GRIGNA SETTENTRIONALE: felice cooesistenza di arte e natura

18 marzo 2020 - 17:50

Le mani dell’uomo e gli elementi della natura, in un compendio di qualità il Parco Regionale della Grigna Settentrionale non finisce mai di stupire per la sua doppia anima.

L’uomotrasforma l’ambiente, ne siamo consapevoli. Quello che non tutti sanno è che i paesaggi antropici rappresentano il valore aggiunto di territori come il Parco Regionale delle Grigna Settentrionale, dimostrazione di una fortunata vicenda di convivenza tra l’uomo e questi luoghi delle Prealpi lombarde, dove splendidi alpeggi e pascoli coltivati identificano un territorio plasmato anche da agricoltori e allevatori. Siamo ben lontani dal significato vero della parola wilderness, ne siamo consci e felici perché in questa area protetta la transizione tra ambiente naturale e umano è graduale, apprezzato dai turisti che cercano una vacanza verde a 360 gradi.

Nel Parco Regionale la metamorfosi paesaggistica e culturale sembra seguire le curve di livello: risalendo dalle sponde del Lario e dalla Valsassina verso il massiccio della Grigna le attività umane, la storia e l’arte sfumano nell’ambiente idilliaco degli alpeggi, dove nascono sapidi e genuini formaggi, per poi cedere il passo, lungo sentieri e mulattiere, a un ambiente sinonimo di “natura selvaggia”, un prezioso serbatoio di biodiversità dove la presenza umana sembra lentamente allontanarsi.

Un cocktail perfetto tra il fondovalle con le sue meraviglie artistiche e storiche, e il susseguirsi di paesaggi prima dolci e poi più severi man mano che ci si avvicina ai 2410 metri del “Grignone”, tetto naturale del Parco Regionale.

Grazie a questa diversità, nasce la voglia di fuggire dal consueto, dal già visto, di lasciarsi alle spalle il quotidiano ed entrare in un’altra realtà, dove la linea di confine tra ambiente naturale e ambiente antropico è davvero sottile. Le dimensioni non sono tutto: nel Parco Regionale della Grigna Settentrionale, poco più di 5550 ettari di estensione, il turista si trova di fronte ad una vacanza per tutti i gusti.

Arte e Natura

La bella stagione porta con sé il desiderio di andare, il bisogno di muoversi e di stare all’aria aperta attorno al massiccio delle Grigne, tra il Lago di Como, la Val d’Esino e la Valsassina. Aprile e maggio sono mesi ideali da trascorrere lungo le rive del Lario e sui prati da sfalcio di fondovalle, dove il tempo scorre lento, scandito dai ritmi della natura. L’avventura dei giorni più lunghi dell’anno, dettata da trekking più impegnativi, verso le cime più impervie, insieme alle attività riservate a speleologi esperti dei numerosi abissi, doline e inghiottitoi che caratterizzano il Parco, ci attende sul numero di giugno della rivista.

In un’amena posizione a quota 996, in località Ortanella, presso la mulattiera Esino-Lierna, tra magnifiche distese di prati si trova la cappella romanica di San Pietro: la sua origine è anteriore al 1200.

La primavera ci accompagna in un percorso senza fine lungo la rilassante pista ciclabile della Valsassina, oppure attraverso gli affascinati borghi storici inondati di sole del Lago di Como e non solo. La genuinità dei prodotti, primi fra tutti i formaggi, sono la giusta cornice ad una esperienza outdoor che appagherà i vostri sensi. Procediamo a piccoli passi, camminiamo nei borghi, luoghi d’incontro tra l’uomo e la natura, l’anello di congiunzione indispensabile per la conservazione del territorio: da nord-ovest si va da Perledo, Varenna e Esino Lario fino a Pasturo che delimita il Parco Regionale a sud-est, passando a nord-est per Parlasco, Taceno, Cortenova e Primaluna.

Esino Lario

Esino Lario, rinomato punto di partenza per escursioni e ascese alla Grigna, ha una tradizione turistica che risale all’Ottocento; non era però solo l’aria buona a richiamare viaggiatori da tutta Europa, qui giungevano speleologi affascinati dal carsismo e dalle grotte di Moncodeno, e scienziati alla ricerca di numerosi fossili come ammoniti, bivalve e chemnizie. A poca distanza si avverte il clima mite, salutare e terapeutico del Lario, dove la possente torre e il Castello di Vezio ne sorvegliano le sponde da più di mille anni.

