Lungo il mare cristallino, la magia dei trabocchi – antiche strutture in legno utilizzate per pescare – accompagna il turista lungo un tratto di litorale adriatico pococonosciuto dove istituzioni, associazioni e centri culturali si stanno adoperando per salvaguardare e valorizzare le più importanti forme di espressione della cultura marinara.
“Proteso dagli scogli, simile ad un mostro in agguato, con i suoi cento arti, il trabocco aveva un aspetto formidabile… La lunga e pertinace lotta contro la furia e l’insidia del flutto pareva scritta su la gran carcassa per mezzo di quei nodi, di quei chiodi, di quegli ordigni. La macchina pareva vivere d’una vita propria, avere un’aria e una effigie di corpo animato.”
Così Gabriele D’Annunzio, cittadino abruzzese, nel suo romanzo del 1894 ‘Il Trionfo della Morte’, descriveva il Trabocco del Turchino, ammirando la bellezza di quella caratteristica e imponente costruzione marina. Purtroppo la “strana macchina da pesca”, esattamente un anno fa ha esalato il suo ultimo respiro, complici la tramontana e il grecale del 26 e 27 luglio 2014.
L’identità di un territorio e le sue potenzialità culturali passano anche dagli oggetti più indicativi che derivano dalle tradizioni, e quindi da salvaguardare e tramandare alle future generazioni: ecco, allora, che il trabocco diviene il filo conduttore, il canovaccio, attorno cui fare snodare il nostro percorso di conoscenza complessiva di questo suggestivo tratto di costa.
Dall’aspetto simile ad una palafitta, i trabocchi (o trabucchi) sono tipiche costruzioni in legno utilizzate per la pesca da riva. La loro struttura è sostenuta lateralmente da travi e grazie alla presenza di passerelle e di una rete agganciata a lunghi bracci a forma di bilanciere, permettono di raggiungere punti profondi dell’acqua accessibili altrimenti solo tramite la barca, facilitando quindi la pesca anche dalla riva.
La loro struttura è proprio l’aspetto più curioso e affascinante di queste antiche macchine per la pesca, ancorate alla terra e immerse nell’acqua, dall’aria rudimentale che appaiono come vedette sul mare, sornione e silenziose, fedeli guardiani delle bellezza della costa abruzzese.
La storia dei trabocchi è varia e secondo alcuni sembrano avere origine addirittura dal popolo fenicio. Nascono dall’esigenza di traboccanti e marinai di pescare senza affrontare i rischi della navigazione mossi dalla paura di avventurarsi in mare aperto.
Per anni sono stati l’unica fonte di sostentamento per molte famiglie, testimonianza del binomio tra attività agricole e pesca che da sempre caratterizza l’economia delle popolazioni costiere dell’Abruzzo.
Oggi, dopo periodi di totale abbandono, sono diventate importanti realtà da tutelare e conservare come patrimonio storico e turistico, tanto da diventare uno degli elementi più caratteristici del contesto marinaro abruzzese grazie alla loro presenza sul territorio che viene identificata con l’appellativo di “Costa dei Trabocchi”.
Baciata dal mare
La Costa dei Trabocchi si sviluppa lungo il litorale adriatico tra Ortona e Vasto, passando per i comuni di Francavilla al Mare, San Vito Chietino, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro, Casalbordino e San Salvo, tutti in provincia di Chieti.
L’ambiente e la costa in questo tratto non sono omogenei e cambiano repentinamente regalando a chi li visita una straordinaria biodiversità. Si parte da Ortona, uno dei porti più attrezzati dell’Abruzzo, con le sue sabbiose spiagge, le spettacolari insenature e la passeggiata Orientale che conduce alla scoperta di luoghi storici come il Castello Aragonese o il vicino Palazzo Corvo, sede dell’enoteca Regionale d’Abruzzo.
San Vito Chietino è invece terra dell’Eremo dannunziano e delle sue incontaminate spiagge Molo Sud, Calata Turchino, Rocco Manini e Valle Grotta che le sono valse la bandiera blu d’Europa dal 2010 al 2014.
Qui i trabocchi hanno visto sviluppare la loro storia più importante con la costruzione di numerose “palafitte” da parte della famiglia Verrì nel 1700. Nella vicina Rocca di San Giovanni, trabocchi antichi e più moderni si alterano tra spiagge e scogli a picco sul mare e immerso nel contesto naturale di Punta Cavalluccio, vi è il Centro di documentazione ambientale “Costa dei Trabocchi”.
