Aumenta la qualità delle acque balneabili in Italia

19 marzo 2020 - 11:14

L’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) premia le acque italiane, che risalgono la classifica dei luoghi balneabili piazzandosi al sesto posto nella top ten continentale.

La qualità delle acque balneabili italiane migliora di anno in anno. Ad affermarlo sono i dati della “Relazione annuale sulle acque di balneazione” elaborata dall’Agenzia europea dell’ambiente relativamente all’anno 2015.

Lo studio ha monitorato oltre 21.000 località (i dati non riguardano solo i luoghi di mare ma anche fiumi e laghi) nei paesi dell’Unione Europea, della Svizzera e dell’Albania. Di tutti i siti, l’84% è stato giudicato di eccellente qualità, mentre il 96% risulta in regola.

Le acque del lago di Como. Foto di Ivan Zanotti.

In Italia la percentuale di acque “d’eccellenza” tocca il 90,6%, permettendo così al Bel Paese di posizionarsi al sesto posto nella classifica europea alle spalle di Lussemburgo (100%, con 11 siti analizzati in uno stato di piccole dimensioni e senza sbocchi sul mare), Cipro (99,1%), Malta (97,7%), Grecia (97,2%) e Croazia (94,2%). Dietro all’Italia paesi come la Germania (settima), la Spagna (undicesima) e la Francia (sedicesima). I paesi peggiori sono invece Romania e Albania. In totale, i siti classificati di qualità non sufficiente sono solo 385 (1,6% del totale), in calo rispetto ai dati del 2014.

Nella nostra penisola, le spiagge con acqua eccellente sono salite a 4399 dalle 4377 del 2014, mentre i siti di laghi e fiumi sono aumentati da 555 a 596. Le regioni più virtuose sono la Sicilia (733 siti), la Puglia (669) e la Sardegna (640).

L’acqua di Favignana. Foto di Gabriele Fontana.

La ricerca si è concentrata in particolar modo nell’analisi di quegli agenti inquinanti che, a contatto con gli esseri umani, possono essere causa di malattie. A tal proposito, le principali fonti di contaminazione sono costituite dalle acque reflue delle fognature e da quelle di drenaggio provenienti da aziende e terreni agricoli. I grandi passi avanti che sono stati fatti nel corso degli anni (nel 1991 solo il 56% dei siti raggiungeva gli standard di eccellenza, percentuale che oggi è salita all’87%) si devono alle politiche comunitarie che da oltre 40 anni hanno investito in un miglioramento delle infrastrutture di gestione idrica e delle acque reflue.

La spiaggia di Amager, alle porte della capitale danese Copenaghen. Foto di Thomas Rousing.

A dimostrazione di questo fatto, sono importanti i risultati ottenuti da alcuni centri situati in aree densamente popolate e sviluppate economicamente. È il caso di Monaco di Baviera, Blackpool e Copenaghen, dove è possibile fare il bagno senza rischi anche in aree molto vicine ai porti.

In apertura: la spiaggia di Porto Giunco, a Villasimius. Foto di Nicolas Vadilonga.

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