Sulle orme dei Camuni
Capo di Ponte, provincia di Brescia. Patrimonio mondiale dell’umanità. Un sito eletto dall’organizzazione internazionale dell’Unesco, tra i beni da proteggere a favoredell’intero genere umano, per la sua bellezza, la sua importanza storica o culturale.
Un riconoscimento ad una porzione delle Alpi che non premia il fascino di panorami mozzafiato e le architetture naturali, come accade nel caso delle Dolomiti, ma un diverso tipo di risorsa, meno evidente e calato tra i boschi e le rocce della Valle Camonica.
Le incisioni rupestri dell’area di Capo di Ponte sono senza dubbio una delle più eclatanti testimonianze dell’insediamento umano nell’ambiente dell’arco alpino e una delle più estese e preziose ricchezze archeologiche del nostro Paese.
Decorazioni e testimonianze lasciate dal popolo degli Antichi Camuni, uno dei maggiori produttori mondiali di questa forma d’arte preistorica, sotto forma di rocce levigate dai ghiacciai a cui l’uomo ha sovrapposto la propria opera, descrivendo, tracciando, raccontando la vita, la morte, la caccia, i riti del villaggio.
Il Santuario della preistoria alpina
Un incredibile patrimonio che si estende per tutta la Valle Camonica, ma trova qui, nella sua zona centrale, nel bacino compreso tra lo spettacolare massiccio roccioso del Concarena e la scenografica cima del Pizzo Badile Camuno, la concentrazione più elevata.
I paesi di Nadro, Paspardo, Cimbergo e, ovviamente, Capo di Ponte, hanno ricevuto in dote dalla preistoria un territorio disseminato di opere primitive, oggi tutelate da una rete di parchi tematici che si occupano della difesa, dello studio e della divulgazione dell’arte rupestre in Italia e nel mondo.
Opere che sono rimaste nell’ambiente naturale di appartenenza, ancora disseminate nei boschi e nei prati di entrambi i versanti della Valle Camonica, tra il corso dell’Oglio e i pendii che risalgono verso la Val di Scalve o il Gruppo dell’Adamello.
Un’occasione imperdibile per gli amanti del trekking e della montagna, che hanno la possibilità di visitare alcuni dei siti archeologici più importanti al mondo, senza eguali in Europa per quanto riguarda l’arte rupestre, nel contesto naturalistico e nell’ambiente della montagna.
Il Parco Nazionale delle incisioni rupestri di Naquane, la riserva comunale delle incisioni di Ceto, Imbergo e Paspardo, il Parco archeologico di Seradina-Bedolina, e ancora quello dei Massi di Cemmo e quello Minerario e Archeologico di Sellero; sono organizzazioni diverse, volte alla tutela del paesaggio archeologico dei rispettivi paesi.
Paesi limitrofi che coprono un’area davvero considerevole, i cui sentieri si sono sviluppati negli oltre dieci millenni di attività rupestre, attorno alle abitudini e ai costumi degli antichi e poi moderni abitanti di queste montagne Sentieri che oggi non sono soltanto percorsi di trekking, ma ideali guide alla scoperta dell’arte preistorica.
Percorsi tutelati e sorvegliati dai singoli parchi, che richiedono un piccolo contributo (da un minimo di 2 euro ad un massimo di 6 euro) a chi voglia soffermarsi a osservare da vicino le magnifiche opere di roccia. I sentieri sono in sostanza accessibili a tutti, ma chi non paga non ha diritto alla visita.
Guardie e sorveglianti pattugliano il parco per assicurarsi che camminatori e visitatori casuali non sostino davanti alle rocce. Ma siamo certi che, se capiterete da queste parti, non vorrete rinunciare all’occasione di fare un tuffo indietro nel tempo, 14000 anni circa, tornare per un giorno ai tempi del neolitico e camminare tra i monti della Valle Camonica seguendo le orme dei suoi primi abitatori.
Foto di Ausilio Priuli, Marco Avanzini, Archeocamuni, A.Galbiati, Consorzio Turistico Sondrio.