Idee WEEK END: alla scoperta della contea di MATILDE di CANOSSA

18 marzo 2020 - 8:53

I borghi che costellano i dolci pendii che salgono verso l’Appennino reggiano si riconoscono nelle vicende storiche della Grande Contessa cantata da Dante nel Paradiso, e rappresentano l’ideale luogo di richiamo per il turismo ambientale e gastronomico.

Quando viene commesso un grave errore e si arriva al punto di ferire la propria dignità pur di ottenere il perdono della persona offesa, si usa pronunciare la frase “Andare a Canossa”. Questa espressione entrata nell’uso comune si lega all’episodio storico dell’umiliazione di Canossa: era l’inverno del 1077 quando l’imperatore Enrico IV per ottenere il perdono e la revoca della scomunica comminatagli da Gregorio VII, attese tre giorni e tre notti sotto la neve e il freddo davanti al portale d’ingresso del castello di Matilde di Canossa. Gennaio aveva portato più neve del solito e un freddo pungente e intenso.

Il papa concesse che venisse al suo cospetto l’imperatore, a piedi nudi, gelati dal freddo. Il re, prostrato a terra in forma di croce, supplicò:”Perdonami, o padre beato; o pio, perdonami, te ne scongiuro! Il papa, vedendolo piangere, provò compassione: lo benedisse, gli diede pace e infine cantò una messa per lui, impartendogli la comunione”.

Tramonto sul punto più suggestivo dell’Appennino reggiano, il Monte Cusna, attorno al quale la natura è tutelata dal Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-emiliano (Ph Enrico Bottino)

Le terre della Grande Contessa

Nell’Europa dell’XI secolo il Sacro Romano Impero, massima autorità politica del tempo, rivendicava il diritto di nomina dei vescovi, ma in questa cruenta lotta per le investiture l’appoggio di Matilde di Canossa alla Chiesa fu decisivo alle sorti del continente. I borghi storici, le antiche pievi, le mura sbrecciate dal tempo dei castelli matildici, sono depositari delle vicende storiche che videro protagonista la più grande donna del Medioevo, capace di tenere testa con le armi all’Imperatore Enrico IV.

In questi luoghi, non solo i castelli simbolo di potere tra i secoli XI e XII, ma anche le testimonianze storiche e artistiche delle pievi di Pianzo e Toano, o dell’abbazia di Marola, tanto per citarne alcune, invitano il turista a mettersi in viaggio alla ricerca della storia, della meditazione, della buona cucina e di quelle manifestazioni storiche che mostrano il senso di appartenenza della gente alla contea di Matilde di Canossa.

Dalla pianura alla collina, Castelnovo ne’ Monti, sopravanzato dalla fantastica rupe calcarea di Bismantova, paragonata da Dante al monte del Purgatorio, rappresenta una meta ideale per avvicinarsi alla montagna più vera, quella protetta e tutelata dal Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, dove boschi selvaggi, creste rocciose, brughiere e praterie di alta quota si offrono a svariate pratiche sportive.

Per gli amanti del trekking è stato realizzato un itinerario a lunga percorrenza che da Ciano di Canossa, in pianura, sale lungo il Sentiero Matilde fino a San Pellegrino in Alpe, toccando i castelli collinari e appenninici da dove, con i falò, comunicavano alla popolazione l’imminente minaccia degli eserciti imperiali.

L’Itinerario turistico

 

→ Primo giorno

Località toccate: Quattro Castella – Canossa – Rossena – Votigno – Cerredolo dei Coppi – Faceto – Pianzo – Cotogno – Leguigno – Sarzano – Migliara – Beleo – Marola – Reggio Emilia

Chilometraggio totale: 68 km

L’itinerario classico nelle terre matildiche porta alla scoperta del Castello di Canossa, dove tra le sue mura l’imperatore Enrico IV ricevette il perdono da papa Gregorio VII grazie all’intercessione della grande contessa Matilde. Da Reggio Emilia si raggiunge Quattro Castella, protagonista a fine maggio di una splendida sfilata storica che coinvolge centinaia di figuranti. Trascurando la strada veloce diretta a San Paolo, si svolta a sinistra per ammirare dall’alto i quattro colli che danno il nome al Comune. I poggi erano sormontati ciascuno da una fortezza, solo una però è riuscita a sottrarsi all’azione demolitrice del tempo: il Castello di Bianello, da dove si gode un panorama eccezionale verso la pianura e, nelle giornate terse, le Alpi.

Il Castello di Canossa, posto su una bianca rupe di arenaria, ospitò nel 1077 le due massime autorità del tempo: papa Gregorio VII e la contessa Matilde di Canossa (Ph Enrico Bottino)

La tappa successiva è Canossa e il suo castello, posto su una bianca rupe di arenaria che ospitò nel 1077 le due massime autorità del tempo. Ne restano pochi ruderi, sufficienti però a solleticare la fantasia del turista, e un museo recentemente ristrutturato che mostra, grazie ad un plastico, l’originaria struttura del mastio, oltre a un prezioso fonte battesimale del XII secolo.

