Nanga Parbat: tutto quello che c’è da sapere sulla ‘montagna assassina’

Il Nanga Parbat non è un ottomila qualsiasi. Non solo è una delle montagne più alte del mondo, ma anche una delle più pericolose da scalare, tanto da essersi guadagnata l'appellativo di "montagna assassina".

16 marzo 2022 - 9:33

Il Nanga Parbat è la nona montagna più alta del mondo con i suoi 8.126 metri sul livello del mare.

Situata nel distretto di Diamer della regione pakistana del Gilgit Baltistan, il Nanga Parbat è l’ancora occidentale dell’Himalaya.

Scopriamo le cose fondamentali da sapere su questa montagna leggendaria.

Nanga Parbat, la montagna nuda

Cominciamo dal nome.

In realtà, come nel caso di tante altre montagne, che sono spesso territori di confine e crocevia di culture diverse, i nomi sono più d’uno.

Il più noto, Nanga Parbat, deriva dal sanscrito e significa montagna nuda. Esiste però anche una versione tibetana, Diamer, che vuol dire montagna possente o montagna enorme.

Ph.: Gettyimages/Skazzjy

Nuda, enorme o possente che sia, il Nanga si trova nell’Himalaya occidentale, 27 km a ovest-sud-ovest di Astor, nel settore amministrato dal Pakistan della regione del Kashmir .

La ripida parete sud della montagna si erge per quasi 4.00 metri sopra la valle immediatamente sottostante, e il lato nord scende di circa 7000 metri fino al fiume Indo.

Lo scalatore alpino britannico Albert F. Mummery guidò il primo tentativo di scalare la montagna coperta di ghiacciai e neve nel 1895, ma morì durante il tentativo.

Almeno altri 30 alpinisti (per lo più a guida tedesca) morirono sul Nanga Parbat a causa delle condizioni meteorologiche avverse e delle frequenti valanghe prima che lo scalatore austriaco Hermann Buhl raggiungesse la vetta nel 1953.

Rupal, la parete più alta del mondo

La parete Rupal sul versante meridionale della montagna è considerata la parete montuosa più alta del mondo, con un’altezza di circa 4.600 metri dalla sua base alla vetta ghiacciata del Nanga Parbat.

Fu Albert Mummery, autore del primo tentativo, a descrivere efficacemente questo muro:
Per capire le incredibili difficoltà della parete sud basti questo: le gigantesche creste rocciose, i pericoli del ghiacciaio pensile e il ripido ghiaccio della parete nord-ovest, una delle pareti più terrificanti di una montagna che abbia mai visto sono preferibili alla parete sud“.

Nanga Parbat: la montagna assassina

Il Nanga Parbat è considerata la seconda vetta più difficile sopra gli 8000 metri dopo il K2, la seconda vetta più alta del mondo, nonché una delle più pericolose.

Dopo che 31 persone morirono nel tentativo di scalare il Nanga Parbat prima della sua prima conquista nel 1953, fu soprannominata la “montagna assassina”.

Ph.: Gettyimages / Sompote SaeLee

In effetti anche i dati parlano in questo senso.

Il Nanga Parbat è la terza vetta più pericolosa di 8.000 metri, con un tasso di mortalità del 22,3% degli alpinisti che muoiono sulla montagna.

Mummery: il primo tragico tentativo fallito

Il primo tentativo di scalare il Nanga Parbat fu quello, nel 1895, di un gruppo guidato da Alfred Mummery, che raggiunse i 6.100 metri di quota sulla parete del Diamer.

Mummery e due alpinisti Gurkha morirono a causa di una valanga durante una ricognizione della parete Rakhiot, ponendo fine alla spedizione.

_ Scopri di più sulla prima scalata del Nanga Parbat

 

La conquista del Nanga Parbat

La prima salita completata con successo sul Nanga Parbat è stata una solitaria del leggendario alpinista austriaco Hermann Buhl, il 3 luglio 1953.

Buhl, dopo che i suoi compagni tornarono indietro, raggiunse la vetta alle sette di sera e fu costretto a bivaccare in piedi su una stretta cengia.

Dopo una notte tranquilla e senza vento, il giorno successivo scese senza al piccozza, che aveva inavvertitamente lasciato in vetta, e con un solo rampone, raggiungendo il campo base dopo ben 40 ore di scalata.

Messner mostra il dito congelato dopo la salita in solitaria del 1978, Ph.: Gettyimages / Keystone / Stringer

Buhl scalò senza ossigeno extra e fu il primo ad aver scalato senza bombole in solitaria  un ottomila inviolato.

La via di Buhl sul Rakhiot Flank o East Ridge è stata ripetuta solo una volta, nel 1971 da Ivan Fiala e Michael Orolin.

La prima scalata invernale venne completata con successo soltanto nel 2016, ad opera del pakistano Ali Sadpara, dello spagnolo-basco Alex Txikon e dell’italiano Simone Moro.

 

Le principali vie alpinistiche

La storia dell’alpinismo sul Nanga Parbat è anche la storia delle vie alpinistiche che sono state aperte nel corso degli anni.

Le più importanti sono tre, una per ogni versante della montagna.

 

Via Kinshofer

La prima via aperta sul versante Diamer nel 1962, ad oepra di una spedizione guidata da Karl Herrligkoffer.

Si tratta del tracciato più battuto battuto dagli scalatori che aspirano a salire sul Nanga Parbat.

Via del primo salitore

Si tratta sostanzialmente della via di Buhl del 1953:  sale per il versante Rakhiot ed è estremamente lunga e di conseguenza poco frequentata.

Via Messner

Aperta nel 1970 da una spedizione guidata da Karl Herrligkoffer è anche il primo tracciato sul temibile Rupal. Si chiama così perché i primi a completare la salita furono i fratelli Messner.

 

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