Spostandosi verso sud la costa cambia il suo aspetto e il litorale lascia spazio a spiagge di ciottoli miste a sabbia. Baie e insenature circondano l’antico paese collinare di Fossacesia, casa dell’Abbazia di San Giovanni di Venere che sorge sull’omonimo Golfo, immerso tra ulivi e profumi di ginestre e finocchietto.
Da qui a poco si entra nel territorio di Torino di Sangro. Questo gioiello abruzzese sorge in una posizione panoramica, dove la vista spazia dalle limpide acque della costa alla Majella che domina il paese e tutto il litorale, con la tua tipica forma tondeggiante modellata negli anni da fiumi e ghiacciai. Il centro storico di Torino di Sangro è un autentico pezzo di storia con la Chiesa parrocchiale di San Salvatore risalente al 1700, il complesso monumentale di San Felice e il cimitero militare inglese (Sangro River War Cemetery).
I 6 chilometri di costa “torinese” partono dalla località balneare Le Morge, ricca di spiagge sabbiose alterante a scogliere, tra cui il famoso Scoglione, dove sorge l’unico trabocco di Torino di Sangro a poca distanza dalla Lecceta Litoranea, dichiarata Riserva Naturale e casa della testuggine terrestre, razza unica e protetta di tartaruga.
Dopo aver attraversato i fitti boschi di frassino, pioppi bianchi e farnie della giovane cittadina di Casalbordino si giunge in quello che è l’ultimo tratto del litorale teatino caratterizzato dalla forte presenza di trabocchi tra cui, si narra, quello più antico di Vignola.
Siamo entrati così nel vastese, luogo di storia e cultura con il Castello Caldoresco e di primitivi e incontaminati paesaggi con la Riserva Naturale di Punta Aderci e la spiaggia di Punta Penna, vere e proprie perle ambientalistiche, così come la passeggiata panoramica nel centro storico di Vasto, da cui si può ammirare lo splendore del golfo vastese arrivando con lo sguardo fino al Gargano.
La cucina sui trabocchi
La cucina abruzzese è considerata una delle più varie e ricche del panorama nazionale. La conferma di ciò si può avere anche assaporando i piatti della tradizione locale direttamente sui trabocchi. Infatti, queste macchine da pesca sono oggi anche caratteristici luoghi di ristorazione, vere e proprie trattorie sul mare.
Assaporare le specialità tipiche su un trabocco è un’esperienza davvero indimenticabile, avvolti dal rumore delle onde e dai profumi della salsedine che regalano sensazioni di pace difficilmente paragonabili. Quali sono le prelibatezze che si possono gustare comodamente seduti mentre si ammira la costa teatina? Il menù sarà rigorosamente a base di pesce, e dipenderà spesso dal pescato giornaliero.
Potrete gustare antipasti caldi o freddi come il guazzetto di cozze e vongole, la trippa di pescatrice e il famoso brodetto, cucinato differentemente in base alla località, quello più famoso e semplice è alla vastese, preparato senza soffritti e con i pesci (indispensabili quelli da scoglio) interi e non a pezzi, muovendo delicatamente la pentola durante la cottura senza mai girare il preparato all’interno, il tutto accompagnato da pane tostato.
I primi come da tradizione italiana non mancano e l’Abruzzo è da sempre terra di antichi maestri pastai: dagli spaghetti alla chitarra (chiamata più comunemente la chitarrina) con sugo di crostacei al favoloso rintrocilo, pasta dall’impasto povero (acqua, sale e farina di grano) accompagnato dal sugo di pelosi (grandi granchi appunto pelosi).
La semplicità di questa ricetta rappresenta l’ingegnosità delle antiche famiglie contadine abruzzesi che in regime di povertà, riuscivano a trasformare due ingredienti in un sostanzioso piatto unico.
Il secondo è l’immancabile fritturina di pesce che può essere semplicemente di paranza o con i pesci freschi di giornata. Come da tradizione il pasto termina sempre con il dolce: pizzelle o bocconotti, dolcetti di pasta frolla farcita, spolverate di zucchero a velo, dalla forma di un tronco di cono rovesciato.
Il tutto accompagnato ovviamente dal bianco abruzzese per eccellenza, il Pecorino DOP, che grazie al suo gusto delicato ma deciso è l’ideale per essere accompagnato ai piatti di pesce.
Adesso non manca nessun ingrediente per partire alla scoperta della costa dei trabocchi, questa perla d’Abruzzo che rispecchia la semplicità e la bellezza della propria terra, perché “Tèrra nire mène bbòn grane; tèrra bblanghe, ce cache lu cane”.
Testo di Fabio Guglielmi, foto di Regione Abruzzo, Nicola Ranalli e Francesca Fontana