L’antico avamposto militare si trova a metà strada tra Varenna e Perledo, un fazzoletto di terra che nasconde imperdibili tesori naturalistici e artistici: chiese che spaziano dal romanico al barocco, la Sorgente del Fiumelatte che precipita spumeggiando lattiginoso nel lago, la Riva Grande, la Passerella degli Innamorati, le esposizioni di Sala De Marchi, l’imperdibile punto panoramico “il Baluardo” e il Lido. Un connubio insolito ma unico tra borghi in pietra, antiche case, storiche dimore, ville sontuose e parchi lussureggianti.

Il microclima ha permesso a numerose e rare specie arboree autoctone ed esotiche di crescere nel suggestivo Giardino Botanico di Villa Monastero, che si estende per due chilometri tra Varenna e Fiumelatte, e nello splendido Parco di Villa Cipressi.

Liberi di crescere vicino alle sponde del Lario sono anche gli ulivi di Perledo: la qualità dell’olio prodotto, “Terre del Lariosauro”, è riconosciuta anche oltre oceano, nella lontana California.

In fondo alla Val d’Esino, nel Castello di Vezio è ospitato il centro di addestramento di rapaci diurni e notturni, qui si sostiene e valorizza l’antichissima arte della falconeria, divenuta patrimonio immateriale dell’umanità grazie all’UNESCO. (Ph Giudici)

Le opportunità di visita non terminano qui: ci spostiamo a Parlasco attraverso il Passo di Agueglio, in uno dei comuni più piccoli d’Italia dove si può ammirare l’ampio panorama sulla Valsassina. Questi paesi nascondendo inaspettati tesori culturali e artistici, inalterati nei secoli: in bellissima posizione la Chiesa di S. Antonio Abate, forse di origine tardo-duecentesca, e i ruderi della Rocca di Marmoro, creduta fortezza del Lasco, bandito famoso per un romanzo storico di Antonio Balbiani.

Lungo il fondovalle andiamo incontro a borghi storici inondati di sole: a Taceno la Chiesa di S.Maria Assunta, vero scrigno di opere d’arte, è incorniciata da un paesaggio tra i più affascinanti della Valsassina. L’antico nucleo conserva tredici murales, meglio definiti “finestre sul passato” poiché i dipinti di volti, oggetti e attività rurali rimandano alla cultura alpina di un tempo. Memorie del passato si ritrovano anche nella fonderia di rame della famiglia Pavoni, dove l’antico maglio è alimentato dalla forza motrice dell’acqua del torrente Maladiga.

Seguendo la ciclabile della Valsassina che costeggia il fiume Pioverna fino a Barzio, si passa attraverso Cortenova, Primaluna e Pasturo. Sicuramente curiosa per il suo fascino decadente, degna dei migliori film horror – non a caso ribattezzata “villa delle streghe” – è la Villa De Vecchi di Cortenova, del XIX secolo.

Cultura, arte e storia si rivelano per gradi, giungiamo così a Primaluna, borgo di antichissima origine, per visitare la parrocchiale dedicata ai Santi Pietro e Paolo, e a Pasturo dove si trovano piccoli tesori d’arte conservati nella parrocchiale di Sant’Eusebio e nel Santuario della Madonna della Cintura, in primis quadri di Luigi Reali, pittore fiorentino che visse in Valsassina nel Seicento.

Pasturo venne scelto da Antonia Pozzi come “luogo dell’anima”, nel suo ricordo è stato ideato un percorso letterario-culturale nel borgo che tocca i luoghi tanto amati dalla poetessa e fotografa. Rasserenanti pascoli ai piedi della Rocca di Bajedo, memoria passata di un’arcigna e inespugnabile roccaforte medioevale, oggi sede di numerose vie di arrampicata, segna la fine del nostro viaggio.

Colori e memorie: le miniere di Barite a Cortabbio

Il grande giacimento di solfato di bario barite, nel Comune di Primaluna, ha dato lavoro per 150 anni. Fortunatamente, dal 2012 il sito minerario sopravvive alle ingiurie del tempo grazie alle visite guidate: la galleria Nuovo Ribasso, di circa 2 chilometri, termina nella maestosa caverna da dove si è estratto il minerale di Barite negli ultimi trent’anni. All’esterno, un secondo percorso accompagna i turisti alle più antiche miniere dove ci si potrà affacciare sul profondo burrone lasciato dai primi scavi a cielo aperto. Per informazioni: miniere.valsassina.it

Testo di Enrico Bottino

 

Itinerari in mountain bike

Nel Parco Regionale, istituito nel 2005, la relazione tra l’uomo e la natura si avverte risalendo a piedi e in bicicletta dal fondovalle alle malghe e ai pascoli più alti. Ecco perché abbiamo scelto questi due itinerari che mostrano il legame di forte dipendenza che le società agropastorali intrattenevano con il territorio: