Nel corso del 1200 uno tra gli uomini di chiesa più conosciuti e amati del suo secolo, venne accolto tra le città del nord Italia dopo un lungo viaggio, e qui si ritrovò a condurre una vita itinerante di studi, preghiera e predicazione.

19 marzo 2020 - 13:45

Portoghese di nascita, divenne con il passare del tempo il Santo di Padova, città dove fu anche edificata un’imponente basilica che porta il suo nome.

È Sant’Antonio di Padova, uno tra i più grandi dottori della chiesa, uomo umile e saggio nei suoi insegnamenti. Ad oggi è uno dei santi più venerati del cattolicesimo.

Il 2010, circa 800 anni dopo le peregrinazioni del Santo portoghese sulle terre italiane, è stato l’anno di nascita del Cammino di Sant’Antonio, un lungo itinerario a tappe che ripercorre in senso contrario il tragitto del Santo, nel suo ritorno a Padova dall’eremo forlivese di Montepaolo, che fu lungamente sua dimora in Italia.

 

Il Cammino collega idealmente la città veneta ad Assisi, luogo dove nacque San Francesco, per ricollegare idealmente i due centri, che meglio d’ogni altri rappresentano i grandi Santi francescani del Medioevo.

Da Padova o Camposampiero – città dove il Santo si ritirò in eremo per condurre una vita contemplativa – il percorso raggiunge l’eremo di Montepaolo a Dovadola, per poi proseguire valicando l’Appennino verso la Toscana e successivamente l’Umbria.

Un lungo cammino che taglia la Val Padana passando per le piccole città d’arte del Nord Italia – Padova, Rovigo, Ferrara, Bologna – e per ambienti naturali preservati da aree protette come il Parco Regionale dei Colli Euganei, dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi dell’Abbadessa e della Vena del Gesso Romagnola.

 

Un “lungo cammino” dal cuore della Pianura Padana alle foreste dell’Appennino

Il percorso del cammino di Sant’Antonio prevede una partenza da Venezia, Padova o Camposampiero, a seconda delle preferenze.

Dopo aver costeggiato i Colli Euganei ed aver approcciato la Grande Pianura nell’area del Polesine, si entra in Emilia Romagna superando il Re dei fiumi italiani, il Po, che segna il confine tra le due regioni.

E proprio da qui inizia il nostro percorso a tappe, che ci condurrà attraverso piccoli borghi e campagne dove ancora si respira quell’aria sincera e conviviale tipica dei luoghi più autentici.

Polesella, è questo l’ultimo borgo veneto che ci si lascia alle spalle prima di addentrarsi nelle terre emiliane una volta attraversato il Po.

Costeggiando il corso d’acqua per una dozzina di chilometri circa, si transita dai borghi di Pescara e Francolino, poi si prosegue lungo la pista ciclabile in direzione Malborghetto di Boara per altri due chilometri.

Siamo ormai alle porte di Ferrara, città d’arte che per le sue bellezze è stata riconosciuta Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO. Innumerevoli gli scorci che in centro città mostrano un centro di antichissima origine, arricchito nel tempo da edifici che ne fecero uno dei fulcri del Rinascimento italiano.

Capitale di un ducato indipendente, Ferrara fu città d’arte e cultura: basti pensare che tra le mura trovarono dimora personalità del calibro di Torquato Tasso, Ludovico Ariosto, Niccolò Copernico, Andrea Mantegna, Tiziano e Pico della Mirandola.

Oggi il centro storico mantiene intatte le sue bellezze, circondate quasi completamente dalle antiche mura, tra cui spiccano il Castello Estense, la Cattedrale di San Giorgio Martire e il suggestivo Palazzo dei Diamanti. Dopo aver visitato Ferrara, il Cammino prosegue con la seconda tappa di 6 ore, destinazione Malalbergo.

Partendo dalla Cattedrale cittadina, si attraversa il Po di Volano e si prosegue in direzione di San Martino attraversando il paese e giungendo infine a Malalbergo.

