Cile, il Cerro Castillo: un trekking ai confini del mondo

8 ottobre 2022 - 13:07

Il trekking al Cerro Castillo, Cile

Il trekking più famoso del Cile è senza dubbio il circuito W della Torres del Paine, un massiccio che ricorda per forma e numerole tre guglie delle Cime di Lavaredo.

Tuttavia c’è un assenso comune anche sul secondo gradino del podio: il trekking al Cerro Castillo.

Ci troviamo nel piccolo villaggio di Villa Cerro Castillo, settecento anime raccolte a centoventi chilometri da Coyhaique, capitale della regione di Aysen.

La densità abitativa di questa regione è incredibilmente bassa, meno di un abitante per chilometro quadrato.

Enormi spazi incontaminati si allargano per ogni dove e più di metà della superficie regionale è tutelata da Parchi Nazionali. Un vero paradiso per gli amanti della Natura.


Al pueblo ci sono solo negozi a conduzione familiare, frutta e verdura fresca arrivano un paio di volte a settimana.

Diverse le possibilità di alloggio ma in estate (dicembre a marzo) è meglio prenotare con anticipo perché il luogo è una meta ambita dal turismo nazionale.

Il Parco Nazionale Cerro Castillo, almeno sulla carta, è aperto solo durante la stagione estiva. Quando sono arrivato era ancora primavera, tuttavia diverse persone vi accedevano liberamente.

In questi casi meglio avvisare il CONAF, il corpo forestale nazionale dedicato alla cura dei Parchi. Nel villaggio c’è l’ufficio locale dove è possibile pagare il biglietto d’entrata di 30 euro.

 

Come esplorare il Cerro Castillo

Ci sono diverse alternative per esplorare il Cerro Castillo a piedi.

La più completa è il trekking Las Horquetas, 40km percorribili in 4 giorni, al quale è possibile aggiungere una pista alla Laguna Duff, portando il percorso a 55km e aggiungendo un giorno.

Altri cammini si possono completare in giornata, alleggerendo notevolmente il peso dello zaino sulle spalle.

Quello che ho scelto è il sentiero alla Laguna Castillo, situata giusto sotto alla montagna innevata. Partendo dal pueblo, la distanza da coprire è di 15 chilometri tra andare e tornare, con un dislivello totale di 2200 metri.

Diversi corsi d’acqua scendono dal ghiacciaio situato sulla vetta, l’acqua è purissima e la si può bere senza timore.

Il sentiero è segnalato fin dal principio con dei paletti colorati posizionati a intervalli regolari da un gruppo di volontari locali. Al principio del cammino c’è anche un camping munito di bagni e tavoli.


L’ascesa parte dolcemente, superando il campeggio in direzione nord-est per inoltrarsi nel bosco di Lenga e Nirre, alberi caduciformi che abbondano in queste zone.

La vegetazione cambia notevolmente rispetto alle aree limitrofe perché ci troviamo in una valle con precipitazioni quattro volte inferiori rispetto al nord della Patagonia.

È meglio tenere in considerazione il fattore vento, causa principale delle scarse piogge. Forti folate sono frequenti in quota (1400 metri il punto più alto del trekking) e vi possono sbilanciare.

Un occhio extra al meteo prima di partire può evitarvi brutte sorprese a pochi passi dalla vetta.

Dopo aver passato il camping, il sentiero comincia a farsi ripido e cambia direzione puntando verso nord-ovest, direttamente sotto al Cerro Castillo.

Si raggiunge il mirador del monte Penon, posto sopra a una scarpata. Siamo già a un terzo della salita e nel giro di un altro chilometro ne raggiungiamo la metà.

Qui c’è uno spiazzo erboso munito di tavoli da picnic – non essendoci bagni “ufficiali” non è consentito campeggiare.
Da qui comincia la sezione più impegnativa.

Ci troveremo a tagliare la parete della montagna in un’ascesa continua con pendenza media superiore al 20%.

Sono gli ultimi tre, sudati, chilometri, incorniciati da una vista magnifica: alla nostra sinistra si apre la valle del Rio Ibanez, nella quale è facilmente individuabile il pueblo dal quale siamo partiti stamattina.

L’ultimo tratto richiede circa un’ora, sia per la difficoltà che per le soste continue ad ammirare il panorama.

Panorami unici

Infine, superata l’ultima gobba, si giunge al mirador della Laguna Castillo – da tre a quattro ore il tempo di percorrenza totale.

In primavera la Laguna è ancora ghiacciata, mentre in estate si scioglie in un celeste stupendo. Sopra di essa troneggiano le guglie rocciose del Cerro Castillo, a 2600 metri.

Dal belvedere si capisce il perché del suo nome: le pareti verticali protese verso l’alto ricordano le mura di un castello.


A questo punto è possibile compiere una breve deviazione fuori dal tracciato e portarsi sul Morro Rojo, qualche centinaio di metri sulla destra.

“Morro Rojo” significa Montagna Rossa, nomignolo dato per la presenza di rocce di questo colore, ricche in ferro.

Ma la vera attrazione è il lunghissimo colpo d’occhio che è possibile gettare dalla sua sommità.

Nelle giornate terse si può seguire con lo sguardo il Rio Ibanez e arrivare al Lago General Carrera, il più grande del Cile e secondo del Sudamerica dopo il Titicaca.

Ancora oltre, le cime innevate del Parco Nazionale Patagonia, oltre le quali si trova la Pampa, l’enorme distesa colpita dai venti che segna la vita dell’altra Patagonia.

Con gli occhi e il pensiero, siamo arrivati in Argentina.

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