anche i cervi e caprioli che popolano il territorio circostante. Particolarmente suggestivo è il bosco di Monte Rosso, dove alberi di alto fusto con piante di cerro e roverelle secolari nascondono i resti del Castello di Mezzano d’origine longobarda, e distrutto alla metà del 1300. Poco lontano dal lago (circa 1,5 km) si ammira un’immensa roverella, di oltre 300 anni, classificata una delle piante più antiche del Lazio. Meritano sicuramente una visita i centri di Vulci e Valentano, ricchi di storia.

L’Itinerario turistico

→ Primo giorno

L’origine vulcanica della provincia di Viterbo è rivelata, oltre che dalla
morfologia del Lago di Bolsena e Lago di Vico, anche da sorgenti d’acqua sulfurea termale. Pietre di tufo, di colore rossiccio, e di peperino, formano un piacevole contrasto che caratterizza tutto il paesaggio fino alle mura e agli edifici di quasi tutti i centri abitati, compresa Viterbo. E il nostro itinerario parte proprio dal capoluogo di provincia, città dove visitare il quartiere medioevale, il Palazzo dei Papi con la sua famosa loggia e la Cattedrale di San Lorenzo.

Qui di seguito trovate la descrizione della tappa della Via Francigena che da Montefiascone a Viterbo consente di addentrarsi nel cuore della Tuscia viterbese, ammirando tutte le sfumature e i toni caldi della sua terra, dal giallo dei campi di grano all’ocra del tufo.

Via FRANCIGENA: da Montefiascone a Viterbo

Terminato il nostro giro viterbese, ci sposteremo verso nord, fino a Montefiascone. Antica città etrusca, Montefiascone deve la sua fama alla produzione del celebre vino Est!Est!!Est!!!

Est! Est!! Est!!! È il più noto dei vini Doc della zona. Limpido e paglierino, si accompagna bene con pesce di lago. Il suo curioso nome deriva da una leggenda. Nell’anno 1111 Enrico V di Germania stava raggiungendo Roma con il suo esercito per ricevere dal papa Pasquale II la corona di Imperatore del Sacro Romano Impero.

Al suo seguito si trovava anche un vescovo, intenditore di vini, il quale per soddisfare questa sua passione mandava il suo coppiere, Martino, in avanscoperta per assaggiare e scegliere i vini migliori.

I due avevano concordato un segnale in codice: qualora Martino avesse trovato del buon vino, avrebbe dovuto scrivere “Est”, ovvero “c’è” vicino alla porta della locanda. Il servo, arrivato a Montefiascone e assaggiato il vino locale, non poté in altro modo comunicare la qualità eccezionale di quel vino, decise di ripetere per tre volte il segnale convenuto e di rafforzare il messaggio con ben sei punti esclamativi: EST! EST!! EST!!!

Montefiascone, Viterbo

Principale monumento della città di Montefiascone è la Chiesa di San Flaviano, composta da due edifici sovrapposti.

Nella chiesa inferiore troviamo la pietra tombale del nobile prelato tedesco Johannes De Fugger (“Defuk”), grazie al quale la città deve la sua notorietà e a lui è dedicato un corteo storico in costume che si tiene in agosto durante la celebre Fiera del vino di Montefiascone.

→ Secondo giorno

Lasciata Montefiascone, dopo qualche chilometro si giunge a Bolsena. Il centro storico è caratterizzato da vicoli angusti e strette vie; il piccolo borgo è dominato dal Castello Monaldeschi, dal quale è possibile godere di un bel panorama sul lago e la città. Il castello ospita il museo territoriale che conserva importanti reperti etruschi e romani. Le rovine dell’antico maniero risalgono al 1815, quando gli stessi abitanti lo distrussero per evitare che finisse nelle mani di Luciano Bonaparte.

Il monumento per cui Bolsena è più famosa è la Collegiata di Santa Cristina, risalente all’XI secolo. La sua storia si lega a due importanti miracoli della tradizione cristiana. Il primo avvenne agli albori del cristianesimo: Cristina (in seguito divenuta santa e patrona della città), gettata nel lago con una pietra al collo per ordine del padre, fu salvata dalla stessa pietra che, divenuta leggera, la tenne a galla e la condusse fino a riva.

