Un gruppo di cittadini sta utilizzando Facebook per portare avanti una lotta contro i furti di sabbia, pietre e conchiglie dalle spiagge della Sardegna
Chi di noi nonrimarrebbe estasiato di fronte allo spettacolo naturale delle spiagge sarde? La nostra bellissima isola ospita infatti alcuni dei tratti di costa più magniloquenti e scenografici di tutto il Mediterraneo. E se da un lato il turismo di massa ha permesso a migliaia di persone di godere di scorci mozzafiato e bagni in acque cristalline, dall’altro la deregolamentazione dello stesso ha provocato spesso gravi danni al territorio.
Tra gli aspetti negativi più inaspettati e se vogliamo bizzarri di questa tendenza, c’è una – spesso inconsapevole – diffusione a macchia d’olio di veri e propri “furti” di sabbia, pietre e conchiglie. Potrebbe sembrare un’eccesso di allarmismo, fatto sta che a fine 2015 sono state circa cinque le tonnellate di sabbia e conchiglie sequestrate (spesso in bottiglie di plastica, considerate per l’aviazione oggetti contundenti) solamente all’aeroporto di Cagliari Elmas, il più grande della Sardegna. Considerando però che nell’isola sono operativi altri due aeroporti ad alta frequentazione turistica come quelli di Alghero e Olbia e cinque attracchi navali che d’estate si riempiono di bagnanti armati di paletta e secchiello, i dati acquisiscono una portata ben più significativa.
Per questo motivo è nato un gruppo su Facebook dal nome eloquente, Sardegna Rubata e depredata, il quale porta avanti una crociata per la preservazione del suolo sardo nei luoghi dove l’erosione millenaria l’ha modellato nelle sue forme più spettacolari. Il gruppo ha dato il via ad una petizione online (si può firmare in formato elettronico cliccando qui di seguito: “Salviamo le spiagge della Sardegna, stop al furto continuo e incontrastato di sabbia e conchiglie!”) che abbisogna ancora di una manciata di contributi per raggiungere il suo scopo di 10.000 firme.
Al raggiungimento dell’obiettivo, il gruppo potrebbe così richiedere all’amministrazione regionale sarda l’approvazione di alcune misure semplici ma efficaci, in primis l’emanazione di “una apposita legge Regionale che implementi le restrizioni e le sanzioni previste dall’art. 1162 del Codice della Navigazione, e, estensione dell’attività ispettiva e sanzionatoria a qualsiasi figura incaricata di pubblico servizio”.
Un secondo importante provvedimento previsto dalla raccolta firme consta nell’istituzione di una divisione speciale stagionale del Corpo Forestale dello Stato – l’unico ente autorizzato dalla legge italiana al sequestro ed alla restituzione di questa tipologia di refurtiva – incaricato di vigilare e sanzionare i trasgressori beccati in flagrante.
Infine, una misura il cui peso viene troppo spesso sottovaluto: una buona campagna di comunicazione. Nella maggior parte dei casi, i turisti che tornano verso le proprie dimore con i loro souvenir di sabbia “fatti in casa”, non sono a conoscenza del fatto che questa sia una pratica vietata dalla legge.
Il gruppo d’azione propone dunque un investimento in segnaletica e pannelli informativi nei principali punti d’arrivo per i turisti, così come lungo le principali strade costiere e sulle spiagge. Nonostante i casi di furti in buona fede siano i più numerosi, non mancano però i furbetti che tentano più o meno goffamente di celare la refurtiva, arrivando anche a nasconderla all’interno dei bastoni dei propri ombrelloni. Importanti le segnalazioni fotografiche dei turisti stessi, che hanno anche immortalato personaggi con pala e carriola intenti a portar via la sabbia, o altri ancora che non accontentandosi, avevano un malloppo di pietre di circa 45 chili! La sabbia sarda non è solo un bel ricordo per qualche turista distratto: alcuni “sacchetti di spiagge” sono stati anche trovati sul sito di acquisti Ebay e venduti a caro prezzo, a dimostrazione del fatto che qualche personaggio poco onesto e rispettoso ha compreso il potenziale di questo angolo d’Italia.
Nonostante l’amministrazione regionale sarda sia ormai a conoscenza della tematica, nessun provvedimento è stato ancora preso. Per fortuna gli stessi membri di Sardegna Rubata e Depredata, armati di pazienza, buona volontà e un bel paio di braccia, riportano quando possibile la preziosa refurtiva con i propri mezzi, lì dove era stata in precedenza sottratta.
Lo sforzo di questi cittadini privati è certamente degno di nota, ma la problematica assume ormai una portata maggiore rispetto a quella che la lodevole azione di un gruppo di persone può tentare di arginare.
Le foto senza didascalia sono su concessione del gruppo Sardegna Rubata e Depredata, a cui va un sentito ringraziamento per la disponibilità