 

_ Dalla terza alla sesta tappa:

la terza tappa prosegue verso il capoluogo di regione attraversando – a pochi chilometri da Malalbergo – l’ex risaia di Bentivoglio, un ambiente naturale umido attraversato da canali, canneti e piccoli boschetti, dove è possibile osservare più di 200 specie di uccelli.

Si transita poi da Bentivoglio, piccolo borgo costruito strategicamente sul Canale Navile che collegava Bologna al Po, con il suo imponente castello eretto nella seconda metà del 1400 e la torre alta 40 metri.

Proseguendo oltre per Argelato, si giunge infine a Castel Maggiore, dove termina anche la terza tappa.

Il giorno successivo si guadagna strada verso Bologna procedendo lungo il Canale Navile, per arrivare dopo pochi chilometri al capoluogo.

La “città delle Torri” è detta anche la Dotta per la sua università, la più antica del mondo, e custodisce nel suo centro edifici simbolo come la maestosa Piazza Maggiore, la Basilica di San Petronio, la Basilica di Santo Stefano e la Fontana del Nettuno, oltre alle celeberrime Torri pendenti.

La città dei portici e degli eleganti palazzi in mattoni, fu sede del primo studentato teologico francescano fondato proprio da Sant’Antonio nel 1223, presso il convento di Santa Maria della Pugliola.

Se fino a Bologna il Cammino di Sant’Antonio era dominato dai paesaggi della Pianura Padana, la quinta tappa ci fa immergere tra i magnifici scenari dei colli bolognesi, movimentati da ambienti naturali di grande suggestione.

Si tocca quindi il territorio del Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa, ad una manciata di chilometri dal centro città.

Per arrivare alla destinazione di tappa, Settefonti, si abbandonano le strade asfaltate e ci si addentra nella boscaglia attraverso piccoli sentieri che di tanto in tanto si schiudono in cartoline d’inaspettata bellezza: rupi rocciose, conche, anfiteatri naturali, grotte e naturalmente i calanchi che danno il nome all’area.

Ormai siamo nel cuore del cammino, immersi in scenari di sorprendente bellezza, e la tappa 6 non è da meno: partendo da Settefonti si segue il tracciato della Via Flaminia Minor, che portava ad Arezzo, scendendo tra i boschi nella Valle del Quaderna e risalendo successivamente vero il Monte Calderaro a 568 metri. Proseguendo oltre il borgo di Vedriano, si giunge infine a San Martino in Pedriolo.

 

_ La settima tappa:

Altra tappa – la settima – altra valle: questa volta è il Santerno a scavare le alture collinari che nascondono sentieri immersi nella natura.

Il Cammino passa per la Vena del Gesso Romagnola, una formazione geologica dai tratti caratteristici che si estende sotto forma di una spettacolare muraglia di gesso nel suo versante meridionale.

Dopo aver sorpassato la Valsellustra e la chiesetta di Santa Maria Assunta, si sale verso Pieve Sant’Andrea e Croara, fino a giungere alla meta finale, Tossignano.

La destinazione di questa tappa è un borgo da scoprire nelle sue viste panoramiche, che consentono di dominare tutta la vallata grazie al punto in cui il nucleo fu costruito, arroccato sulla scogliera di gessi nel cuore dell’affioramento roccioso.

Risalente con ogni probabilità al V secolo, conserva ancora i resti della rocca e l’antica porta di San Francesco di accesso al paese.

Continua tra i Gessi anche la tappa successiva da Tossignano al Parco Naturale del Carnè: passando per le vallate che di tanto in tanto interrompono le stratificazioni di gesso, si incontrano ampi scorci prativi e il piccolo Borgo Rivola.

Proseguendo su strade bianche si giunge al Monte Mauro fino al Rifugio Ca’ Carnè, da cui la vista spazia maestosa sulla collina antecedente alle cime appenniniche.

