Parco Naturale delle Dolomiti Friulane: un paradiso per il trekking

Il Parco Naturale delle Dolomiti Friulane è Patrimonio dell'Umanità Unesco: andiamo alla scoperta delle sue montagne, della natura selvaggia, delle tradizioni delle genti che lo abitano da secoli, dei profumi, dei sapori e della cultura di un territorio unico.

8 luglio 2021 - 13:36

Il Parco Naturale delle Dolomiti Friulane: la bellezza Patrimonio dell’Umanità

Le Dolomiti Friulane, con Piancavallo, le Valli Pordenonesi, i Magredi sono un territorio unico, di intatta suggestione, dove saperi e sapori autentici segnano il paesaggio naturale e culturale in ogni sua sfumatura.

Camporosso (Ph.: Luciano_Gaudenzio)

Selvagge per natura, con un grado di wilderness difficilmente riscontrabile in altre zone dell’arco alpino, hanno paesaggi incontaminati di rara bellezza.

Montagna vera, natura intatta, come vere e intatte sono le antiche tradizioni, il senso dell’ospitalità, i cibi rustici e genuini, le austere architetture in pietra con ballatoi in legno che le sue genti hanno preservato con ostinazione e passione.

 

Natura selvaggia: foreste, laghi, montagne e borghi

Dalle vette delle Dolomiti a Piancavallo, dalle Valli solcate dalla scorrere impetuoso di fiumi e torrenti da cui prendono il nome, alle aspre terre pianeggianti dei Magredi, un fiume di ciottoli bianchi che affiora maestoso dove i fiumi Cellina e Meduna si inabissano per formare un immenso bacino idrico sotterraneo.

Diverse, e profondamente autentiche, sono le anime di questo mondo unico e intatto, abbracciato dalle Alpi e aperto sul mare Adriatico.

Territori ideali per chi ama la natura e la vita attiva, i ritmi lenti del viver bene e i piaceri dei gusti e delle tradizioni che vengono da lontano.

Patrimonio Naturale dell’Unesco, il Parco Naturale delle Dolomiti Friulane si estende su una superficie di 36.950 ettari tra la provincia di Pordenone e di Udine.

Comprende i territori della Valcellina (Andreis, Cimolais, Claut, Erto e Casso), della Val Tramontina (Frisanco e Tramonti di Sopra) e dell’Alta valle del Tagliamento in Carnia (Forni di Sopra, Forni di sotto).

Dolomiti friulane: il Campanile di Valmontanaja – Foto M. Verin /Promo FVG

Simbolo del parco è il Campanile di Valmontanaja, imponente torrione roccioso puntato verso il cielo, alto 300 metriche domina la valle.

Il cuore del parco, che si estende fra le province di Pordenone e Udine, custodisce antichi borghi che ne raccontano la storia.

Nell’alta valle del Tagliamento i comuni di Forni di Sopra e Forni di Sotto, nella Val Tramontina i borghi Frisanco e Tramonti di Sopra.

Nella Val Cellina Erto, Casso, Cimolais, Claut, Andreis e Barcis, dove il torrente Cellina scende a valle formando l’omonimo lago e modellando lo spettacolare canyon della Forra del Cellina.

Alba a Casera Caserata (Ph.: Luciano Gaudenzio)

Si tratta di un ambiente di grande interesse geologico, ambientale e naturalistico. Non è difficile imbattersi in caprioli, camosci, cervi, stambecchi, marmotte.

Non è raro vedere volteggiare nel cielo l’aquila reale. Sorprendenti sono le impronte fossili di dinosauro che si possono osservare presso Casavento.

Sapori e profumi delle Dolomiti

Dolomiti Friulane significa anche gusti autentici e prodotti genuini della tavola.

Prelibatezze della tradizione e i vini del territorio regionale formano abbonamento perfetti, in particolare, il rosso DOC Friuli Grave, che confina con le Dolomiti Friulane.

La Pitina, futuro prodotto IGP regionale, è il prodotto più tipico di questa terra.

