Le gravine portano con se il fascino dei canyon americani e per il turista ammirare quelle erosioni carsiche è qualcosa di molto affascinante. Pareti rapide e profonde che si sviluppano in alcuni punti fino a 100 metri di altezza, autentico simbolo del territorio. Lame e gravine accompagnano questo nostro viaggio alla scoperta del comprensorio del Gal luoghi del Mito…protagoniste anche per quel che concerne le tradizioni gastronomiche della zona.
Già, perché c’è un’arte qui, quella della panificazione, che è radicata fin dal V secolo avanti cristo e ci insegna che, per cuocere le panelle, o panédd, come sono chiamate con voce dialettale, da tempo immemorabile si utilizza il legno proveniente proprio dalle gravine, quegli arbusti contorti e spinosi di macchia che nel loro intrico sembrano imprigionare tutti i profumi del Mediterraneo.
Il fuoco dei forni libera quelle essenze dalla prigione del legno e le infonde nella crosta marrone e croccante delle panelle, fin dentro la mollica color d’avorio.
Gusti, natura e cucina elementi che ritroviamo in uno dei centri più importanti del Gal, Castellaneta. Arrivare qui significa respirare anche e soprattutto il sapore della storia antica. Un’emozione passeggiare nel centro storico di Sacco e Muricello, tra vicoli e improvvisi slarghi, passando sotto numerosi palazzi signorili, fino a Piazza Marconi, Via Muricello, oppure in fondo a Via Caporlando, per sporgere il proprio sguardo oltre, verso la gravina sottostante e sul versante orientale del canyon, luogo dove la gente abitava nei villaggi rupestri tuttora presenti di Santa Maria del Pesco e di Santo Stefano.
Nella storia più recente Castellaneta divenne famosa anche per aver dato i natali a Rodolfo Valentino, attore e latin lover dei primi del Novecento. In Via Roma si trova la sua casa natale, mentre un monumento in maiolica posto al termine della “Passeggiata” e il Museo presso l’ex Convento di Santa Chiara lo ricordano.
Appena fuori dal centro abitato giungendo a Marina di Castellaneta, respireremo invece aria di mare, cinque chilometri di costa sul litorale ionico completamente immersi nel verde della pineta “Bosco Pineto”, un’area fortemente vocata al turismo balneare che offre servizi di intrattenimento, ristorazione e ricettività.
Qui e nel centro cittadino si può avere un assaggio della specialità locale, l’olio extravergine d’oliva, che rende onore ad una tradizione agricola che da secoli contraddistingue il territorio. Questi sono, infatti, i luoghi di produzione della DOP olio extravergine di oliva Terre Tarentine, ottenuta dalle varietà di olivo Leccino, Coratina, Ogliarola e Frantoio e da altre varietà minori presenti negli oliveti della zona, apprezzato sulle tavole di tutta Italia per il suo sapore fruttato e la leggera sensazione di piccante.
Per spostarci nella prossima cittadina useremo la pista ciclabile situata nel tratto dell’antica ferrovia e, godendo delle spettacolari vedute panoramiche che il percorso regala presso il ponte sulla Gravina Grande, giungiamo a Palagianello. Non è una novità: questo paese, come gli altri comuni del versante occidentale della provincia di Taranto, è storicamente legato al fenomeno della civiltà rupestre, che in terra jonica si è sviluppato in uno spazio fisico ben definito, le gravine, e in un periodo cronologico ampio, dal Medioevo quando le incursioni nemiche arrivano dal mare, alle soglie della storia moderna.
Palagianello dista solo due chilometri dal mare, la sua gente trovava rifugio nelle case-grotte articolate e multifunzionali, ambienti ideali per allevare ovini e animali di bassa corte. Sul margine superiore della gravina corre invece il centro storico, per un chilometro e mezzo, diviso in due rioni dalla linea ferroviaria e sorvegliato dal castello Stella-Caracciolo, risalente al 1500, simbolo del dominio dei Caracciolo, i feudatari dell’epoca.
Dalla sua sommità si può osservare il territorio a 360 gradi, attraversando con lo sguardo terre ricche di masserie di antichi signori, iazzi per gli animali, ulivi, vigne e poi campi e agrumeti mantenuti negli anni con cura e dedizione che arrivano fino ai piedi delle montagne della Sila Grande. Lo sanno bene i contadini innamorati della loro terra e le nonne dalle mani nodose di chi ha lavorato una vita intera.
Un orologio meticoloso, sincronizzato con il ciclo delle stagioni, che regola il ritmo naturale dello splendido territorio che appartiene al GAL Luoghi del Mito. Direzione Palagiano e durante il viaggio si capisce che quello attraversato è un territorio dalla doppia anima, quella nascosta delle gravine e quella dei campi agricoli baciati dalla luce e toccati dal vento, a un passo dai campi agricoli e dagli agrumeti.
Qui, grazie al sole e al clima mediterraneo maturano le Clementine con marchio IGP, felice incontro tra arance e mandarini, che cominciano a fare la loro comparsa nei campi intorno alla metà di ottobre per poi diventare protagoniste assolute del mese di novembre. I mercati rionali dei paesi sono sempre in festa, sempre sorprendenti nei colori della frutta e degli ortaggi; in luoghi dove l’economia ha carattere prevalentemente agricolo anche le strutture ricettive e agroalimentari contribuiscono alla promozione dei prodotti di qualità e al recupero del gusto.