Un luogo ideale per godersi il meritato riposo, questa è infatti una delle tappe più dure, un continuo saliscendi di 10 ore per un dislivello positivo di 1.200 metri.

Emilia Romagna Turismo: Modigliana

Smaltita la fatica, si procede con la nona tappa, destinazione Modigliana. Sul piccolo e grazioso borgo svetta la Rocca appartenuta ai Conti Guidi. Comincia così la discesa verso il fondovalle del Lamone e Brisighella, località termale immersa tra i coltivi smeraldini.

Il paese – inserito nella lista dei Borghi più belli d’Italia – è addossato alle rupi gessose e sovrastato da tra grandi roccioni su cui si ergono i tre simboli del luogo: la Rocca, la torre dell’Orologio e il Santuario del Monticino. Il centro medievale di Brisighella è un’intricata tela di viuzze, stradine e saliscendi, che prendono respiro nella centrale piazza Marconi.

Da non perdere la curiosa Via del Borgo, una strada sopraelevata illuminata da caratteristiche finestre ad arco, che da XIV secolo rappresentava il baluardo difensivo più antico del borgo.

 

Dopo aver lasciato Brisighella, la strada di Sant’Antonio torna a salire per conquistare Modigliana, punto d’arrivo e di partenza per la decima tappa. Il paese, costruito nel punto in cui si incontrano i torrenti Acerreta, Tramazzo e Ibola, è conosciuta per i suoi numerosi ponti che solcano le fresche acque.

Un tempo feudo dei conti Guidi, Modigliana è ricca di edifici legati al suo passato medievale, dal Duomo all’elegante Palazzo Pretorio, dal Palazzo Borghi all’antica rocca. Tra gli edifici più curiosi, la Tribuna di Piazza don Minzoni, che costituiva l’ingresso principale al castello.

Da Modigliana si ricomincia a salire verso il Monte Trebbio, dalla cui sommità la vista spazia sulla valle del fiume Montone e sulle cime appenniniche che circondano l’altura. Da qui in pochi chilometri si arriva nei pressi dell’Eremo di Montepaolo, l’agognata meta del nostro cammino religioso.

Questo luogo di culto rappresenta il santuario antoniano più importante della Regione: in questo angolo d’Appennino, il Santo ebbe la prima dimora una volta arrivato in Italia nel 1221. Presso l’eremo si trova la grotta dove Antonio si ritirava in preghiera e anche una preziosa reliquia ex corpore del Santo. Ricostruito a inizio Novecento e ricoperto da eleganti affreschi, il Santuario contiene numerose opere d’arte.

Da qui riparte il cammino che unisce idealmente il percorso di Sant’Antonio e San Francesco, raggiungendo Dovadola e la Rocca di San Casciano, punto terminale dell’11° tappa. Dovadola è un borgo che fu lungamente dominato dai conti Guidi, i quali edificarono in loco la spettacolare ed omonima rocca alta 30 metri, nella parte più antica del paese.

 

In questo angolo di Emilia Romagna già si respirano sbuffi d’aria fiorentina: nel 1400 la famiglia Guidi cedette il feudo di Dovadola alla Repubblica di Firenze, e il borgo fece parte della cosiddetta Romagna Toscana fino al 1923, quando passò sotto la provincia di Forlì-Cesena. Furono proprio i fiorentini a costruire la robusta murata, contenente la Torre dell’Orologio al suo interno, a difesa del centro abitato. Dopo aver visitato anche l’Abbazia di Sant’Andrea, si continua su sterrati per poderi e casolari fino a Rocca San Casciano, termine della tappa.

Emilia Romagna Turismo: Rocca di San Casciano

Il giorno dopo si riparte da Rocca San Casciano alla scoperta della valle del fiume Montone, addentrandosi sempre più tra ambienti collinari ricoperti dai boschi. Al termine della tappa – di 11 km – si giunge a Portico di Romagna, detentore di una Bandiera Arancione TCI insieme al borgo di San Benedetto.