Pitina (Ph.: Gettyimages/Pizzochero, Franco)

È un salume dall’impasto di carne tritata dalla forma rotonda.

Un salame leggermente schiacciato, ottenuto esclusivamente da carni di caprino, ovino o selvaggina, che viene insaporito da erbe aromatiche, sale, pepe, poi dopo essere passato nella farina di mais, viene affumicato e stagionato.,

Può essere prodotto solo in Valcellina, Val Colvera e Val Tramontina ed è presidio Slow Food, come anche la Cipolla Rossa di Cavasso Nuovo.

Tradizionale è anche il formaggio salato, il cui particolarissimo sapore, sapido e leggermente piccante, è dovuto alle salamoie in cui viene fatto maturare.

Cjarsons (Ph.: Gettyimages/ DEA / PRIMA PRESS)

Spostandoci più ad est, verso Forni di Sopra, troviamo numerosi piatti realizzati con le erbe spontanee.

Le erbe vengono raccolte per arricchire frittate e costruire primi piatti unici come i cjalzòns.

Sono ravioli semi dolci ripieni di un impasto fatto di erbe varie, patate, uvetta, a volte anche con l’aggiunta di cioccolato e infine conditi, dopo la cottura, con burro fuso e cannella.

Sempre a Forni vengono create birre artigianali aromatizzate anche con le resine dei boschi limitrofi.

 

La roccia scavata dall’acqua: la Riserva Naturale della Forra del Cellina

La Forra del Cellina, il più grande canyon del Friuli Venezia Giulia, è stata scavata nella roccia calcarea dal torrente Cellina.

Percorrendo la vecchia strada della Valcellina si possono ammirare pareti a strapiombo e straordinari fenomeni creati dall’erosione delle acque.

Ph.: Gettyimages/ DEA PICTURE LIBRARY

La strada è ora dismessa e interdetta alle auto, possono percorrerla solo trekker e ciclisti, d’estate può essere visitata anche a bordo di un trenino turistico che parte da Barcis.

Un altro scorcio sulla forra è quello che si gode dallo sky walk del Dint, passerella in acciaio sospesa sul vuoto sopra il canyon o quello che si gode lungo l’attraversamento del nuovo Ponte Tibetano.

Acque e borghi antichi: le pozze smeraldine della Val Tramontina

In Val Tramontina c’è un’ambiente speciale, considerato da un noto tabloid inglese uno dei posti più belli d’Italia. Si trova lungo il corso del Meduna, verso la borgata abbandonata di Frassaneit.

Da qui è possibile arrivare a un luogo nascosto e ancora selvaggio, circondato da una natura incontaminata dove l’acqua si raccoglie in pozze profonde e le rocce bianche forniscono la piattaforma perfetta per un tuffo nelle acque fresche del fiume.

 

Gli itinerari consigliati

Potete trovare qui il dettaglio di tutti gli itinerari proposti

 

1. Escursione al Campanile di Valmontanaja, il simbolo del Parco

Questo itinerario consente di ammirare la maestosità del simbolo incontrastato delle Dolomiti Friulane.

Dal Rifugio Pordenone, seguendo il sentiero CAI 353, si risale l’ampio ghiaione della Valmontanaja.

A quota 1600 m circa dove la valle piega verso destra, si scorge già il Campanile.

Campanile di Val Montanaia (Ph.: Luciano_Gaudenzio)

Si procede quindi su terreno più difficile, per poi giungere ad un tratto che con dei lunghi tornanti porta alla base del Campanile.

Si rimane ammirati davanti a questo imponente torrione puntato verso il cielo.

L’ultimo tratto conduce al Bivacco Perugini.

Da qui, in vista di Forcella Montanaja, si può giungere prima alla Forcella Cimoliana, e poi alla Forcella Montanaja più a Nord.

 

2. Da Cimolais a Forni di Sopra: il silenzio delle Dolomiti friulane

Uno straordinario trekking, immerso nella maestosità delle Dolomiti Friulane con accesso dalla Val Cimoliana, in territorio della provincia di Pordenone.

