Il Cammino come educazione sentimentale

19 marzo 2020 - 14:27

Il Paesaggio Sonoro. Alla ricerca di Itinerari, Autori e Brani

a cura di Chiara Carrarini

“ Udire è toccare a distanza. L’utilità del tatto si fonde con la socialità ogni qualvolta la gente si unisce per ascoltare qualcosa di speciale” – Murray Shafer

Suono visualizzato e visionario che si estende oltre i confini…

 

Il cammino come educazione sentimentale

Luigi Nacci, poeta e scrittore nel libro “Viandanza. Il cammino come educazione sentimentale”(Editori Laterza) tratta di sentimenti, rumori di fondo, paesaggi sonori interiori e paesaggi che incastonano le strade verso Santiago e verso Roma. Tutti noi, ci riconosciamo e siamo legati in base ai periodi della vita ad un sentimento, piuttosto che ad un altro.

Quello che colpisce è la bravura di tramutare in parole l’intensità dirompente della paura, della nostalgia, dello spaesamento, della disillusione, dello stupore, dell’allegria … stati d’animo che lungo il cammino affaticano, sfiancano e trasformano.

Ecco perché nelle pagine troviamo un vero e proprio cammino etimologico. Ogni parola che riguarda un sentimento viene analizzata in maniera approfondita, ogni capitolo lascia una scia luminosa … nei sentieri di ciascuno.

“Nel viaggio tutto cambia, e nel cammino, che è il viaggio all’ennesima potenza, tutto cambia all’ennesima potenza i tuoi sentimenti e le tue sensazioni. Si potenziano e si rimescolano, al punto che distinguere l’uno dall’altro risulta difficilissimo”. Nel cammino/vita in ogni situazione c’è un sentimento che prevale”

In quale scaffale di una libreria dovremmo “collocare” questo libro? Come afferma Luigi, nel suo sito nacci.luigi.wordpress.com “Sogno – di giorno, ad occhi spalancati – che nelle biblioteche e nelle librerie sorga finalmente lo scaffale della viandanza.

Una radura, un caravanserraglio, un bivacco, una panchina, un luogo in cui opere senza patria possano riposare prima di rimettersi in marcia. Che siano scritte in versi o in prosa, che raccontino di un omicidio sul sentiero o raccolgano le testimonianze di grandi pensatori che hanno teorizzato camminando, che siano romanzi o saggi o siano ibridi, macchine anfibie, esse appartengono alla stessa famiglia, quella della strada aperta, tanto per citare un verso caro di Walt Whitman”.

Quest’opera non si riesce a definire in un genere. È come il viandante che “non è del tutto maschio e del tutto femmina … è una creatura ibrida, sfuggente … in bilico sulle punte, ovvero nell’unica posizione possibile” così questo libro può stare in più scaffali … e stupirci ogni volta che ci riconosciamo in quel sentimento o itinerario citato.

Nel libro, è presente la mappa dei principali cammini europei. Sulle strade per Santiago o lungo la via Francigena , la viandanza diventa un modo per conoscere se stessi. Come il capitolo dedicato allo “Stupore”, che inizia con  Ungaretti.

Lo scrittore prova il più forte stupore della sua vita a 24 anni, quando si trova di fronte per la prima volta le montagne italiane. “la montagna che sta ferma contro il tempo, che resiste al tempo … ogni volta che provo una profonda emozione la provo perché uno spettacolo della natura mi ha fatto conoscere, insieme a una novità’ oggettiva, la mia novità”  e proprio in questo capitolo ci sono molti interrogativi sul perdere, la fatica e appunto la differenza tra il comfort e il conforto.

Il cammino, come sottolinea l’autore, rifonda il senso del pudore, nell’umiltà … togliendo, levando, sottraendo riusciamo forse a discernere il superfluo dal necessario e nello spaesamento i sentimenti che proviamo aumentano di volume, si mescolano tra loro perché ci siamo messi in movimento. E’ nella soglia che si incontra la viandanza.

Varcare la soglia, permette di moltiplicare i percorsi …

“Stavi per diventare un pellegrino, un forestiero, un clandestino, e ancora: un viandante, colui che va per la via e che dalla via si fa attraversare. E un giorno, forse, saresti diventato un cerimoniere della viandanza, la festa della danza dei piedi e degli sguardi sulla via, della via che si fa danza e della danza che si fa via, una baldoria di umanità, visioni e speranze accessibile a quelli che Ernst Bloch chiamava i “sognatori diurni”. Una festa del sogno ad occhi aperti, nel quale non ci sono malie o allucinazioni, né senso di oppressione, ma castelli in aria che sono veri e propri progetti di una vita migliore per se stessi e per gli altri.”

Nella traccia sonora “Nomadi” di Franco Battiato, lo Spaesamento diventa la rivalutazione del nostro divenire … e come afferma Nacci, proprio nel capitolo dedicato a questo sentimento“Volevi essere lo straniero, l’ebreo errante, il bohémien, il vagabondo, l’anacoreta, il beat, il cavaliere errante, il transumante, l’uccello migratore, il goliardo, il figlio di Dioniso, il chierico vagante, l’emblema della devianza, il ribelle, il transeunte, l’uomo in rivolta, il pellegrino, il viandante […] Ti sentivi fragile e potentissimo.”

https://www.youtube.com/watch?v=llEwegeVjUY”/]

Il testo della canzone si estende oltre i confini della nostra identità …” I viandanti vanno in cerca di ospitalità/Nei villaggi assolati/E nei bassifondi dell’immensità/E si addormentano sopra


I guanciali della terra/Forestiero che cerchi/ La Dimensione insondabile”

La condizione del nostro presente quotidiano e del nostro territorio è appunto lo spaesamento. I nostri passi insieme a quelli degli altri, ci permettono di tirar fuori ciò che sta dentro e condurci nei molteplici itinerari, alla ricerca del cammino come educazione sentimentale …

Buon Ascolto “Camminatore che vai/ Cercando la pace al crepuscolo”…!

Testo del brano “Nomadi”

Nomadi che cercano
Gli angoli della tranquillità
Nelle nebbie del nord
E nei tumulti delle civiltà
Tra i chiari scuri e la monotonia
Dei giorni che passano

Camminatore che vai
Cercando la pace al crepuscolo
La troverai
Alla fine della strada

Lungo il transito dell’apparente dualità
La pioggia di settembre
Risveglia i vuoti della mia stanza
Ed i lamenti della solitudine
Si prolungano

Come uno straniero non sento
Legami di sentimento
E me ne andrò dalle città
Nell’attesa del risveglio

I viandanti vanno in cerca di ospitalità
Nei villaggi assolati
E nei bassifondi dell’immensità
E si addormentano sopra
I guanciali della terra

Forestiero che cerchi la
Dimensione insondabile
La troverai, fuori città
Alla fine della strada

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