Costruito su tre livelli differenti, anche Portico di Romagna conserva le vestigia delle fortificazioni dei conti Guidi. Tra i monumenti che svettano nel centro storico, nella parte alta dell’abitato, si trovano la chiesa di Santa Maria in Girone, il Palazzo Portinari del XIV secolo – appartenente secondo la tradizione al padre della dantesca Beatrice – e il ponte ad arco della Maestà, splendido punto d’osservazione sul borgo.

Emilia Romagna Turismo: Portico di Romagna

Quasi giunti nei pressi dello spartiacque appenninico, il giorno dopo continuiamo con la tappa 13 per San Benedetto in Alpe. Transitando da boschi di cerro e faggete, si sale fin sulla cima del Monte Roncole e si valica il Passo del Manzo.

La collina ha lasciato ormai spazio alla montagna, ambiente che permea le viuzze di San Benedetto, borgo nato intorno all’abbazia che secondo la tradizione fu fondata dallo stesso San Benedetto. Proprio qui, all’Eremo di San Benedetto, trovò ristoro Dante Alighieri, al quale è dedicata la via principale del paese.

Salendo verso la parte alta del borgo, si incontrano la chiesa, la cripta e il chiostro dell’abbazia benedettina.

Emilia Romagna Turismo: San Benedetto in Alpe

La 14° ed ultima tappa chiude con il botto il nostro viaggio in terra romagnola. Immersi in foreste selvagge, partiamo alla volta della Cascata dell’Acquacheta, uno dei luoghi più suggestivi dell’Appennino, inserita anche nell’Inferno dantesco: il sommo poeta, transitando da questi sentieri, rimase folgorato dalla bellezza di questo salto d’acqua alto circa 90 metri, tanto da inserirlo nel Canto XVI dell’Inferno. Oltre l’Acquacheta si incontra l’altrettanto suggestiva Cascata del Lavane e si continua a salire fino a guadagnare il crinale.

A pochi minuti di cammino si trova l’Eremo dei Toschi – luogo ideale per una breve sosta – mentre il percorso procede ancora verso il Passo del Muraglione e successivamente verso il Borgo di Serignana. L

a nostra destinazione finale, Castagno di Andrea, è ormai dietro l’angolo. Porta d’accesso del Parco Nazionale Foreste Casentinesi, il borgo deve il suo nome al grande pittore rinascimentale Andrea del Castagno che qui trovò i natali. Dopo circa 1.400 metri di dislivello positivo e una tappa tanto impegnativa quanto scenografica, il nostro cammino termina qui.

Il Cammino di Sant’Antonio: le tappe

1° tappa: Polesella (Ro) – Ferrara  (23 Km)

2° tappa: Ferrara – Malalbergo (19 Km)

3° tappa: Malalbergo – Castel Maggiore (26 Km)

4° tappa: Castel Maggiore – Bologna (21 Km)

5° tappa: Bologna – Settefonti (18 Km)

6° tappa: Settefonti – San Martino in Pedriolo (18 Km)

7° tappa: San Martino in Pedriolo – Tossignano (17 Km)

8° tappa: Tossignano – Parco Naturale Del Carnè (22 Km)

9° tappa: Parco Naturale Del Carnè – Modigliana (20 Km)

10° tappa: Modigliana – Montepaolo (17 Km)

11° tappa: Montepaolo – Dovadola – Rocca San Casciano (23 Km)

12° tappa: Rocca San Casciano – Portico Di Romagna (12 Km)

13° tappa: Portico Di Romagna – San Benedetto In Alpe (16 Km)

14° tappa: San Benedetto in Alpe – Cascate dell’Acquacheta – Passo del Muraglione – Castagno d’Andrea 21,6 km

 

Vie di Pellegrinaggio: Il Cammino di Sant’Antonio

Il sito ufficiale del Cammino di Sant’Antonio

 

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