La leggenda di Baltimore Jack, l’uomo che ha dedicato la sua vita al cammino e alla natura

13 novembre 2020 - 19:17

Tra questi viaggiatori, nell’autunno del 1996, c’era anche una giovane ragazza di 18 anni, Jen Whitcomb che decise di affrontare quel percorso da sola, per prendersi una pausa dai problemi della sua vita di ragazza madre al college.

Dopo qualche giorno di cammino Jen si ferma in un bar per mangiare e incontra finalmente Baltimore Jack, gli racconta la sua storia, lui ascolta e decide di aiutarla ad affrontare il cammino accompagnandola per qualche tappa.

Jen oggi racconta di quanto fosse affascinante stare con lui, ascoltare i suoi aneddoti era meraviglioso, aveva sempre qualcosa da insegnare, non un maestro ma un fratello maggiore che ne ha passate tante.

Da quel momento tra i due nacque una forte amicizia, Jen tornò sull’Appalachian Trail diverse volte e spesso camminò insieme a Jack.

Jen viveva con suo figlio nel dormitorio del college e decise di offrire al suo amico un posto in cui stare per l’inverno. Baltimore Jack accettò e in cambio si occupò di suo figlio e di altri bambini dandogli ripetizioni di storia e aiutandoli con i compiti.

Jen racconta che il suo amico non aveva mai dimenticato sua figlia, ne parlava spesso con malinconia durante le serate, era addolorato di non poterla più vedere. Era un uomo estremamente buono, trattava anche lei come una figlia, era affettuoso e protettivo.

Dopo il college Jen si trasferì ed entrò nella Guardia Costiera, Baltimore Jack dopo un periodo di lontananza fece ritorno all’Appalachian Trail, siamo verso la fine degli anni ’90, Jack ha quasi cinquant’anni e ormai è diventato una vera autorità per gran parte degli appassionati di outdoor.

Chiunque aveva percorso anche solo un tratto dell’Appalachian Trail aveva sentito parlare di lui almeno una volta. Jack era un uomo curioso ed intelligente e quando internet iniziò a diffondersi lui lo utilizzò per raccontare le sue storie e scrivere post con consigli sul sentiero.

Scrisse moltissimi articoli su siti web specializzati, su forum e blog che si possono trovare ancora oggi. Erano contenuti ricchi di informazioni e scritti molto bene, che vennero letti da decine di migliaia di trekker di tutta America.

Grazie a questo lavoro la leggenda di Baltimore Jack divenne nazionale, le persone incuriosite scoprirono che davvero viveva gran parte del suo tempo camminando.

Sul forum specializzato White Blaze scrisse centinaia di guide diventate letture obbligate per ogni trekker deciso ad affrontare l’Appalachian Trail.

Lo stesso trail diventava ogni anno più famoso, alcuni personaggi iniziarono a presentarlo al pubblico come una meta per pochi, dura e inaccessibile.

Una visione opposta a quella di Baltimore Jack che lottava per rendere l’Appalachian Trail accessibile e divertente, un itinerario per godersi la natura con leggerezza.

Intorno al 2003, dopo anni di chilometri percorsi a piedi con un grosso zaino in spalla, Baltimore Jack comincia ad avere problemi alle  ginocchia che lo costringono a fermarsi. Stava ancora bene, ma non era più in grado di percorrere 20 miglia la giorno, come aveva sempre fatto.

Il suo impegno per sostenere l’Appalachian Trail non si fermò, diventò un vero e proprio Trail Angel, dedicando la sua vita ad assistere le persone che camminavano sul sentiero, dando loro preziosi consigli e accogliendole nei posti tappa.

Iniziò a frequentare gli ostelli lungo il percorso offrendosi di cucinare la cena per i trekker. Tutti i gestori lo conoscevano ed erano onorati di poterlo ospitare, questa nuova missione di vita consegnò definitivamente il nome di Baltimore Jack alla leggenda.

Centinaia di persone ogni anno lo cercavano per conoscerlo e scambiare qualche parola con lui, molti gli portavano regali e bottiglie del suo amato whiskey. Era considerato un San Francesco dell’Appalachian Trail, un uomo che aveva deciso di spogliarsi di tutto e dedicare la sua vita alla natura e al prossimo.

Col passare degli anni il fisico di Baltimore Jack iniziò a soffrire, in particolare per l’alcol e un problema congenito al cuore, era un uomo forte e sano, ma quella vita forse lo aveva consumato in fretta, così nel 2016, a soli 57 anni, Baltimore Jack si spense in un ostello vicino al sentiero, li dove aveva sempre vissuto.

Non appena la notizia iniziò a circolare tra le associazioni e gli appassionati di trekking, il web e i social media vennero invasi da migliaia di messaggi di cordoglio.

Le persone che lo avevano incrociato erano molte, ancor di più chi lo conosceva di fama, tutti loro tributarono migliaia di saluti alla leggenda.

Dopo pochi mesi sui social e nei forum compaiono molti racconti di persone che lo avevano incontrato, alcuni erano stati aiutati in situazioni difficili, altri avevano ricevuto un consiglio utile per il loro cammino.

Davi Royan, che aveva percorso l’Appalachian Trail insieme alla moglie, ha raccontato che Baltimore Jack aveva salvato sua moglie dopo una caduta che le provocò la rottura della gamba, la trasportò in spalla fino ai soccorsi.

Molti altri hanno riportato racconti e storie udite in qualche ostello lungo il percorso, gustando un piatto cucinato da Jack.

Adam Tarlin, detto Baltimore Jack, aveva ispirato e toccato la vita di moltissime persone, la sua dedizione al cammino era profonda, proprio come il suo desiderio di aiutare le persone ad affrontarlo.

Un uomo saggio e buono che ha lasciato una traccia indelebile sull’Appalachian Trail, dopo la sua morte in molti punti di sosta si trovano foto e targhette in ricordo del suo nome.

 

Commenta per primo