L’arrivo è sul versante della Val Tagliamento a Forni di Sopra in provincia di Udine.

Rifugio Flaiban-Pacherini, Forni di Sopra Alta via di Forni (Ph.: C.Mitri )

Si consiglia un avvicinamento in fuoristrada da Cimolais per circa 15 Km.

Si parte da fondovalle, a quota 1200 m, inizialmente seguendo il greto sassoso in leggera salita fino al Cason dei Pecoli (1 ora; 1360 m), quindi per sentiero in bosco fino a raggiungere il pascolo e la Casera di Valbinon (2 ore; 1780 m).

Da qui si sale fino alla Forcella Urtisiel (1,5 ore; 2000 m). Dalla Forcella si prende a scendere lungo un tracciato che si sviluppa lungo un pendio fino al Rifugio Giaf (1,5 ore; 1400 m) a Forni di Sopra.

 

2. Trekking dell’Alta Via di Forni

Un trekking plurigiornaliero per immergersi nel cuore delle Dolomiti Friulane.

Cinque giorni di meravigliosa solitudine nei gruppi dei Monfalconi, del Cridola e del Clapsavon, lungo un percorso ad anello che è come un fiore, dove ciascuno può decidere quanti petali dovrà avere il suo cammino.

Alba a Monfalconi (Ph.: Luciano Gaudenzio)

Il punto di partenza è il campeggio Tornerai di Forni di Sopra nella frazione di Andrazza o il centro di Forni di Sopra.

Punti di appoggio in quota casere custodite, malghe e rifugi i cui gestori saranno in grado di rendere indimenticabili i cinque giorni di ristoro e contemplazione della bellezza di ambienti naturali e geologici sempre diversi

I sentieri da percorrere

  • Salita al Rifugio Flaiban-Pacherini da Andrazza: CAI n.362, ore 2,30; oppure CAI 368 e 363, 5 ore
  • Dal Rifugio Flaiban-Pacherini al Rifugio Giaf: segnavia CAI n.362-369-361, 6 ore
  • Dal Rifugio Giaf a Casera Tartoi: segnavia CAI n.341-207-243, 6/7 ore
  • Da Casera Tartoi a Casera Tragonia: segnavia CAI n.208-224-209, 5 ore
  • Da Casera Tragonia a Malga Montemaggiore con discesa a Andrazza: segnavia CAI n.211-210, 4/5 ore

 

 

3. Anello delle Dolomiti Friulane: 30 km di trekking tra rifugi, malghe e casere

Lontano dalle Dolomiti affollate esiste un vero e proprio raid escursionistico per cogliere la piena essenza delle Dolomiti Friulane.

Tramonto al Passo Lavinal. Gruppo dei Monfalconi, Dolomiti d’Oltrepiava

L’Anello delle Dolomiti Friulane è un insieme di sentieri che le percorre nella loro quasi interezza e che in cinque giorni tocca i Rifugi Giaf, Flaiban-Pacherini, Pordenone e Padova, attraversando in quota le selvagge, meravigliose vallate dei gruppi del Pramaggiore, dei Monfalconi, degli Spalti di Toro e del Cridola.

L’Anello è di circa 30 km e 3000 metri di dislivello e il suggerimento è quello di percorrerlo in quattro giorni.

I sentieri da percorrere:

  • Dal Rifugio Giaf al Rifugio Flaiban-Pacherini: segnavia CAI n. 361, n. 369 e n.362. Pernottamento al rifugio Flaiban-Pacherini, 6 ore
  • Dal Rifugio Flaiban-Pacherini al Rifugio Pordenone: segnavia CAI n.363, n.366 e n.362. Pernottamento al Rifugio Pordenone, 4 ore
  • Dal Rifugio Pordenone al Rifugio Padova: segnavia CAI n.353 fino in val d’Arade, poi n.342 e n.346. Pernottamento al Rifugio Padova, 5 ore
  • Dal Rifugio Padova al Rifugio Giaf: segnavia CAI 342, poi n.354 o n.362. Pernottamento al Rif. Giaf, 4 ore

 

I dettagli dell’itinerario

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