Alcuni secoli dopo, nel 1263, il secondo miracolo ebbe protagonista la stessa pietra, la quale, trasformata in tavola d’altare, fu bagnata dalle gocce del sangue di Cristo, sgorgate prodigiosamente da un’ostia spezzata. In ricordo dell’avvenimento, papa Urbano IV istituì la festa del Corpus Domini ordinando la costruzione del Duomo di Orvieto, diocesi da cui Bolsena dipendeva. La pietra, con ancora impressi l’orma dei piedi della Santa e le macchie di sangue, è visibile nella Collegiata della Cappella del Miracolo.

Bolsena, Santa Cristina (Ph Michele Dalla Palma)

Ma veniamo al grande invaso di Bolsena dove è possibile praticare diverse attività oudoor. Sulle acque del lago si praticano pesca, vela e windsurf. Partendo dal lungolago di Montefiascone e costeggiando sempre la riva, si percorre un divertente itinerario per gli amanti della bicicletta: si transita per Marta e Capodimonte, dove è possibile deviare per vedere le rovine di Bisentium. Poi (da questo punto la strada non è più asfaltata) si passa per la cappella di San Magno, e si continua fino al bivio per Gradoli.

Il lago è toccato da due itinerari a lunga percorrenza: la Via Francigena (Bolsena ne era un’importante posto-tappa) e il “Sentiero dei briganti” che da Vulci ad Acquapendente ripercorre i vecchi itinerari dei fuorilegge.

Qui di seguito trovate la descrizione delle due tappe della Via Francigena che interessano Bolsena

Via FRANCIGENA: da Orvieto a Bolsena

Via FRANCIGENA: da Bolsena a Montefiascone

In particolare, il lago di Bolsena è famoso oltre che per le classiche specie ittiche, per le anguille pescate in caratteristiche nasse. Un tempo per questo tipo di pesca veniva utilizzata una particolare barca, tipica di Bolsena, oggi adottata per portare i turisti in gita sul lago.

L’Anguilla del lago di Bolsena, già nota ai Romani e ai Papi per la sua bontà, raggiunse il massimo della notorietà nel Medioevo, tanto da essere citata da Dante Alighieri nella Divina Commedia (Purgatorio XXIV 20-24): “…e quella faccia / di là da lui più che l’altre trapunta / ebbe la Santa Chiesa in le sue braccia: / dal Torso fu, e purga per digiuno / l’anguilla di Bolsena e la vernaccia”.

La vernaccia è infatti usata per insaporire il tipico pesce, ma molte altre sono le ricette della gastronomia locale (alla pescatora, allo spiedo, in umido). Il coregone, invece, detto anche lavarello, è un pesce di lago dal corpo slanciato, ricoperto di grosse squame e bocca piccola un po’ obliqua. Raggiunge la maturità sessuale verso i 2 anni di vita, depone alcune migliaia di uova e può arrivare a una lunghezza di 50 centimetri.

La consistenza e sapidità delle sue carni lo rendono indiscusso protagonista della tradizione gastronomica locale che lo propone alla griglia, fritto e in salsa.

La Rocca di Bolsena (Ph Michele Dalla Palma)

→ Terzo giorno

Dopo Bolsena, si prosegue verso Gradoli. La città è celebre per i suoi vigneti (vi si produce l’aleatico), ma anche per il bel centro storico medioevale, dominato da Palazzo Farnese, eretto nel XVI secolo da Sangallo e dove oggi è ospitato il Museo del Costume Farnesiano. Da Gradoli, una deviazione conduce a Latera dove ha sede il piccolo ma grazioso Museo della Terra.

Da Latera, la strada provinciale per Farnese interseca un bivio da dove, girando a destra, si seguono le indicazioni per “Agriturismo Fra Viaco”. La strada sterrata porta sulle rive del più piccolo laghetto di questo itinerario: il Lago di Mezzano. Scendere sulle sue sponde non è facile: si può superare l’azienda agrituristica fino ad una sbarra di ferro e poi, da qui, proseguire a piedi per poche centinaia di metri, oppure seguire, dalla parte opposta, il Sentiero Naturalistico che attraversa il monte Becco.

Il Lago di Mezzano è incluso nella Riserva Naturale Selva del Lamone e sorge in una zona di grande rilevanza per chi vuole praticare l’escursionismo a piedi, in bicicletta o a cavallo. Uno degli ingressi è a pochi chilometri da Farnese, lungo la strada per Pitigliano, ben riconoscibile dal cartello segnaletico e da un fontanile (loc. Lamoncello). Da qui, una rete di strade sterrate conducono alla caldera di Rosacrepante, fenomeno naturale di origine vulcanica.

