PIAVE e alta VALCELLINA: piccoli mondi antichi

19 marzo 2020 - 13:27

Sono cime selvagge, solitarie, severe, riconosciute dall’UNESCO Patrimonio mondiale dell’Umanità, meno famose delle consorelle trentine, seppure figlie della stessa pietra.

Quelladelle Dolomiti Friulane è una realtà tutta da scoprire, qui un’orografia particolarmente difficile ha scoraggiato la pressione antropica e il turismo di massa. Un caso fortunato, la mancata eccessiva frequentazione consente ancora oggi di ammirare uno dei paesaggi più immacolati di tutto l’arco alpino, dove la rete sentieristica invita a camminare e sollevare lo sguardo verso le guglie di roccia che si stagliano contro il cielo.

L’ambiente d’Oltre Piave si contraddistingue per le vallate estese che si addentrano tra le cime silenziose, dalle loro viscere sgorga anche il Cellina, una storia importante la sua; numerose malghe e pascoli in quota garantiscono escursioni semplici che si sviluppano su sentieri, piste forestali e radure. Anche l’acqua ha creato scenari da favola e l’uomo ne è stato partecipe, i laghi artificiali per l’energia idroelettrica sono interpreti di piacevoli passeggiate lungo le loro sponde, “occhi del cielo” capisaldi dei nostri week-end escursionistici. Nel territorio del B.I.M. del Piave e dell’Alta Valcellina l’acqua ha modellato il paesaggio e contrassegnato lo sviluppo socio-economico delle comunità locali: oltre all’incoraggiante crescita del turismo sostenibile locale, l’idroelettrico contribuisce dagli anni ’50 al benessere dei centri montani, territori dove si respira più solidarietà e coesione sociale di altri.

“Il Bacino Imbrifero Montano è un Ente sempre alla ricerca di un punto d’incontro fondamentale tra le ragioni dell’economia e quelle della tradizione e della natura – ci racconta il Presidente, il dott. Marco Protti – contrastando il luogo comune che la montagna produce solo un’economia di sussistenza”.

I concessionari di derivazioni d’acqua pubblica, che hanno opere di presa all’interno dei bacini imbriferi stessi, versano un sovracanone annuo ai Consorzi B.I.M. che serve a ripagare in parte i Comuni montani dai danni dovuti alla presenza di bacini, impianti e reti di distribuzione idroelettrica.

Foto di Paolo Pellarini

“Queste somme vengono investite sul territorio per opere di carattere pubblico e collettivo, per il progresso sociale ed economico della popolazione e per il finanziamento di opere di sistemazione montana che non siano di competenza dello Stato”.

Nel comprensorio del B.I.M. del Piave e dell’Alta Valcellina – dove si trovano anche gli impianti di produzione e distribuzione di energia elettrica – natura, storia, tradizioni e cultura s’intrecciano sorprendentemente, offrendo paesaggi stupendi e delicati in uno spazio vitale per gli amanti dell’escursionismo. Non possiamo che condividere le parole di Marco Protti: “Il futuro della collettività va ricercato anche attraverso una corretta gestione dell’acqua e delle sue risorse che sono alla base di tanti aspetti del nostro sviluppo”.

I fantastici quattro

Erto e Casso, Cimolais, Claut e Forni di Sopra, borghi ricchi di storia e di cultura, rappresentano un irresistibile invito per gli amanti del wilderness. Cervi, galli forcelli e cedroni, camosci, caprioli, marmotte e l’aquila reale – unica vera regina di ogni valle – rendono ancora più appaganti le passeggiate negli splendidi paesaggi della Valcellina e delle zone che insistono verso il limite della Val Tramontina. Particolarmente ricercati dai turisti sono gli itinerari tematici, soprattutto quelli che portano alla scoperta dell’imponente Campanile di Val Montanaia, i leggendari Libri di San Daniele del Monte Borgà, la frana del Monte Toc, le impronte di Dinosauro a Casera Casavento e la vicina Strada degli Alpini, il Sentiero del Lago del Ciul, il Sentiero dei Bambini e il Truoi dai Sclops (Sentiero delle Genzianelle).