Il paesaggio attraversato per giungere alla tappa successiva, il Castello di Rossena, è dominato da calanchi e dai campi coltivati della vallata dell’Enza. Questo baluardo difensivo, saldo su una dura roccia rosso serpentino, è decisamente meglio conservato rispetto al Castello di Canossa, ed è visitabile negli ambienti interni grazie a visite guidate.

Ripercorrendo la strada verso Canossa, merita una deviazione Votigno, un posto magico dove il borgo ricostruito trasmette una infinita sensazione di pace e serenità, tanto da diventare un centro di spiritualità buddista. In direzione di Casina si offrono ora diverse varianti dal percorso cardine, verso borghi storici importanti. Nell’ordine: Cerredolo dei Coppi, con una casa signorile cinquecentesca, Faieto e l’oratorio di Pianzo – uno dei tanti risalenti all’epoca dei Canossa – immerso in un contesto paesaggistico davvero bello.

Tornati sulla strada principale, all’altezza di Cotogno si scende verso il torrente Tassobio dove sorge l’antico mulino di Leguigno (Agriturismo Mulino in Pietra).

Rilievo in pietra dell’antico mulino di Leguigno (Agriturismo Mulino in Pietra) (Ph Enrico bottino)

Sarzano, penultima tappa, mostra un altro castello matildico da non perdere. Da Casina si può scoprire a Leguigno una casa a torre, la graziosa parrocchiale e il castello che fu dei Fogliani; a Migliara si può ammirare il vicino oratorio romanico di Beleo e, infine, l’abbazia benedettina di Marola, fondata dalla contessa Matilde di Canossa tra il 1076 e il 1092. Da Casina si rientra a Reggio Emilia lungo la SS 63.

→ Secondo giorno

Località toccate: Reggio Emilia – Viano (strada principale) – Baiso – Valestra – Carpineti – Casina – S. Giovanni di Querciola – Albinea

Chilometraggio totale: 65 km

Scandiano, uno dei centri economici più importanti della provincia di Reggio Emilia, dista solo 15 km dal capoluogo e si raggiunge immettendosi dalla tangenziale nella SS 467 una volta usciti al casello autostradale A1 di Reggio Emilia. Si abbandona il centro storico di Scandiano, dominato dalla Rocca dei Boiardo (sec. XII), inserendosi sulla SP 7 che segue il torrente Tresinaro, immissario del fiume Secchia, toccando gli abitati di Iano, Mazzalasino, Cerro e Rondinara, fino a Viano. Raggiunto il comune, membro dell’Associazione Nazionale Città del Tartufo, si può avere un assaggio della cucina reggiana, dai cappelletti ai tortelli di zucca e di erbetta, il parmigiano reggiano, l’erbazzone, i ciccioli, la torta nera e di tagliatelle, il tutto accompagnato da un buon bicchiere di lambrusco.

Baiso, comune dall’antica storia matildica, dista pochi chilometri da Viano e si affaccia su un anfiteatro di calanchi che sono meta di piacevoli passeggiate. Un anello escursionistico collega il paese al castello medioevale (sec. XII / XIV) posto sulla collina, fino al borgo di Cassinago dove sorge un interessante complesso rurale e una torre colombaia del XVII secolo.

Si prosegue ora per Castagneto e Valestra che si trova ai piedi dell’omonimo monte. Tradizionale di questo paese è la carne di pecora dalla quale si ottengono – una volta trattata accuratamente – bistecche aromatizzate (le barzigle), stracotti e prosciutti di 3/4 chilogrammi (il cosiddetto violino). Tra Valestra e Carpineti consigliamo di chiedere indicazioni per la strada sterrata che porta all’antica Pieve di San Vitale (con annesso ostello e ristorante), costruzione religiosa di probabili origini bizantine.

Il maschio di Carpineti, conteso tra Papato ed Impero per la sua posizione strategica, ebbe il privilegio di ospitare nel 1077 papa Gregorio VII, reduce dall’incontro di Canossa. (Ph Enrico Bottino)

Gli amanti del trekking potranno raggiungere questo luogo di pace in mezz’ora, lungo un panoramico sentiero di 4 chilometri che si stacca dal Castello di Carpineti da cui si apre il panorama sulla Valle del Secchia e quella del Tresinaro. Il maschio, conteso tra Papato ed Impero per la sua posizione strategica, ebbe il privilegio di ospitare nel 1077 papa Gregorio VII, reduce dall’incontro di Canossa.

Parcheggiata l’automobile sul passo, con una breve passeggiata si guadagna il castello protetto da un doppio ordine di mura (visite guidate, chiuso il lunedì), incontrando poco prima la chiesetta in stile romanico di Sant’Andrea, fatta edificare dalla Grande Contessa e tutt’ora ben conservata. Lasciandosi alle spalle il mastio del Circuito dei Castelli Matildici e delle Corti Reggiane, dopo una lunga serie di tornanti si raggiunge il centro storico di Carpineti, incentrato intorno al palazzo degli Amorotti.

