Quando si parla dei protagonisti della montagna, il pensiero va alle grandi cime e a chi le ha conquistate.
Ma si può essere grandi uomini senza aver salito nessunavetta, ciò che fa grande la persona è raggiungere i propri limiti e superarli: Renato, appassionato di montagna a 360 gradi, è uno di loro. Cime, pianori, dirupi e giogaie della Val d’Ossola sono i luoghi dove si rigenera, il suo rifugio mentale, ambienti che frequenta in ogni stagione, a piedi, con gli sci, con le ciaspole… e con le stampelle. È il nostro inviato Cesare Re a raccontarci i segreti di questa vitalità e potenza d’animo.
Trekker, alpinista e appassionato di montagna a 360 gradi, Renato Brignone, classe 1970, è diversamente abile dalla nascita e svolge attività outdoor con le stampelle. Non ha mai vissuto la sua “abilità diversa” come un problema, ma si è sempre applicato per trovare “un modo per fare le cose”. Per sciare, serviva una tecnica, un modus operandi; per fare trekking, era necessario utilizzare delle stampelle adeguate, non solo più robuste, ma anche con regolazioni specifiche, veramente a misura d’uomo. Nasce quindi Tompoma, la stampella inventata da Renato. Col tempo, visto l’interesse per l’escursionismo invernale con le ciaspole, Brignone si ingegna e studia un attrezzo da attaccare alle stampelle che consenta un miglior galleggiamento sulla superficie nevosa. Sicuramente le idee di Renato non sono ancora finite.
Diario di una giornata d’inverno
Fa freddo al Devero. Il Cervandone è carico di orli bianchi, così come i profili rocciosi della Rossa, ammorbiditi dalle recenti precipitazioni nevose. Renato cammina con passo cadenzato, ritmico, concedendosi, ogni tanto, uno sguardo ad un paesaggio che conosce molto bene e che frequenta sin da piccolo. Anzi, in un certo senso, si può dire che l’Alpe Devero sia stato teatro del suo esordio in montagna, parecchi anni fa, quando con suo padre Carlo saliva ai piani della Rossa, in estate, oppure quando decise che doveva assolutamente imparare a sciare, proprio qui, nella pista che vediamo snodarsi tra i larici e scendere nella piana
Saliamo verso Crampiolo, lungo il sentiero invernale segnalato con appositi cartelli per i ciaspolatori, una tendenza che sta prendendo piede in tutto l’arco alpino, complice una diffusione sempre crescente dell’escursionismo invernale, un’altra delle attività che Renato ama praticare nelle montagne della sua Ossola.
Proseguendo nel bosco di larici, Renato mi racconta della sua passione per la montagna, una sorta di interesse a 360 gradi. Sin qui nulla di strano o particolare, se non fosse che Renato Brignone, classe 1970, di Verbania, è diversamente abile dalla nascita e svolge attività outdoor con le stampelle. Renato ha una gamba lunga sino al ginocchio dell’altra.
Tra un panorama sul Cervandone e la sfilata ordinata dei tetti e dei comignoli di Crampiolo sepolti dalla neve, Renato mi parla del suo rapporto con la montagna, un’attività che lo rilassa e che, soprattutto, non ha nulla a che vedere con sentimenti di rivalsa o rivincita nei confronti della vita, un atteggiamento favorito anche da un famiglia che non lo ha mai fatto sentire “diverso”, coi fratelli che non gli hanno mai riservato nessun trattamento di favore e con papà Carlo che non lo ha mai scoraggiato dall’intraprendere attività come lo sci, cosa che, soprattutto anni fa, poteva sembrare paradossale. Era sufficiente, invece, trovare un modo per poter sciare, una tecnica adeguata alla situazione.
Il vero problema per i disabili, continua Renato, non è la situazione in sé stessa, ma l’atteggiamento delle persone nei loro confronti. Proprio per questo, Brignone svolge anche attività nelle scuole, per cercare di raccontare e spiegare certe situazioni, dicendo che “il tuo approccio alla vita ti distingue di più della tua fisicità” e che, con il giusto atteggiamento, “si può essere sereni e vivere la vita col giusto approccio mentale”. Per lanciare questo messaggio scala la piramide rocciosa del Pizzo Andolla e le cime del Monte Rosa, le Punte Gnifetti e Zumstein, riassumendo l’impresa in poche e semplici parole:“si può fare, si può fare tutto, basta volere”. Scala i 4000, con delle stampelle rinforzate che, però, poco dopo si rompono. Per svolgere le sue attività sportive preferite, ma anche per la vita di tutti i giorni, Renato inventa, quindi, delle nuove stampelle, con regolazioni personalizzabili, materiali più resistenti e adeguati alla montagna e al “camminare”.
Sono le stesse che sta utilizzando oggi con le ciaspole, appositamente adattate in modo da favorire maggior portanza sulla neve soffice.
Giunti a Codelago, che merita l’epiteto di “piccolo Canada Ossolano”, probabilmente per l’isoletta che vi sorge proprio al centro, il vento fortissimo suggerisce una discesa strategica, anche se riesco a ritagliarmi qualche minuto per immortalare l’Arbola che sovrasta la chiarissima superficie ghiacciata dello specchio d’acqua. Scendiamo, c’è troppo vento, e, a nostro avviso, non vale la pena continuare con queste condizioni meteo.
Niente “lotta con l’alpe” di Guido Rey quindi, ma una pausa alla Locanda Fizzi e all’Antica Locanda l’Alpino, dove, con i gestori Sara e Sandro, continuiamo a discutere delle montagne dell’Ossola, della traversata Veglia – Devero, che Renato intraprende quasi ogni anno, della traversata della Val Grande, da Malesco a Colloro, uno dei percorsi che preferisce, così come il Parco della Val Grande. Proprio nel parco, sopra Verbania, ha ristrutturato con le sue mani una baita, “il suo rifugio mentale”, nella quale ama trascorrere il tempo libero con la compagna Elisa e il figlio Feo di 7 anni, un luogo anche per pensare a nuove avventure, magari il periplo del Monte Bianco e del Monte Rosa, sia per sensibilizzare la gente ad un rapporto più sereno con la disabilità sia perché, comunque, Renato ama la montagna, ritenendola “un interlocutore onesto che mi tratta alla pari. Lei non mi ha mai trattato da disabile. Ogni conquista è un fatto. E poi arrivi in cima e tutto perde di significato, in quel momento una o cento gambe non contano nulla”.
Le stampelle Tompoma
Stanco di prodotti di bassa qualità e poco performanti, Renato Brignone si è impegnato nella ricerca della stampella ideale. È nata così Tompoma, resistente, leggera e con una forma innovativa che le conferisce moltissime qualità. Le stampelle Tompoma sono state sottoposte ad un meticoloso processo di certificazione relativo alla sicurezza, all’affidabilità e all’innovazione funzionale. CATAS s.p.a. ha certificato che le stampelle Tompoma resistono a carichi fino a 150 kg aumentando di molto gli standard di resistenza e usura rispetto a tutta la concorrenza. L’Istituto Auxologico Italiano ha invece certificato che le stampelle Tompoma offrono vantaggi biomeccanici alla deambulazione. In particolare rendono il passo più lungo, fluido e sicuro garantendo maggiori prestazioni in termini anche di velocità. Inoltre le stampelle Tompoma sono più ergonomiche e offrono appoggio e presa decisamente migliori di una stampella standard. Per avere maggiori informazioni sulle stampelle si può visitare il sito web.