L’eccezionale diversità di clima e ambienti è dovuta alla complessità geologica e orografica dell’area protetta, oltre alla varietà altimetrica nel passaggio dal Lago di Como alle cime più alte. Anche per questo il Parco Regionale conta una peculiare biodiversità e un grande interesse geologico e paleontologico, nonostante la sua superficie limitata.
Questa grande varietà rende ancora più responsabili e attenti il Parco Regionale della Grigna Settentrionale e la Comunità Montana Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera, impegnati al mantenimento dello stato di conservazione e tutela di questo “capitale naturale” dell’arco prealpino.
Non solo: camminando lungo l’ampia rete sentieristica dell’area protetta, l’escursionista potrà comprendere quanto l’uomo nei secoli trascorsi abbia inciso al meglio sul territorio coniugando armoniosamente attività produttive e tutela delle risorse ambientali.
Ad un passo dalla silhouette delle cime occidentali delle Orobie, emerge il doppio profilo imponente della Grigna Meridionale (2.177 m) e della Grigna Settentrionale, la più alta (2.409 m).
Il fianco sud-occidentale, più severo e riservato agli alpinisti ed escursionisti esperti, degrada rapidamente verso la sponda orientale del Lario, mentre il versante est, più invitante e rasserenante – dove sono protagonisti boschi di faggio e pascoli – scende dolcemente verso la Valsassina.
A nord, invece, uno dei più noti gruppi montuosi della Lombardia è formato da una grande conca di natura glaciale – zona di Passo del Cainallo e Esino Lario – caratterizzata da ambienti carsici, doline, inghiottitoi, grotte e numerosi abissi riservati a speleologi esperti.
Addentrandoci nelle viscere della montagna non possiamo non nominare il secondo sistema carsico più profondo d’Italia, con oltre 22 chilometri e un dislivello di oltre 1.100 metri: il complesso del Releccio.
Oltre ad essere spettacolari, le stalattiti e stalagmiti perenni di ghiaccio rendono le grotte del Moncodeno luogo di estrema importanza scientifica.
A completare un quadro geologico, già per se eccezionale, sono il Monte Fopp, le grandi doline e dossi a cupola nei dintorni del Monte Albiga, l’Alpe di Mogafieno e l’Alpe Campione a nord della Grignetta.
Il rettile marino lariosauro e altri fossili di grande rilevanza paleontologica – conservati soprattutto nell’area del Pialleral – richiamano studiosi da tutto il mondo per scoprire i segreti di un territorio formatasi circa 20 milioni di anni fa.
A riportarci al nostro tempo sono i vari itinerari del Parco Regionale: un’escursione decisamente a portata di tutti permette di arrivare all’incredibile arco roccioso della Porta di Prada, a pochi passi dal Moncodeno, dove peraltro emerge il lariceto più meridionale presente nel versante alpino.
Per le vette più importanti le vie di salita sono molte, ma un’adeguata rete sentieristica rende piacevoli anche le passeggiate più semplici, alla scoperta degli aspetti più intimi e nascosti del variegato paesaggio delle Grigne: dai prati di bassa quota, dove non è raro scorgere la volpe o la lepre, si può camminare nella penombra dei boschi di carpini, querce, maestosi castagni e faggi, ascoltando il ritmo quasi indisponente del picchio, il canto del gallo forcello, oppure il bramito del cervo che riecheggia nelle alte valli.
Raggiunti gli spazi aperti, le brughiere disegnano il paesaggio alpino colorato da rododendri, pini mugo e ginepri: i più fortunati potranno scoprirvi il capriolo, soprattutto alle prime ore del mattino e nel tardo pomeriggio, quando si prodiga in inseguimenti mozzafiato.
E non è finita: sempre più in alto, tra ghiaioni e pareti rocciose di natura calcarea, il rumore di pietre smosse tradisce il timido camoscio in fuga. Dalla terra al cielo, senza volare con la fantasia, è possibile ammirare le planate dell’aquila reale, possente nei suoi due metri di apertura alare.
Anche il patrimonio floristico del territorio del Parco Regionale è avvalorato e impreziosito dalla presenza di un numero importante di specie a diffusione limitata, tanto rare quanto belle da vedersi, che sulla Grigna offrono un imperdibile sfoggio di colori. Alcune sono esclusive o endemiche, non rinvenibili altrove, neppure in località equiparabili sotto il profilo ambientale.
Il motivo è da ricercarsi negli eventi glaciali del Quaternario: le Prealpi Lombarde, poste al margine meridionale del sistema alpino, sono in gran parte sfuggite alla copertura dei ghiacci, così da accogliere numerose specie nelle cosiddette “aree rifugio” risparmiate dalla coltre di ghiaccio, favorendo la conservazione delle stesse e la differenziazione delle popolazioni originarie. La contemporanea presenza di tanta varietà floristica e faunistica in uno spazio relativamente così ristretto rappresenta una preziosa risorsa da tramandare alle future generazioni; ecco, quindi, che il parco diventa un territorio speciale per la conservazione non solo della sua biodiversità, ma anche dell’identità culturale di ciascuna comunità presente al suo interno, nonché un laboratorio per la sperimentazione e lo sviluppo di attività compatibili.