Siamo fermi. Fermi con il turismo, fermi con le corse, con i cammini, il trekking e lo sport. Fermi con le nostre relazioni sociali, quelle fatte di abbracci, di baci, di cene, ma anche di palestre, riunioni o convegni.
Quello che in questi giorni non si ferma mai, sono i pensieri. Mentre cresce il desiderio delle piccole cose, anche i sogni vengono messi a dura prova.
È come se lo stare nelle nostre case, con il peso di quello che sta succedendo intorno a noi, con l’impotenza di non poter far niente se non essere ligi nel comportarci come ci dicono di dovere fare, limitasse la nostra “voglia di volare”, di sognare, almeno la mia.
Ma è dalle piccole cose, come lo scorrere dei mesi e il passare delle settimane o lo sbocciare dei fiori, che ci rendiamo conto che il mondo va avanti e che, prima o poi, ci sarà il tempo per RI-partire, di rimetterci in cammino, lo faremo con accortezze e modi diversi, ma torneremo ad uscire.
Avremo voglia di fare tutto ciò che fino ad oggi non è stato possibile: cammineremo di più e lo faremo con la voglia di allontanarci da casa; correremo di più e con un senso di libertà maggiore perché, come criceti, lo abbiamo fatto nei tapis roulant delle nostre case, in solitudine in piccolissimi cortili o nel parcheggio sotto casa.
Ed allora ecco il senso (e la voglia) di libertà che ci regala il pensiero delle grandi distanze. Se dirottiamo i nostri pensieri verso futuri cammini, ritrovando o dando vita ad un sogno, proveremo un senso di libertà anche stando a casa, un’energia positiva che ci sarà data dall’idea che la nostra mente può iniziare a percorrere chilometri e chilometri.
Siamo fermi, ma possiamo reagire al pensiero della RI-partenza. Nella corsa o nel cammino, quando sei costretto a fermarti, per cause esterne che non dipendono da te, durante un allenamento, quando ti stai preparando per raggiungere un obiettivo, può capitare che anche quando tutto va bene “…puff”, un attimo e STOP.
Per cause esterne, indipendenti o meno da noi, ti devi fermare. Qui la differenza, oltre che una dose di “buona sorte”, la fa la velocità in cui superi ciò che ti è capitato, il morale e la grinta con cui affronti ciò che ti ha portato allo stop. Puoi rassegnarti: piangere fino alla fine delle lacrime, disperarti.
Ma non succederà niente. Oppure reagire nei limiti che il tuo corpo o il contesto che ti circonda, te lo consentiranno. Ricalibrare l’obiettivo, cambiare l’approccio alle cose e RI-partire. Il nostro nuovo cammino inizia dal momento in cui la nostra mente decide di RI-cominciare.
Ed ecco che il solo pensiero mi carica di adrenalina: sono a casa, al massimo in terrazza, eppure in questo momento, se chiudo gli occhi, le pareti cadono giù come se fossero di cartone. Intorno a me “vedo” prati fioriti, filari di cipressi, boschi, un cielo azzurro e via via altri camminatori, nei colori delle loro magliette. Viandanti nuovi, quelli della RI-partenza.
Ecco a cosa dedico i miei pensieri oggi: all’adrenalina del pensiero di rimettersi in cammino e al viandante di domani. Il viandante di domani avrà uno zaino ancora più leggero, perché tutti noi abbiamo capito, alcuni per la prima volta, che si può vivere davvero con poche cose. Il futile e l’inutile rimarranno nelle nostre case, viaggeremo con l’essenziale. Il nuovo viandante, più di prima, ha capito il valore delle relazioni reali e non virtuali.
Le persone e le relazioni sociali troveranno un ruolo importante nello spazio nel cammino del nuovo viandante. Poche cose portate da casa nel piccolo zaino, ma con il desiderio di incontrare tante persone nella grande distanza dei cammini. Il nuovo viandante avrà sete di relazioni sociali. Continuerà a viaggiare solo, a ricercar sé stesso, ma avrà voglia (e forse bisogno) di una socialità maggiore di quanto non accadeva in passato.
Siamo stati troppo tempo da soli e la distanza è una barriera fisica alla quale ci siamo dovuti adeguare, per il nostro benessere di domani. Il non condividere, ci è pesato. Il nuovo viandante durante il suo cammino cercherà momenti di incontro più di quanto non abbia fatto in passato: a fine tappa, durante la tappa, in una sosta sotto l’ombra di una pianta. Parlerà di più, ascolterà di più.
Continuo a tenere gli occhi chiusi, la mia fantasia vola, i miei desideri prendono forma. Ecco cosa io vorrei. A fine tappa, negli ostelli, nelle strutture ricettive in cui il nuovo viandante cercherà riposo e ristoro io vorrei momenti di socialità. Chi mi conosce sa che i miei migliori progetti per la Francigena sono nati da visioni quasi impossibili, lucide follie.
Eccone una nuova: perché non mettere in piedi qualcosa di un pochino strutturato per occasioni di incontro e che poi in modo spontaneo potrebbe prendere forma e diventare reale? Una specie di #FrancigenaEincontri.
È facile e ci da un progetto per il futuro. L’idea per la prossima stagione dei cammini: dal giorno “x” in cui torneremo a camminare, alle 18 la sera lungo il cammino momenti di socializzazione, di incontro. Fine del tempo di trovarci virtualmente a fare aperitivi su tutte le piattaforme che la tecnologia ci ha messo a disposizione, dedichiamoci agli incontri veri.
Un’ora del nostro “tempo francigeno” dedicata all’incontro. Ci saremo lasciati alle spalle i canti nei balconi alla stessa ora. Viviamo un momento di incontro e di ritrovo in uno spazio fisico lontano da casa, con persone reali. Lungo la Francigena, alla stessa ora. Magari non avremo una canzone in comune, ma ci accomunerà la voglia della scoperta, dell’andare avanti, della determinazione a farcela e tante tante storie.
#FrancigenaEincontri: i nuovi viandanti lo sapranno, le piccole comunità potrebbero organizzarsi o semplicemente farne parte. In modo corale poi accadrà giorno dopo giorno in tutto il percorso. All’inizio con pochi, ma poi forse con tanti. Poche cose, ma reali. Ci sono mancati momenti di socializzazione, di racconto davanti a vecchi o nuovi amici, momenti di condivisione. Facciamo nascere una bella cosa da una brutta cosa.
Il cammino sarà quell’esperienza che mette al centro il nostro tempo, le relazioni, le piccole comunità locali, le produzioni del territorio e la gente, persone che arricchiranno il viaggio della nostra vita. Dopo convivenze forzate o distanze obbligate tra le persone, il cammino aiuterà a riappropriarsi della libertà dei grandi spazi e ci regalerà incontri e relazioni nuove.
Aumenteranno le persone che avranno un approccio sostenibile alle cose, ai viaggi, al cibo, al fatto a mano e non sarà per orgoglio o spirito patriottico, ma per un senso di appartenenza ad una comunità che forse avevamo messo da parte. RI-partiremo da casa con la voglia di vivere il territorio, i luoghi a noi vicini e sono infinite le possibilità.
Ci siamo già forzatamente riappropriati del concetto di “lentezza”, ripartiremo dando un significato nuovo alla “leggerezza”, con un’attenzione maggiore alle piccole cose e verso il patrimonio e l’ambiente che ci circonda. Valori che il cammino da sempre porta con sé, i nuovi viandanti avranno solo occhi nuovi per godere di ciò che, volendo, è sempre stato a portata di mano. Anzi, di piedi.