La ciclovia del Po: in bici da Venezia a Torino attraverso la pianura Padana
Una lunga pista ciclabile di 700 chilometri che collega Torino a Venezia seguendo le sponde del fiume Po.
Questa è VenTo, una ciclabile progettata da un team di architetti,pianificatori ed esperti di urbanistica del Politecnico di Milano, che vuole diventare una vera e propria risorsa per il territorio.
Un bene a servizio di tutti, un’opera per ridare valore e vita ad un territorio, alle aree rurale delle regioni attraversate dal fiume P. Un lungo percorso per biciclette pensato per i turisti e viaggiatori ma anche per l’utilizzo quotidiano di chi magari pedala da un paese al successivo.
Questa ciclovia è stata inserita dal Ministero delle Infrastrutture e della Transizione Ecologica nella rete delle ciclovie turistiche nazionali.
L’obiettivo di questo sistema di ciclovie è dare definitivo impulso al turismo lento nel nostro paese, collegando i tracciati italiani con i grandi assi ciclo turistici europei.
Un lungo percorso da est a ovest senza mai dover staccare la matita dalla mappa a causa di strade, autostrade o ostacoli di sorta da superare. Un’idea per far si che un viaggio in bici lungo i morbidi paesaggi del nord Italia non sia più da considerarsi un’impresa rischiosa e irrealizzabile.
Il tracciato della VenTo
Il paesaggio italiano è un vero e proprio lasciapassare che ci rende famosi in tutto il mondo, un sinonimo di qualità, il bene culturale e turistico più prezioso che abbiamo.
La VENTO è destinata a diventare un filo che cuce insieme alcune dei territori di maggior interesse culturale e storico della pianura padana.
Il suo tracciato parte da Torino e prosegue verso est toccando le mete più desiderate dai turisti: città d’arte come Venezia, Ferrara, Mantova, grandi centri come Milano oltre ad un enorme patrimonio di cittadine, paesi, frazioni, fattorie, parchi e aree protette.
Dal Monferrato al delta del Po, dai canali di Venezia ai navigli di Milano, passando per i piccoli gioielli di storia e architettura che costellano il paesaggio della Pianura padana.
I borghi tipici, i piccoli comuni dove si respira l’Italia più vera, il tutto come sempre accompagnato da una serie infinita di prodotti di eccellenza, dall’enogastronomia all’artigianato.
Il 40% del percorso complessivo attraverserà aree protette, per un totale di 264 chilometri da percorrere in mezzo a una natura rigogliosa.
La ciclovia VenTo è anche al centro di una grande rete di trasporto pubblico: la pista è stata infatti disegnata in modo tale che in meno di 6 chilometri di pedalata, sia possibile raggiungere oltre 115 stazioni ferroviarie.
In questo modo sarà ancor più facile dividere il viaggio in più tappe, a seconda della propria disponibilità di tempo, e raggiungere le principali città italiane ed europee.
Non solo ferrovie ma anche battelli, infatti sarà anche possibile caricare le biciclette sulle imbarcazioni che navigano il Po, nei numerosi attracchi sparsi lungo il fiume. Un altro modo per cucire il percorso alle proprie esigenze di tempo.
La pista è anche collegata ad altre importanti ciclovie italiane, come la Torino-Nizza, la ciclovia che dal Brennero conduce a Verona e le numerose piste che costeggiano i grandi fiumi (Ticino, Adda, Mincio, Secchia…).
L’intermodalità e il collegamento con le altre grandi ciclabili italiane è uno dei assi principali di questo progetto che vuole incrementare la rete della mobilità dolce italiana.
Collegare l’est con l’ovest, per completare una visione di ciclabilità che solo ora inizia a svilupparsi nella cultura italiana. e
Il progetto VenTo: a che punto sono le opere della ciclabile
Che il progetto di VENTO sia ambizioso è sotto gli occhi di tutti: nell’Italia che tutti conosciamo, nonostante il forte potenziale di “ciclabilità” di un’area come quella della Pianura padana, la vita di ciclisti e cicloamatori è dura, sempre in bilico tra mancanza di infrastrutture, manutenzione scadente e strade dove districarsi nel traffico è una vera impresa.
Nel 2019 è terminato il progetto di fattibilità tecnica ed economica per tutti i 705 km della ciclovia.
È la prima volta che in Italia viene approvato un unico progetto per un’intera ciclovia turistica di queste dimensioni.
