Alpi Apuane: la storia scorre nella roccia

Montagne antichissime che profumano di mare, incastonate tra la costa della Versilia e l’Appennino Tosco-Emiliano: sono i paesaggi del Parco delle Alpi Apuane, uno dei territori montuosi più variegati ed unici della penisola italiana.

14 maggio 2020 - 12:58

Il Parco delle Alpi Apuane è natura incontaminata e selvaggia, affacciata sulle coste del Mar Tirreno con le sue rocce candide e marmoree, imponenti ed austere, che si colorano di mille sfumature vivide ed accese quando il sole cala sul paesaggio costiero e rimangono illuminate solo le cime più alte.

Un angolo toscano di grandi suggestioni, forse meno celebre di quelli che si trovano sulle classiche cartoline ma non per questo meno spettacolare.

Le Alpi Apuane sono un vero patrimonio di storia e culture millenarie, perfettamente legate al suo paesaggio ricco e lussureggiante.

La spettacolarità del luogo non si limita al suo indubbio valore naturalistico, questo imponente massiccio è, infatti, lambito da due antichissimi percorsi che confermano la rilevanza storica dell’area come luogo di transito per il Centro Italia: la Via del Volto Santo che passa per la Lunigiana e la valle del Serchio, e la celebre Via Francigena, affacciata sulla riviera tirrenica.

Quest’area fu abitata fin dall’antichità dagli Apuani, una popolazione italica affine ai Liguri che si installò tra queste valli nell’età del bronzo.

Resistettero lungamente alle incursioni degli Etruschi e dei Romani, i quali consideravano gli Apuani una popolazione aggressiva e bellicosa, tanto da far sì che i commerci bypassassero la direttrice costiera, più diretta, in luogo della Via Clodia Secunda, che collegava la città di Lucca al porto di Luni passando per la Garfagnana e la Lunigiana.

Fu proprio Luni, un importante colonia romana da cui transitava la maggior parte del prezioso marmo, a dare il nome alla Lunigiana, l’area interna e montuosa a ridosso del massiccio.

Solo intorno al 50 a.C. Giulio Cesare ordinò la costruzione di un secondo collegamento viario, da costruire questa volta lungo un tracciato meno tortuoso, che da Lucca arrivasse a Luni passando per le odierne Pisa, Massa e Avenza.

Affidata al censore Marco Emilio Scauro, la strada venne chiamata Via Æmilia Scauri e divenne nel tempo il percorso preferenziale per raggiungere le terre liguri e il nord ovest.

Roccia viva e millenaria

Dalle cime più alte ai piccoli borghi, si comprende subito chi è la vera regina delle Apuane: la sua roccia, viva, candida e pregiata. La storia di queste montagne scorre indietro nei millenni ed è oggi visibile nelle aspre formazioni rocciose appartenenti al paleozoico, al mesozoico e al terziario.

Parlando di Apuane non si può non nominare il suo bacino marmifero, unico per dimensioni e spessore, che rende celebre queste montagne in tutto il mondo.

Ma non solo: insieme alle pietre pregiate, sulle Alpi Apuane si sviluppa un imponente sistema di grotte, cunicoli, pozzi e sorgenti sotterranee, che contribuiscono ad annoverare il parco delle Alpi Apuane tra gli Unesco Global Geoparks.

Sono quasi mille le cavità presenti, tra cui si contano 20 tra le grotte più profonde d’Italia e 9 tra le più lunghe. Questo numero così alto è dato dall’elevato carsismo dell’area, un processo geologico famoso per dar vita a paesaggi sotterranei spettacolari e sinuosi.

Le forme delle Apuane, a tratti ruvide e aspre in superficie, ammorbidite e lisce nel sottosuolo, sono il frutto dell’erosione di acque d’origine meteorica, che nei millenni hanno lentamente modellato le rocce – soprattutto calcari e dolomie – dando origine a diverse forme di erosione carsica.

Tra le formazioni più spettacolari e curiose ci sono le cosiddette “Marmitte dei Giganti”, cavità circolari e semisferiche levigate dal lento lavoro di abrasione di tanti ciottoli più duri dell’alveo roccioso, in corrispondenza di mulinelli d’acqua.

Non sono però solo le forti piogge a trasformare la roccia, ma anche i numerosi torrenti sotterranei che scorrono attraverso intricati sistemi di grotte e cunicoli, per poi sgorgare in superficie in corrispondenza delle sorgenti.

Le forme e le dimensioni delle cavità sono mutate nel tempo grazie all’azione chimica dell’acqua e a quella meccanica della roccia che, muovendosi e spostandosi, modella il paesaggio sotterraneo creando pozzi profondissimi come l’abisso Roversi profondo 1.350 metri.

Tra le grotte più spettacolari, l’Antro del Corchia ricopre senza dubbio un posto d’onore: situata all’interno dell’omonimo monte, rappresenta uno dei sistemi carsici più grandi d’Italia, con oltre 60 chilometri di gallerie e pozzi arricchiti da stalattiti, stalagmiti e colonne.

La sua struttura attuale è frutto di oltre 5 milioni di anni di storia geologica.

 

 

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