Indonesia: Bali e il Gunung Rinjani

14 novembre 2020 - 3:59

Sbarcati a Bali si nota subito il cambio di cultura: le pur numerose moschee lasciano spazio a enormi templi hindu, le donne indossano sari coloratissimi e ai lati della strada offerte floreali e di cibo rendono omaggio a Shiva e Ganesh.

Il centro turistico di Bali è Kuta, un insieme di McDonalds, Starbucks, negozi di lusso, trappole per turisti e orde di teenagers australiani ubriachi, ma basta allontanarsi un poco da questa bolgia consumistica per scoprire la vera isola, dipinta da splendide risaie terrazzate all’ombra del fumante Gunung Agung.

Surfando sull’Oceano

Spesso ci imbattiamo in cerimonie e rituali nella moltitudine di templi dove gli abitanti ogni mattina vanno a depositare offerte per rendere omaggio agli spiriti benevoli.

A Bali il gruppo si divide, mentre Cristiano e Davide vanno alla scoperta del lato est dell’isola io e Matteo affittiamo un tavola da surf per cavalcare le famose onde di Uluwatu.

L’ultimo vulcano

Dopo qualche giorno di surf e relax lasciamo anche l’isola dei sogni, salutiamo Matteo che deve rientrare anticipatamente in Italia e ci dirigiamo verso l’isola di Lombok per scalare il nostro ultimo vulcano indonesiano: il Gunung Rinjani. Ad attenderci nel piccolo molo di Bengasal troviamo Mr Din, titolare dell’agenzia di guide che ci accompagneranno durante l’ascensione al vulcano.

Normalmente per salire i 3726 metri del Rinjani, seconda cima dell’Indonesia, si impiegano mediamente tre giorni ma considerato il poco tempo rimasto decidiamo di provare la salita in due giorni.

Si parte dal paesino di Sembalun Lawang a quota 1100 metri, e dopo qualche ora di cammino le piantagioni di tabacco lasciano spazio a una vasta savana, il sentiero non sale mai troppo ripido ma il caldo è veramente asfissiante.

Dopo un pranzo a base di un ottimo nasi goreng (riso fritto con pollo e verdure) preparato dalla nostra guida e una breve siesta ci si rimette in marcia.

In marcia verso il Rinjani

Dopo circa 5 ore di cammino arriviamo sulla cresta del cratere a 2750 metri e davanti a noi vediamo il bellissimo Segara Anak lake (letteralmente: figlio del mare), al cui interno svetta il Gunung Baru, un nuovo cono vulcanico che si è formato nella grossa eruzione del 1994-95.

Per gli indonesiani nelle acque del lago vivono degli spiriti benevoli in grado di predire il futuro e alle calde acque sulfuree del lago vengono attribuiti poteri magici; per questo durante la stagione secca il Rinjani è meta di numerosi pellegrinaggi.

Giusto il tempo di montare il nostro campo base e un enorme temporale si abbatte sulle nostre tende, sarà forse il caso di fare una preghierina agli spiriti del lago?!

Alle 3 del mattino iniziamo la salita finale per il cratere, il temporale se n’è andato lasciando il palcoscenico a un bel cielo stellato, e arriviamo in cima in perfetto timing per l’alba.

La vista è stupenda: a est le vicine isole Sulawesi, a ovest il Gunung Agung svetta dominante sull’isola di Bali, mentre sotto di noi le verdi acque del lago Segara vengono illuminate dal sole… certo che questi spiriti benevoli hanno scelto proprio un bel luogo per dimorare!

Dopo un abbraccio finale con i miei compagni di avventura e una robusta colazione a base di pancake alla banana e caffè locale iniziamo la lunga discesa per tornare a Sembalun.

Salutiamo la nostra guida e prendiamo una barca che ci porterà alle isole Gili, un piccolo paradiso tropicale dove trascorreremo i nostri ultimi due giorni tra un po’ di sano relax in spiaggia e immersioni nella barriera corallina.

È ormai tempo di tornare verso casa, dai miei vulcani siciliani, e sull’aereo come spesso mi capita alla fine dei miei viaggi mi assale un po’ di malinconia pensando ai momenti più belli di questa avventura in una terra piena di vulcani distruttivi ma abitata da un popolo straordinario, gentile e sorridente.

 

Appunti di viaggio

Gunung Rinjani: Il Rinjani (3726 metri) è la seconda vetta dell’Indonesia ed ha un forte significato spirituale per gli indonesiani, è infatti considerato sacro da hindu e musulmani ed è meta di pellegrinaggio per entrambe le fedi.

La salita può essere fatta in 2/4 giorni a seconda dell’allenamento. Partendo dal Sembalun Lawang in una giornata di cammino si arriva al bordo del cratere da cui si ha una bella vista sul lago dove svetta il nuovo cono Batur; il giorno dopo partendo molto presto si riesce a raggiungere la vetta all’alba.

Facendo l’escursione di 3 giorni è possibile scendere al lago dove si trovano delle sorgenti termali.

I sentieri che salgono in cima sono spesso chiusi durante la stagione delle piogge. Vista la difficoltà del percorso e l’assenza di cibo e acqua durante il tragitto è obbligatorio farsi accompagnare da una guida e portatori locali.

Dislivello: +2700 metri, durata: 2/3 giorni

Trasporti: i trasporti pubblici per Sembalun o Senaru sono quasi inesistenti, normalmente le guide vi verranno a prendere al molo di Senggigi dove arrivano i traghetti provenienti da Bali.

Leggi gli altri reportage sull’Indonesia:

Indonesia: dalla metropoli alle montagne

Indonesia: i paesaggi senza tempo di Java

 

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