Il progetto ha individuato i primi quattro lotti ‘funzionali prioritari’, uno per regione, che già a partire dal 2020 sono entrati nella fase di progettazione e realizzazione con fondi nazionali e cofinanziamenti di alcune delle quattro regioni attraversate.
L’obiettivo finale è quello di realizzare una pista ciclopedonale lungo tutti i 700 chilometri del percorso, per consentire ai viaggiatori di poter muoversi in tutta sicurezza su un percorso dedicato.
In alcuni tratti la sede stradale sarà condivisa con le auto, ma in questi casi saranno utilizzate delle soluzioni tecniche per garantire la massima sicurezza a bici e pedoni.
Il progetto mira a creare una ciclovia per tutti: chi va in bici e chi a piedi.
Questa grande via per il turismo lento sarà adatta a chi la percorre in giornata, a chi invece vuole farla tutta, a chi utilizza una bici classica e ma anche chi si muove in handbike, insomma un percorso inclusivo attraverso la grande pianura italiana.
In Italia un percorso nato con questi presupposti è qualcosa di innovativo, Oltralpe invece già da diversi anni la mobilità dolce ed inclusiva è al centro dei progetti di sviluppo.
Oggi, a 10 anni dalla presentazione del progetto, la ciclovia procede nonostante alcuni rallentamenti dovuti alla pandemia.
Le ricadute economiche sul territorio
Senza considerare poi che il cicloturismo – non è una novità – alimenta notevolmente le economie locali e genera posti di lavoro: basti pensare ai paesi dell’Europa continentale, dove questa tipologia di turismo virtuoso è ben più radicata rispetto al Bel Paese, e solo in Germania porta a circa 3,9 miliardi di euro di indotto l’anno.
Secondo gli studi condotti dal team di VENTO, 6.500 attività tra bar e ristoranti, 900 strutture ricettive e 30.500 aziende agricole che operano nei paraggi del tracciato beneficerebbero della pista, portando circa 100 milioni di euro e mezzo milione di passaggi all’anno e creando fino a 2.000 nuovi posti di lavoro.
Un vero e proprio piano di sviluppo “eco-economico” per i diversi territori che gravitano intorno al Grande Fiume, una risorsa tangibile per aumentare un indotto turistico che troppo spesso mal si esprime in Italia.
La Ciclovia del Po è in realtà già pedalabile in sicurezza per una lunghezza totale di circa 100 chilometri sparsi tu tutto il suo percorso. Altri 284 chilometri (il 42% del totale) sarebbero invece convertibili a ciclabile con “semplici ma decisivi cambi di alcune regole d’uso di argini, strade vicinali, sentieri e strade raramente utilizzate” con una spesa di poco superiore a 1 milione di euro.
Ulteriori 148 chilometri diverrebbero ciclabili con 18 milioni di euro di spesa (portando la pista all’80% del suo totale sviluppo), mentre per gli ultimi 145 chilometri di tratti non pedalabili, servirebbero 61 milioni. È necessario ribadirlo: la spesa potrebbe sembrare molto alta, ma se si considera una suddivisione in più enti e soprattutto il potenziale ricavo ad infrastruttura terminata, lo scenario diviene molto più interessante e il gioco potrebbe veramente valere la candela.
Quando arriverà la nuova ciclovia?
Un progetto a cui aderiscono già 288 tra associazioni, enti ed istituzioni e più di 4.700 singoli cittadini. Il progetto si è presto trasformato in un libro e un film documentario che ripercorre il tracciato della ciclovia, ma non finisce qui.
In una recente progetto di legge sono stati stanziati fondi per la progettazione e la realizzazione di un sistema nazionale di ciclovie turistiche, con priorità per i percorsi Verona-Firenze (Ciclovia del Sole), Venezia-Torino (Ciclovia VENTO) e Grande raccordo anulare delle biciclette (GRAB Roma).
Questo emendamento diventa quindi un primo punto di partenza per iniziare a sperare concretamente nella realizzazione della ciclovia, a dimostrazione del fatto che anche le istituzioni sembrano essersi accorte del potenziale che essa nasconde.
La strada da pedalare è ancora molto lunga, ma si spera che la VENTO possa rappresentare la prima tappa di una lunga corsa verso un modo di vivere una vacanza lenta, verde e non per forza limitata ai grandi nomi celebri del comparto turistico. La rivincita di un’Italia che troppo spesso viene definita ingiustamente “secondaria”.
Tutte le infografiche sono tratte dal sito ufficiale del progetto VENTO www.progetto.vento.polimi.it