In alternativa, scendendo fino al lago, possono essere percorsi dei Sentieri Natura nella zona di Monte Becco. L’area è percorsa dal “Sentiero dei Briganti”, itinerario a tappe da Vulci ad Acquapendente. I ciclisti potranno pedalare in mountain bike attraverso i sentieri della Riserva, oppure fare del cicloturismo per le strade secondarie della Tuscia, con un traffico automobilistico quasi sempre molto ridotto. Infine, per chi desidera portare tutta la famiglia a fare una facile visita naturalistica, è particolarmente indicata l’Oasi WWF di Vulci.

Dal Lago di Mezzano, tornando al bivio precedente si è ormai vicini a Valentano. La città conserva parte delle mura erette da Martino V: da visitare è la Collegiata che custodisce affreschi di grande pregio, mentre nella Rocca Farnese è ospitato il Museo della Preistoria della Tuscia.

Tra le località nei dintorni del lago, merita una visita Farnese, città d’origine dell’omonima famiglia nobile che tanto ha segnato la storia di queste terre. Sulla sua piazza si affacciano Palazzo Farnese e la Chiesa di S. Salvatore, dove sono custoditi un pregevole tabernacolo in legno dorato e dei marmi policromi della fine del XVI secolo. A seguire visiteremo le rovine di Castro, capitale del “Ducato di Castro e Ronciglione”: staterello creato nel 1537 da papa Paolo III per farvi regnare il figlio Pier Luigi Farnese, fu poi distrutto nel 1649 da Innocenzo X.

Parco Archeologico, antica città etrusca romana (Ph Shutterstock.com / Francesco De Marco)

→ Quarto giorno

La tappa successiva è Canino (cittadina appannaggio di Luciano Bonaparte, ove oggi riposano le sue spoglie) con la visita ad alcuni tra i più affascinanti luoghi dell’intera Tuscia: l’area archeologica di Vulci, il vicino Museo etrusco e il suo famoso Ponte dell’Abbadia. A Vulci troviamo tombe monumentali etrusche le quali conservavano oggetti che oggi sono custoditi nei musei archeologici più importanti.

Il Museo Etrusco, sito della vecchia Abbazia di Vulci cintata da alte mura merlate, raccoglie molti reperti dell’area. Il vicino ponte medioevale (costruito su una precedente struttura etrusco-romana), con la sua forma a schiena d’asino, costituisce l’unico accesso al castello dal lato del fiume Fiora. È sicuramente tra i luoghi più affascinanti della zona.

Vista panoramica a Capodimonte, sul lago di Bolsena (Ph shutterstock.com / Stefano Valeri)

Dopo l’antica Vulci ci spostiamo verso Capodimonte: uno dei centri più piacevoli e rilassanti del lago. Il piccolo centro è dominato dal Castello Farnese, massiccia costruzione a pianta ottagonale progettata da Antonio da Sangallo il Giovane.

Da Capodimonte partono i battelli per l’Isola Bisentina, la maggiore del lago. Tra i suoi 0,17 kmq di superficie si ammira una varietà di vegetazione che spazia da fitti boschi di leccio a curatissimi giardini all’italiana, ma anche monumenti come il Palazzo Farnese (opera di Sangallo il Giovane), la Chiesa di San Giacomo e Cristofaro con cupola del Vignola (vi è sepolto Ranuccio Farnese), le cappellette situate in ogni angolo dell’isolotto.

L’Isola Martana, più piccola, conserva i resti di un castello e della Chiesa di Santo Stefano. Secondo la tradizione, qui sarebbero state nascoste le spoglie di Santa Cristina durante le invasioni barbariche, e qui sarebbe stata tenuta prigioniera e uccisa la regina dei goti Amalasunta. Con la pittoresca Marta, i suoi due porticcioli – turistico e da pesca – e i resti della vecchia Rocca, si conclude l’itinerario intorno al lago.

Testi di Enrico Bottino, Aldo Frezza e Francesca Sciarra. Foto di Aldo Frezza, Francesca Sciarra, Michele Dalla Palma, Shutterstock

 

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