Dalle mura della roccaforte di Carpineti si gode un magnifico panorama sulla valle del Secchia (Ph Enrico Bottino)

Proseguendo lungo la SP 30 si arriva a Casina: suggeriamo una deviazione verso la vicina Pieve di Marola, fondata dalla contessa Matilde tra 1076 e 1092. Un opportuno restauro ha ripristinato il complesso originario con la facciata a capanna. Da Casina, grazie alle gallerie della SS 63, si può rientrare rapidamente a Reggio Emilia, senza però trascurare le deviazioni verso Giandeto e la borgata turrita di Crovara (sec. XV). Questa zona collinare è ricca di case a torre e testimonianze dell’antica architettura in pietra. Sempre sul percorso principale si consiglia la deviazione verso la chiesa e il borgo di Santa Maria in Castello e, presso Regnano, la breve passeggiata (inizio dal ristorante Il Vulcanetto) verso un ambiente caratterizzato da coni argillosi che emettono fango freddo e gas sotterranei: ricordano il ribollire della salsa di pomodoro, da qui il nome di “salse di Regnano”.

→ Terzo giorno

Località toccate: Cerredolo – Massa – Toano – Manno – Cometo – Cavola – Cerredolo

Chilometraggio totale: 163 km

L’itinerario si dirama su strade secondarie, salendo verso la montagna più vera, nel Toanese. Dal fondovalle del Secchia, lungo la SP 7 (vedi itinerario n. 2), presso Cerredolo si prende la SP 8 direzione Toano. Prima deviazione, prima sorpresa: l’antica Chiesa di San Michele Arcangelo a Massa, in privilegiata posizione panoramica sulla sottostante vallata del Dolo, ha una semplice forma a capanna, con un bassorilievo, forse del’VIII secolo, che riproduce Dio che a mani spalancate caccia Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre.

Seconda sosta a Toano, dove in cima al colle sorge una delle più antiche chiese romaniche della diocesi reggiana: la Pieve di S. Maria in Castello, formata da una semplice facciata a capanna, l’interno a tre navate è sostenuto da colonne con capitelli in arenaria grigia di eccezionale pregio che riportano figure antropomorfe, animali, motivi floreali e biblici. Il campanile, staccato dal corpo principale della pieve, era in origine il torrione di una vecchia rocca, in posizione dominante sulla valle del Secchia e del Dolo.

Oltrepassato il paese una stradina disagevole scende a Manno, frazione interessata dal Sentiero di Matilde, in parte abbandonata ma custode di edifici civili di rilevanza storica, della Chiesa dei SS Prospero e Paolo e della “Corte dei Gherardini”, articolata intorno a una torre cinquecentesca a pianta quadrata. Dopo una breve variante per ammirare il campanile secentesco di Corneto, si scende lungo la SP 56 fino a Cavola (Chiesa di S. Michele), vivace centro economico della zona; giunti a fondovalle, seguire il corso del fiume per ricongiungersi velocemente a Cerredolo, oppure, svoltando in località Colombaia salire verso il Castello di Carpineti (vedi itinerario n. 2).

Fino al 1983 il Parmigiano Reggiano si poteva produrre solamente dal 1° aprile all’11 novembre, poi la legge venne abrogata consentendone la produzione tutto l’anno (Ph Enrico Bottino)

EVENTI DA NON PERDERE

Quattro Castella
Corteo Storico Matildico – 3a domenica di maggio
Una delle più spettacolari rappresentazioni storiche d’Italia che rievoca l’incoronazione della Gran Contessa viceregina vicaria d’Italia ad opera di Enrico V, figlio di quell’Enrico IV che trent’anni prima ottenne da Papa Gregorio VII, per intercessione di Matilde.

Canossa
Rievocazione Storica Canossana
1a domenica di settembre
Si festeggia un avvenimento storico di importanza assoluta: il perdono di Canossa. Protagonista, oggi come allora, Matilde, la grande contessa, calata nelle vesti di un personaggio famoso dello spettacolo, a riproporre la sua “fama eterna”.

Rossena
Rossena in Arme – rivivi il medioevo – metà giugno

Reggio Emilia – Matilde di Canossa
1° settembre 2008 – 15 gennaio 2009
Mostre, convegni ed eventi culturali dedicati alla GranContessa ed al periodo matildico a Reggio Emilia (Museo Diocesano e Palazzo Magnani), Canossa, Carpineti, Marola.

Il Castello di Canossa, posto su una bianca rupe di arenaria, ospitò nel 1077 le due massime autorità del tempo: papa Gregorio VII e la contessa Matilde di Canossa (Ph Enrico Bottino)

Testo e foto di Enrico Bottino

 

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