Ma anche una breve passeggiata può dare grandi soddisfazioni nelle valli del Piave e dell’Alta Valcellina, un prezioso crogiuolo di usanze e tradizioni sopravvivono intatte nei piccoli villaggi che oggi si possono riscoprire grazie a originali forme di accoglienza turistica come l’albergo diffuso. Nei comuni di Cimolais, Claut, Erto e Casso si è ospiti di eleganti case sapientemente ristrutturate nel rispetto delle tipologie costruttive tipiche di questi luoghi. Da Cimolais, sede e cuore del Parco delle Dolomiti Friulane, oltre alla Parrocchiale e alle chiesette campestri sparse nel comprensorio, ci sono decine di chilometri di sentieri escursionistici: in primis quello che attraversa l’alta Val Cimoliana, verso il Campanile di Val Montanaia, titanica torre che la natura ha forgiato nei millenni.

Forni di Sopra, Gruppo del Cridola

A Claut, alla confluenza del Cellina e Settimana, oltre ad una attrezzata stazione turistica si può visitare il Museo Casa Clautana, che racconta soprattutto la vita delle donne valcellinesi che con il loro sacrificio sostenevano la fragile economia della famiglia. La natura qui vi aspetta con chiese, cappelle, oratori sparsi e antiche malghe in quota, un’atmosfera magica si percepisce lungo i Sentieri Natura del Col dei Piais e Truoi de l’Arthith (Difficoltà T / Dislivello + 260 m / Tempo 3 ore). Dalla località Lesis – Pian del Muscol, frazione di Claut, una strada di fondovalle segue inizialmente il corso del torrente Cellina, salendo in quota nella penombra della faggeta attraversa l’ampia Val di Giere, fino a raggiungere i pascoli della Casera Casavento e della Casera Colciavath. La pista forestale chiude l’anello a Claut, non prima di aver visto anche la Casera Pradut (Difficoltà EE / Dislivello + 850 m / Tempo 6 ore).

Un percorso altrettanto bello, dedicato alla cultura rurale, inizia dalla storica fontana di Forni di Sopra e giunge nel borgo di Tiviei: superato il ponte sul Tolina s’incontrano stalle, abitazioni temporanee, pascoli e sentieri con splendida vista sulla valle e sulle Dolomiti Friulane. Soffermatevi ad osservare l’affascinante centro storico – dove ad essere protagonisti delle case sono pietra e legno – e non perdetevi l’Area Faunistica “Parulana” e il Centro Visite che ospita un percorso espositivo con i diversi aspetti della vegetazione delle Dolomiti Friulane.

Campanile di Valmontanaia

Anche Erto e Casso, due borghi caratterizzati da un’architettura spontanea in pietra locale dal tipico colore rosato, sono punto di partenza di suggestivi sentieri naturalistici, incominciando proprio dalla Val Zemola dove si sviluppa il Sentiero del Carbone (Difficoltà T / Dislivello trascurabile / Tempo 3 ore). Nel comune, oltre ad ospitare le mostre dell’Ecomuseo Vajont (da non perdere “Voci del bosco”), presso il Centro Visite di Erto è possibile visitare la Mostra “La Catastrofe del Vajont, uno spazio della memoria”, vero e proprio centro documentativo che descrive la catastrofe del 9 ottobre 1963. Presso la diga, dal 1978 è presente una delle palestre di roccia più conosciute al mondo: sotto il roccione di Moliesa esistono più o meno 300 vie di arrampicata di ogni grado. Oramai lo abbiamo capito, nel territorio del B.I.M. del Piave e dell’Alta Valcellina si può godere del silenzio e della tranquillità della sua natura aspra e intatta, delle tante esposizioni permanenti, dei suggestivi borghi, ma anche di un ricco programma di eventi dedicati soprattutto alla gastronomia ed alle antiche tradizioni contadine.

Approfondimento: la strada della Valcellina

Gli ambienti montani a metà Novecento hanno sostenuto da soli il peso maggiore dei significativi cambiamenti culturali, sociali ed economici del nostro Paese. Ne è un esempio, la strada della Valcellina, un’opera colossale per l’epoca che venne realizzata proprio per costruire gli impianti idroelettrici – in primis il grandioso impianto idroelettrico del Cellina, 14 marzo 1900 – e produrre la nuova forma di energia che doveva soppiantare le lampade a petrolio e il gas, e portarla verso la pianura e la Serenissima. Fino ad allora, diecimila abitanti della Valcellina, cinta da una barriera di montagne insormontabili, vivevano isolati per assenza di strade carrozzabili e potevano comunicare con la pianura soltanto attraverso l’aspro sentiero di “Val de Crous”.

Testo di Enrico Bottino