Si giunge a Palagiano, cittadina dal sapore antico terra di conquista e punto di passaggio per molti popoli desiderosi di conquiste, dai longobardi ai greci passando per bizantini e romani. Il Museo Civico Narracentro ne è la più forte rappresentazione, innovative tecniche multimediali e tridimensionali permettono di compiere un viaggio virtuale nella storia del paese.
Un viaggio che ci conduce ora nel territorio di Massafra e del suo suggestivo centro storico diviso fra le due gravine di San Marco e della Madonna della Scala. Anch’essa terra di coltivazioni di Clementine che si caratterizzano per il sapore dolce e aromatico, polpa succosa e un’ottima capacità di conservazione, qualità che derivano dal clima caldo, soleggiato e poco umido tipico del territorio dell’Alto Jonio.
Non solo, poco fuori l’abitato masserie didattiche e allevamenti producono il latte da cui derivano i tipici formaggi del territorio e sono specializzate nell’allevamento di razze bovini ed equine autoctone, come le mucche podoliche e il cavallo murgese. Attraversiamo giardini profumati di agrumi e ulivi, percorriamo la storia lungo le mura e i quattro torrioni disposti a quadrilatero del castello medievale che si affacciano sui margini delle gravine dove giunge l’odore delle piante officinali e mediche, seguiamo passo dopo passo le stradine strette e scoscese che confluiscono nel cuore multietnico della cittadina di tufo: il Rione Gesù Bambino. Ancora oggi tutto attorno c’è sentore di storia, di medioevo.
Una storia che contraddistingue anche il paese di Mottola, che dall’alto dei suoi 387 metri sopra il livello del mare, è denominata la “spia dello Ionio”, perché consente una splendida panoramica del golfo di Taranto e delle montagne della Sila. Il territorio di Mottola è circondato dal verde dei boschi di Burgenastico, caratterizzato dalla presenza di fragni e di roverelle, del bosco di Lama Cupa, ricco di querce e di acero minore, e poi c’è il Bosco di Sant’Antuono.
Esso riassume quanto sia vario e particolare questo territorio che risulta posto in un’area di transizione che in pochi chilometri mostra e racchiude tutte le espressioni del territorio murgese, dal fragno alle gravine senza dimenticare i tanti diversi esempi di masserie storiche, jazzi ed altre architetture rurali presenti in quest’area.
Gravine, se ne contano circa sessanta, che sono l’habitat di Laterza, che raggiungiamo attraversando la bella stradina di Contrada Lama Carvotta dove possiamo ammirare e gustare la produzione casearia del latte bovino che si affianca a quella, originale e molto apprezzata, del latte d’asina.
Il centro del paese presenta ancora oggi numerose chiese rupestri scavate nella roccia e nel tufo, ubicate principalmente lungo le diverse lame che confluiscono su via Concerie, oggi trasformate in strade, a ridosso della profonda e spettacolare gravina: la Gravina di Laterza.
Tra i più grandi canyon d’Europa, scrigno di biodiversità sia vegetale che animale, così come l’Oasi LIPU, inclusa nel Parco Regionale Terra delle Gravine, nata nel 1999 per tutelare e valorizzare per scopi didattici ed educativi lo straordinario patrimonio naturale presente nel territorio dell’Oasi.
Da qui è possibile ammirare tutta la piana di Taranto e in inverno anche le cime innevate del Pollino, area in cui si estendono alcuni dei più interessanti itinerari della rete escursionistica sviluppata dal Gal Luoghi del Mito. Prima di lasciare la città non può mancare la visita a una delle aziende storiche del paese, dove si producono e si vendono al dettaglio i formaggi tipici della tradizione pugliese quali mozzarelle, trecce, bocconcini, manteche, ricotta, caciocavalli e provoloni.
L’ultimo comune che visitiamo è Ginosa che ci da la possibilità di una piacevole sosta presso un tipico laboratorio aziendale, situato lungo la SS 580 prima di entrare nel paese, che produce un ottimo yogurt e i cui gestori sono particolarmente attenti all’accoglienza dei visitatori, proponendo attività didattiche e ludiche dedicate in particolar modo ai più piccoli.
Giunti nell’abitato, scopriamo un centro storico circondato dalla gravina, che si sviluppa seguendo l’andamento a meandri di un antico corso d’acqua. In questo maestoso canyon, in un paesaggio naturale aspro e selvaggio, habitat ideale dei prodotti tipici del territorio come le clementine, le arance, l’uva da tavola, gli ortaggi invernali ed estivi, si conserva un’incredibile antica città, interamente scavata nella pietra.
Il luogo fa da scenario a varie manifestazioni, fra le quali la più famosa è la Passio Christi della Città di Ginosa. Il viaggio termina qui soddisfatti di avere conosciuto e ammirato un territorio dalle mille sfaccettature che regala a chi lo visita un suggestivo ed emozionante soggiorno alla scoperta delle meraviglie del Gal Luoghi del Mito.
Testo di Fabio Guglielmi, foto di PierMarino Zippitelli