Butteri in Maremma: una cartolina dal passato

La razza maremmana e i butteri, due realtà legate da un unico cordone ombelicale, rappresentano una porta aperta sul passato che rischia di chiudersi inesorabilmente, per sempre, di fronte ad una moderna zootecnia di profitto

18 marzo 2020 - 16:00

Ricca di risorse naturali e appena sfiorata dalla presenza del progresso, la Maremma vanta un’attività umana tradizionale, quella del mandriano, ormai entrata nel Dna del territorio, ma minacciata di estinzione, al pari della razza maremmana.

La giornata del mandriano inizia all’alba: in sella al suo cavallo, con una mano sulla briglia e l’altra ad impugnare “l’uncino” (bastone dalla forma particolare), governa il bestiame negli ampi e incontaminati spazi della Maremma.

La giornata del mandriano inizia all’alba: in sella al suo cavallo, con una mano sulle redini e l’altra ad impugnare “l’uncino” (bastone dalla forma particolare), governa il bestiame negli ampi e incontaminati spazi della Maremma. Qui il destino del cavallo maremmano e della vacca dalle grandi corna a lira è legato a quello dei butteri, uomini che amano ciò che hanno scelto di fare.

Purtroppo però dure equazioni hanno stravolto gli equilibri ambientali ed umani stabiliti da secoli: il buttero fino a qualche tempo fa era una figura insostituibile in Maremma, il suo ridimensionamento in economia rurale è derivato in massima parte dalle mutate condizioni agro-zootecniche che hanno introdotto la meccanizzazione in larga scala.

Ma la figura del buttero resiste grazie alle sue forti radici e alla tradizione.

Fieri prosecutori di un’attività secolare, forti dei loro cavalli robusti e veloci, ci auspichiamo che continuino a cavalcare per molti secoli ancora.

 

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