Matera e la Murgia: pennellate di giallo su profili ondulati

19 marzo 2020 - 11:50

Via via che ci si avvicina a Matera e alla costa, il paesaggio cambia e si movimenta con dei bellissimi calanchi. Anche qui sono i piccoli borghi a farla da padrone, come Aliano, comune in cui lo scrittore Carlo Levi ambientò la sua opera “Cristo si è fermato a Eboli” durante il suo periodo di confino in Lucania.

Oggi chi viene ad Aliano può ancora trovare nelle sue vie i luoghi principali descritti da Levi nel suo libro, memori di un’Italia contadina d’altri tempi.

Avanzando ancora verso la costa, le morbide geometrie dei crinali argillosi scavati dall’erosione dell’acqua, degradano in un paesaggio disegnato da campi coltivati e piccoli boschi di macchia mediterranea.

Per preservare quest’area dall’importante valore naturalistico è stata istituita la Riserva regionale dei Calanchi di Montalbano Jonico, nei pressi dell’omonima cittadina. In questo sito, che circa 1,8 milioni di anni fa era sommerso da un profondo mare primordiale, si trova anche un vero e proprio museo a cielo aperto ricchissimo di fossili.

Spostandosi ancora più a est, verso il confine regionale con la Puglia, il profilo geomorfologico caratterizzato da rocce molto tenere ha consentito all’uomo di trovare in queste terre un rifugio fin dal periodo del neolitico. Oggi questi luoghi dall’inestimabile valore archeologico sono riuniti nel Parco della Murgia Materana, in un’area racchiusa tra il capoluogo di provincia Matera e Montescaglioso.

Protagoniste del parco, le oltre 150 chiese rupestri di antichissima costruzione, modellate nelle grotte di tufo che costellano l’area. I muri di questi edifici sacri sono tutt’ora ricoperti da antichissimi affreschi e decorazioni parietali rupestri di ispirazione romana e bizantina, risalenti al XII-XIII secolo.

Matera e i Sassi

La seconda città della regione ospita senza dubbio quello che è il simbolo per cui la regione è conosciuta nel resto del mondo. I Sassi di Matera sono annoverati tra i patrimoni mondiali dell’Unesco: un intreccio di viuzze, un groviglio di piccole case di tufo sovrastate da chiese e campanili che al tramonto si tingono di colori intensi e sfumature calde.

Matera era già abitata durante l’età della pietra, e il suo fascino è arrivato fino ai giorni nostri in un intricata mescolanza di modeste abitazioni e sfarzosi palazzi barocchi. La zona dei Sassi si suddivide in due aree che dominano la Gravina di Matera: il Sasso Barisano e il Sasso Caveoso.

Il Sasso Barisano rappresentava la zona più ricca della città, in cui erano costruite le abitazioni più pregevoli. Sulla sua sommità sorge il Duomo romanico, costruito nel 1200, che imponente domina il resto della città.

Il Sasso Caveoso era invece la parte più antica e povera. Le sue case scavate nelle grotte erano abitate dai cittadini materani meno abbienti, in gran parte contadini che vivevano, fino agli anni cinquanta del novecento, insieme ai propri i animali e senza servizi igienici.

A Matera la struttura stessa della città narra la sua storia fatta di contrapposizioni: l’architettura arcaica si mescola con quella moderna, lo sfarzo delle strutture barocche con le abitazioni scarne ed essenziali, il tutto su un balcone naturale da cui si ammira un paesaggio dominato da rocce a strapiombo, gole, canyon e prati arsi dal sole.

Una simile bellezza non poteva di certo rimanere nascosta, anche agli occhi dei numerosi registi cinematografici che hanno scelto la città come location ideale per girare pellicole ambientate in epoche passate. Dalla Passione di Cristo di Mel Gibson al colossal Ben Hur di Timur Bekmambetov (in uscita nell’estate 2016) passando per Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, i burroni e le alture di Matera hanno rappresentato il luogo perfetto per ricostruire le ambientazioni della Terra Santa.

Testo di Marco Carlone, foto di Archivio Regione Basilicata

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