I cani sono i migliori compagni per affrontare le spettacolari scenografie del Grande Nord artico, dove la neve e il freddo sono i padroni incontrastati di paesaggi che sembrano appartenere ad una fiaba
Le lame degli sci da fondo tagliano le lastre di ghiaccio, i respiri accompagnano le braccia. Il vento freddo è la cornice più adatta a questa straordinaria bellezza candida.
La temperatura oscilla tra -20° e -30°. Le piante coperte di neve, i larici sagomati e piegati dall’inverno lappone, sono gli unici protagonisti dello scenario che costeggia la pista verso Kolari.
Procediamo in silenzio, sperando di vedere uscire qualche renna dalla foresta silenziosa.
Il bianco può essere uno spazioso silenzio, un accumulo di colori rotanti veloci verso un unico soffio di quiete. Il ritmo dei respiri viene interrotto bruscamente dal guaire, latrare di 47 bellissimi cani.
Natura selvaggia, dura e incontaminata
Johanna vive in un bosco incantato nella natura, sincera e orgogliosa del suo mondo fatto di freddo e fiocchi di neve.
Ha lasciato un lavoro sicuro per dedicarsi alla sua grande passione: i cani da slitta.
Ora che ha raggiunto questo suo sogno, costruito inverno dopo inverno, con umiltà e spirito di sacrificio, viene ripagata dall’apprezzamento quotidiano per la natura.
Gli Huskyt (in finlandese si scrive così) sono cani da tiro, muscolosi e possenti. La loro eleganza e struttura li fa sembrare quasi dei “levrieri delle nevi”, ma il cranio arrotondato e un muso affilato tradisce la loro discendenza dai lupi.
Incantano gli occhi a mandorla, leggermente obliqui, che possono essere marroni, ambra, azzurri e etero cromi, cioè di due diversi colori.
La pelliccia dell’Huskyt presenta un doppio strato, folto alla base, come una vera e propria ciniglia o vellutino, mentre quello esterno è un po’ più lungo e meno serrato.
Questa meraviglia, tutt’altro che casuale, gli consente di avere una stupefacente protezione termica in grado di evitare il formarsi del ghiaccio sul pelo, che altrimenti porterebbe l’animale ad una morte certa per ipotermia.
Johanna conosce le dinamiche sociali e di branco di questi meravigliosi animali, carattere allegro e giocherellone ma dignitoso e orgoglioso, socievole con tutti, cani e persone. Più di ogni altra cosa, amano correre come il vento sulla neve.
Tuttavia possono essere cani testardi e indipendenti, pertanto quando vengono scelti per trainare le slitte – al massimo 8 per muta – devono essere fatte scelte logiche e molto attente.
Il Siberian Husky tende a trovarsi una sua allocazione all’interno della famiglia che lo sta adottando, poiché la valuta come fosse un branco.
Per tale motivo, l’animale si sottometterà solo a colui che riterrà essere il suo capo branco, mentre con gli altri componenti sarà meno “rispettoso”.
Per questi motivi bisogna educarlo in maniera ferma, ma estremamente gratificante, perché è molto intelligente e sensibile.
Gli Husky sono cani competitivi e gioiosi, veri atleti, che amano correre nelle distese di neve e competere tra loro, godendo appieno della natura in cui vivono
Senza fare i conti in tasca a questa donna straordinaria, facciamo qualche valutazione: ogni cane durante l’inverno mangia giornalmente, mediamente e approssimando, mezzo chilo di carne di maiale (la renna fornisce una carne troppo asciutta e stopposa per il nutrimento dei cani).
Considerando che la Lapponia può costare un 50% in più rispetto alla capitale finlandese, già carissima per i nostri standard, i conti sono facili da fare riguardo all’impegno economico necessario per mantenere questi bellissimi animali.
Ma questa è la parte “facile”!
I cani da slitta sono dei veri e propri atleti, e tutti i giorni dell’anno devono correre ognuno circa un’ ora al giorno; considerando che il numero massimo per muta è 8 Husky, sia su neve che fuori stagione (con le slitte a rotelle) Johanna deve girare circa 6 ore al giorno più il tempo per la cura di ogni animale.
La slitta non è particolarmente difficile da condurre, bisogna solo imparare a spostare il corpo rimanendo sempre in equilibrio sugli sci.
Ha un pedale del freno come i vecchi slittini, un puntale blocca la corsa dei cani entrando perpendicolarmente, nel senso di marcia, nella neve.
I percorsi possono presentare insidie soprattutto con neve fresca o quando si affrontano curve strette, buche e fossi oppure se i cani pensano di trovare una scorciatoia… quasi sicuramente ti ritrovi nella neve profonda e puoi stare certo che i cani non si fermano, si possono attorcigliare nelle “imbracature” ma è quasi impossibile arrestare la loro corsa.
Johanna ha altri cani oltre gli Husky. Ne ricordo uno “supercoccolone”, felice di correre accanto alla slitta e accanto alla muta, ma lui non era un Husky.
Probabilmente nel correre mostrò dei cedimenti, rallentando il passo proprio quando era in testa alla carovana, e si ritrovò calpestato dagli altri Husky.
Ho frenato bruscamente per non investire la sfortunata bestia, ma nonostante il blocco della slitta gli Husky tiravano come forsennati, volevano ripartire, non capivano perché mi fossi fermato, loro vedevano solo il convoglio che ci precedeva e stava velocemente allontanandosi.
La sensazione più bella che lasciano questi cani, oltre alla velocità, è la foga, la voglia di vivere, di “superare le barriere”.
Un appassionato di trekking può comprendere fino in fondo questo desiderio di “correre verso l’infinito” con tutte le proprie risorse, di vivere la natura respirando e riempiendo gli occhi con questi orizzonti. In testa si mette il capo muta e le femmine, i maschi dietro corrono cercando di raggiungerle e abbaiano per farsi notare.
Il resto del “branco”, che possiede un forte senso della collettività, solitamente li segue.
Procedere in colonna spesso è la cosa più saggia se si viaggia in gruppi, mantenendo una buona distanza da chi precede.
Gli Husky sono talmente competitivi che se per qualsiasi ragione chi precede si ferma (alzando il braccio destro per segnalarlo), se non si è rapidi nel bloccare la propria slitta la muta “scavalcherebbe” quella ferma noncurante del danno che potrebbe creare.
In Lapponia la luce è uno degli elementi che più colpisce il viaggiatore, mutevole e stupefacente allo stesso tempo
I lapponi sono notoriamente silenziosi e parlano molto poco, generalmente una conversazione può protrarsi a lungo apparentemente senza avere introdotto argomenti, tuttavia è sorprendente la profondità del loro pensiero, delle volte ti senti sprofondare come nella neve fresca perché tendenzialmente sono molto meditativi.
Sicuramente la “responsabilità” è di questo ambiente dal fascino assoluto.
La Lapponia induce una “patologia meditativa”: le piante sommerse dalla neve, il fenomeno diurno di albe e tramonti immediati, le aurore boreali, il silenzio assoluto assorbito dall’infinita coltre bianca, le ombre sfuggenti delle renne e degli alci tra la vegetazione, soddisfa talmente le sensazioni più profonde che la ripartenza sembra un buco, una voragine incolmabile.
E il silenzio e l’infinito diventano, una volta tornati alle nostre realtà, una struggente malinconia.
Non è difficile, con i contatti giusti, organizzare una magnifica esperienza coi cani e le slitte nel cuore selvaggio della Lapponia.
Testo e Foto:Claudio Assenza / Claudio Assenza, Marco Palumbo e Marco Poiani