Sentieri ed escursione nella Valle Stura di Demonte

18 marzo 2020 - 11:31

Nelle valli del Cuneese la gente che viveva in condizioni di estrema indigenza si vedeva costretta a mandare i propri ragazzi a lavorare oltralpe o presso i più ricchi contadini della pianura, così da avere una bocca in meno da sfamare e nella speranza di garantire loro un comodo giaciglio e un pasto dignitoso.

Un aspetto culturale lontano dalla nostra quotidianità, ma che tra fine Ottocento e inizio Novecento rappresentava una pratica abbastanza comune tra le famiglie valligiane più povere, documentata con dovizia dal regista Carlo Alberto Pinelli nel lungometraggio “Ti tengo per mano”, dove, nell’incantevole location del Parco del Mercantour e della Valle Stura di Demonte, viene mostrato uno spaccato delle grandi lotte per la conquista dei diritti fondamentali.

La fortificazione di Vinadio è da considerarsi fra gli esempi di architettura militare più significativi dell’intero arco alpino.

Paesaggi naturali intrisi di storia, tradizione e cultura, dove s’inserisce una vicenda realmente accaduta: sono primi attori due pastorelli, Cino e Catlin, che tra mille difficoltà riescono ad attraversare il confine naturale delle Alpi del Sud e a fuggire ai maltrattamenti inflitti da un violento malgaro dell’Alta Provenza.

Il terzo protagonista del film è la montagna nei suoi aspetti più severi e affascinanti, come ad esempio lo splendido Arche de Tortisse, l’arco di roccia che s’incontra lungo l’itinerario descritto in questo articolo.

“Ti tengo per mano” evidenzia anche alcuni aspetti della cultura tradizionale delle popolazioni occitane e il ruolo centrale che hanno avuto le Alpi occidentali come punto di partenza e di arrivo dei popoli, centro di migrazioni e transumanza, simbolo di comunicazione e di emarginazione, delicato spazio strategico attraversato da soldati, pellegrini, artisti, e mercanti.

Tutto fuorché isolata, immobile, chiusa e impermeabile agli influssi provenienti dall’esterno: questa è la “Montagna in movimento”, raccontata dalla mostra omonima allestita nel Forte di Vinadio, nel cuore della Valle Stura di Demonte.

Un’esposizione multimediale permanente dove il turista apprende come sia mutato nel tempo il rapporto che lega l’uomo con l’ambiente montano, in relazione ai cambiati bisogni della gente e alla montagna stessa.

 

Una via per i contrabbandieri

La particolare conformazione e posizione geografica della Valle Stura di Demonte ha da sempre favorito il transito di uomini, animali e merci, grazie alla viabilità ordinaria che sale al Colle della Maddalena e al Colle della Lombarda, ma anche lungo le mulattiere ed i sentieri che attraversano i valloni laterali, come quelli dell’Arma, Rio Freddo, Bagni di Vinadio, Pontebernardo e Piz.

Antiche vie percorse dagli escursionisti, fino all’inizio del secolo scorso frequentate da mercanti, contrabbandieri, emigranti o militari, una folla variopinta che al suo paesaggio ha lasciato tracce importanti nella cultura della Valle Stura.

Il borgo di Ferriere in Valle Stura di Demonte segna l’inizio dell’itinerario

Strade impervie portavano a superare frontiere mai durevoli nel tempo, frontiere inghiottite dagli eventi bellici, frontiere che elargivano esenzioni e privilegi ad alcuni, costrizioni e tributi ad altri.

La penuria da una parte e la disponibilità dall’altra trasformavano la circolazione delle merci nel fenomeno del contrabbando, una forma di commercio che favoriva le piccole economie dei villaggi di confine, soprattutto durante le annate avare di risorse e durante le stagioni avverse per il raccolto.

Nel dopoguerra, oggetto di scambio con i cugini transalpini era il tabacco, e ancora prima il sale, fondamentale per la conservazione degli alimenti. Il contrabbando rappresentava un fenomeno sociale radicato ed esteso fino almeno alla metà del secolo scorso, legato alle necessità di sostentamento delle famiglie, pertanto protetto e favorito dai valligiani.

Il contrabbandiere era in simbiosi con l’ambiente alpino, conosceva bene il territorio e l’intricata trama dei sentieri, mulattiere e strade militari che ancora oggi raggiungono valichi, vette, postazioni e casermette; sapeva quando e dove passare per eludere la sorveglianza delle guardie di confine.

Anche questa era una vita grama, difficile, pericolosa, ben documentata nel Mizoun dal Countrabandìer, un’antica abitazione ristrutturata che si trova nella borgata di Ferriere, dove sono conservati oggetti legati alla pratica del frodo e un audiovisivo che raccoglie le testimonianze degli ultimi contrabbandieri e sorveglianti ormai in pensione.

 

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